di Paolo Bozzacchi
Warning, allarme giallo. Questo è un appello al Governo Draghi affinché l’Esecutivo non si giochi la popolarità su una delle riforme di accompagnamento al Pnrr: l’assegno unico per i figli “da 250 euro” promesso a partire dal prossimo mese di luglio. I tempi sono molto stretti, i decreti attuativi non sono ancora pronti, il provvedimento vale 20 miliardi di euro e soprattutto riguarda una platea di beneficiari molto ampia: oltre 11 milioni di famiglie italiane con figli a carico fino ai 21 anni di età. I figli in Italia, è noto, “sò piezz'e core”. Ma soprattutto gli 11 milioni di famiglie rappresentano lo zoccolo duro dell’Italia middle-age e middle-class. Quel serbatoio fondamentale di voti a cui tutti i partiti guardano con grande interesse. Non solo. Il fatto che l’assegno unico sarà destinato anche ai figli fino ai 21 anni, coinvolge nella platea del provvedimento anche i teenager votanti. Che al di là dei mutui agevolati per gli under35 non sono stati ricoperti di sussidi e incentivi nell’era pandemia. E magari si sono messi d’accordo con i genitori per finanziare i loro progetti di autonomia.
“L’assegno unico e universale partirà a luglio, c’è l’impegno del governo a mantenere la scadenza”, ha ribadito ieri il Ministro della Famiglia e delle Pari Opportunità, Elena Bonetti. Il Governo dimostra fermezza e vuole mantenere le promesse, ma non sarà facile.
Il rischio concreto è di aver promesso qualcosa che poi purtroppo sarà molto difficile mantenere. La misura è molto più complessa di quel che sembra (un sussidio a pioggia). Perché in realtà l’assegno unico per i figli sostituirà tutte le detrazioni fiscali esistenti sulla prole. E potrebbe anche rivelarsi non conveniente rispetto alle detrazioni per alcune tipologie di famiglie.
C’è poi un problema di rispetto della tempistica, in quanto luglio è nel bel mezzo dell’anno e molte detrazioni fiscali sono già in essere. Bisognerebbe allora calcolare per ogni beneficiario la somma da integrare alle detrazioni di cui si è già beneficiato quest’anno. Un delirio. Che sta costringendo allo stand by i decreti attuativi della misura. Penalizzati anche dalla scelta poco felice della Legge delega come strumento normativo. Per questo si stanno moltiplicando le voci di “partenza light” dell’assegno, che potrebbe finire prima nelle tasche degli autonomi e poi in quelle dei dipendenti. In pratica si lascerebbero inalterate le detrazioni 2021, erogando l’assegno solamente a chi fino ad oggi non lo ha mai ricevuto sotto nessuna forma (gli autonomi). Per poi partire realmente dal primo gennaio del 2022.
La corsa contro il tempo per partire a luglio è la seguente: il Consiglio dei Ministri deve adottare decreti legislativi di attuazione della Legge delega 46/2021, poi le Commissioni di Camera e Senato avranno 30 giorni per eventuali osservazioni.
Di certo il Governo sa che su un provvedimento così “pop” ha molti occhi puntati addosso. E il rischio crollo popolarità è dietro l’angolo.