Politica
Appalti, Fondazione Inarcassa: rivedere i requisiti per le gare
Di Giampiero Cinelli
L’Italia e gli appalti pubblici. Questione da sempre spinosa che ha bisogno di trovare una via di svolta. Il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini ha riunito la scorsa settimana attorno a un tavolo i rappresentanti dell’opposizione e delle associazioni di categoria, per confrontarsi ad un anno dall’entrata in vigore del nuovo codice degli appalti.
Come ha fatto notare a Largo Chigi – format di The Watcher Post – Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente alla Camera, la stesura del nuovo codice fu avviata ai tempi del governo Draghi e nel 2022 si sono registrati appalti per un valore totale di 290 miliardi, quest’anno siamo sui 208 miliardi, motivo per cui secondo il deputato il nuovo codice è ancora incompleto e va migliorato. Il Pd ha presentato al tavolo una proposta alternativa, criticando soprattutto il punto dei subappalti a cascata. Simiani ha sottolineato l’importanza di indire appalti orientati anche alla creazione di valore sociale, con aziende che paghino salari adeguati e siano nel rispetto delle norme.
Se infatti le direttive europee vietano di stabilire una quota determinata di lavoro, che in un progetto può essere svolto in subappalto, si può almeno orientarlo in termini di principi e organizzazione, permettendo ad esempio, ha detto Simiani, che la transazione economica avvenga direttamente da committente ad azienda in subappalto, invece che da azienda a azienda, rispettando inoltre gli standard ambientali. L’onorevole sarebbe propenso a filtrare l’entrata nel mercato delle imprese edili attraverso apposite abilitazioni, così scoraggiando e individuando meglio chi lavora illegalmente o senza professionalità. Allo stesso tempo, i soggetti idonei devono beneficiare di semplificazioni e agevolazioni, che si spera vengano integrate nel nuovo codice degli appalti.
A Largo Chigi ha parlato Andrea De Maio, Presidente della Fondazione Inarcassa, il quale si è detto fiducioso dell’interlocuzione che c’è con Salvini: «Al tavolo abbiamo esposto le criticità. Sarà pubblicato un nostro manifesto che indica soluzioni per risolverle. Innanzitutto i requisiti per la partecipazione alle gare sono troppo stringenti, mi riferisco a quelli su Cv e fatturato delle aziende costruttrici. Come Fondazione Inarcassa abbiamo chiesto di considerare i migliori tre anni degli ultimi cinque per il fatturato (invece che il fatturato degli ultimi tre anni) estendendo a dieci anni l’arco del Curriculum Vitae, anziché i tre di adesso. Questo per permettere anche ad aziende competenti, ma con meno storia e quindi generalmente con meno fatturato, di proporsi. Un altro problema sono gli accordi quadro, che accentrano una molteplicità di incarichi anche di modesta entità, escludendo soggetti più piccoli. Alcuni accordi generano dinamiche oligopolistiche e se li aggiudicano spesso grandi società con sedi lontane dal luogo dell’appalto, che dunque conoscono meno le specificità del territorio. Gli appalti sono da assegnare su criteri socioeconomici ben calibrati, lottando contro i casi dei subappalti a ribasso».
«Per questo – ha proseguito De Maio – ci appelliamo a Salvini, conoscendo la sua sensibilità verso il ceto medio, convinti che se si fanno le modifiche da noi delineate il miglioramento delle condizioni del settore sarà indubbio e ne beneficeranno i liberi professionisti, tra cui molti giovani». E infine: «Siamo contrari all’appalto integrato, perché lede l’autonomia del progettista, che si ritrova in condizioni subalterne rispetto al soggetto più in alto, anche Anac ha detto che non funziona. L’appalto integrato può andare bene solo per i progetti a componente tecnologica predominante. Altra criticità è l’equo compenso, non un costo ma un investimento. La progettazione non è solo un’opera concreta ma anche di ingegno, che va giustamente riconosciuto».
Nel talk il giornalista Tommaso Tetro di La Presse ha concordato con gli altri ospiti sulle proposte espresse, sottolineando la necessità, al di là degli impianti legislativi, di controllare sulla legalità e l’adeguatezza dei lavori. I progetti devono avere la massima trasparenza e, per Tetro, è bene che negli appalti vengano inseriti sempre dei «criteri ambientali minimi» che le aziende devono riuscire ad assicurare nella loro opera.
La puntata integrale di Largo Chigi