Politica

Aosta, Trento e Venezia: i tre capoluoghi di regione al voto

06
Agosto 2020
Di Andrea Maccagno

Il prossimo 20 e 21 settembre, oltre al referendum costituzionale e alle elezioni regionali, si voterà anche per rinnovare le cariche di sindaco (e i rispettivi Consigli) di 1184 comuni (il 15% di quelli italiani). Di questi, 156 sono i comuni superiori a 15000 abitanti (13%), di cui 18 capoluoghi di provincia e 3 capoluoghi di regione: Aosta, Trento e Venezia. Approfondiamo questi ultimi. Aosta, da capoluogo di una regione a statuto speciale, ha delle regole del gioco in parte diverse a quelle a cui siamo abituati. Quali? Anzitutto l’elezione diretta avviene anche per la carica di Vicesindaco: c’è quindi una vera e propria candidatura a tandem. Per quanto riguarda le preferenze, se ne possono esprimere fino a tre, tenendo ovviamente in conto l’alternanza di genere. Infine, non è ammesso il voto disgiunto. Dal 1995 a oggi, ovvero da quando è stata introdotta l’elezione diretta del sindaco, l’Union Valdotaine è sempre riuscita a governare la città insieme ad una coalizione di centrosinistra che, negli anni, ha visto il succedersi di Pds-Ds e Pd. Solo una volta l’UV ha vinto con il centrodestra, cioè alle elezioni del 2010, quando venne eletto sindaco Bruno Giordano in una coalizione con il Pdl, la Lega, la Federazione Autonomista e la Stella Alpina. Queste ultime due formazioni hanno governato, negli anni, anche con il centrosinistra. Per questi motivi, il grande favorito per le elezioni di settembre non può che essere Gianni Nuti, appoggiato da UV, Pd, Stella Alpina, Azione e altre formazioni locali. Esce di scena dunque Fulvio Centoz, attuale sindaco dem. Il centrodestra, invece, si presenta diviso. Da una parte la coppia Laurencet-Favre per Fratelli d’Italia e Forza Italia; dall’altra la coppia Togni-Giordano per la Lega. In solitaria il Movimento 5 Stelle, che candida Daniele Cucinotta alla carica di sindaco. Anche Potere al Popolo, Rinascimento Aosta e ADU presenteranno un proprio candidato sindaco e vice.

Anche Trento è capoluogo di una regione a statuto speciale e, perciò, ha alcune regole atipiche. Per esempio, si può sì votare direttamente per il sindaco e/o per una lista ad esso collegata, ma non si può praticare il voto disgiunto. Inoltre, si possono esprimere fino a due preferenze, ma senza dover tenere conto dell’alternanza di genere. Città storicamente di centrosinistra, qui il candidato di Ulivo, Unione e Pd+alleati, ha sempre vinto dal 1995 ad oggi. In questi 25 anni, alla carica di sindaco si sono alternati Lorenzo Dellai (dal 1990 al 1998), Alberto Pacher (dal 1998 al 2008) e Alessandro Andreatta (dal 2008 a oggi). Quest’anno avremo sicuramente un nome nuovo, dal momento in cui Andreatta – dopo ben 12 anni – lascerà l’incarico. Chi gli succederà? Il centrosinistra schiera Franco Ianeselli, ex segretario della Cgil trentina. Oltre al Pd, Ianeselli può contare su un’ampia coalizione che va da Italia Viva e Azione a Sinistra Italiana, dai Verdi al Patt. È sicuramente il favorito di questa tornata elettorale. Il centrodestra unito punta su Andrea Merler, mentre si rileva una spaccatura nel fronte 5 Stelle. La candidata ufficiale è Carmen Martini, mentre Onda Civica, la lista dei dissidenti grillini, candida Filippo Degasperi (già due volte in Consiglio provinciale proprio nel gruppo M5S). Altri candidati, sulla carta minori, sono Silvia Zanetti, Marcello Carli e Giuliano Pantano. Infine veniamo a Venezia. Capoluogo di una regione fermamente di destra, la Serenissima ha sempre votato a sinistra dal 1993 al 2015. In due occasioni non le è servito neanche il ballottaggio (1997 e 2010), mentre nel 2005 il secondo turno è stato tutto interno al centrosinistra (Margherita vs DS). Sorprendentemente, invece, nel 2015 a vincere la carica di sindaco è stato Luigi Brugnaro con una coalizione di centrodestra, nonostante le assenze di Lega e FdI. Brugnaro, che al primo turno era in svantaggio (28,6% contro il 38% di Casson), ha vinto al ballottaggio con un netto 53,3% dei voti. La sua forza è stata quella di accaparrarsi 20mila voti in più rispetto al primo turno: il suo sfidante, invece, ha registrato un incremento di soli 1500 nuovi consensi. Brugnaro si ricandida quindi in cerca di conferme e, questa volta, è appoggiato da tutto il centrodestra unito. A sinistra, Pier Paolo Baretta – attuale Sottosegretario all’Economia – prova a vincere con una coalizione che va dal Pd ai Verdi passando per Azione. È recente, invece, l’indiscrezione che vuole Sara Visman quale candidata sindaco del Movimento 5 Stelle. Giovanni Andrea Martini, Marco Gasparinetti e Stefano Zecchi sono infine altri nomi che i veneziani troveranno sulla scheda. Ma cosa dicono i sondaggi? Secondo Quorum, Brugnaro sarebbe in vantaggio con il 55,4% dei consensi. Interessante però la distribuzione dei voti all’interno della sua coalizione. Se la Lega è data intorno al 22,6%, FdI al 7,8% e FI al 3,9%, la lista Brugnaro si attesterebbe ad un altissimo 21,1%, pareggiando praticamente la percentuale di Salvini. Andrà così? Non resta che attendere.