Politica

Agricoltori, la protesta va avanti e chiede di ripensare tutto

05
Febbraio 2024
Di Giampiero Cinelli

«Abbiamo sempre incontrato gli agricoltori, uno dei principali mondi a cui abbiamo rivolto attenzione, lo dimostrano i fatti, le leggi di bilancio con cui sono state aumentate le risorse, abbiamo rinegoziato il Pnrr portando da 5 a 8 miliardi; abbiamo fatto lo sforzo incentivi sul gasolio, abbiamo fatto il massimo possibile, un grande lavoro anche nella difesa dei prodotti di eccellenza come la famosa norma che vieta il cibo sintetico. Si può sempre lavorare per fare meglio e di più, sono sempre disposta ad ascoltare le istanze».

Si è espressa così Giorgia Meloni da Tokyo, interpellata sulla protesta degli agricoltori, che anche in Italia non accenna a scemare, con i portavoce dei manifestanti che preannunciano l’arrivo a Roma proprio in queste ore percorrendo la Cassia, mentre almeno altri due presidi sono già previsti nella Capitale. Non tutti i gruppi che marciano con i trattori sono ostili al governo, alcuni sono anche vicini a Coldiretti, fatto sta che ogni tipo di contromisura a loro pare, se non sbagliata, insufficiente.

La questione gasolio
A differenza di Germania e Francia, che già hanno ufficializzato misure volte al taglio dei sussidi sul costo del carburante agricolo (a Parigi costano 1,2 miliardi e si vuole sostituirli con agevolazioni alla transizione energetica), l’Italia nella legge di bilancio 2024 è riuscita a non far rientrare la riduzione degli incentivi, che attualmente impegnano quasi un miliardo. Tuttavia c’è il rischio che, in virtù delle linee guida europee, dei cambi di passo debbano essere fatti già dal 2025 e in tutta probabilità dal 2026, in questo caso proprio sulla base del programma energetico Repower, approvato dalla Commissione per l’Italia come capitolo aggiuntivo del Pnrr.

La soluzione possibile nel Milleproroghe
E allora, pensando al decreto Milleproroghe, che sta facendo il suo iter parlamentare, l’ipotesi della maggioranza è quella di prorogare a tutto il 2024 l’esenzione dall’Irpef dei redditi padronali e agrari. La proposta in una serie di emendamenti di Lega, FdI, FI ma anche di Pd, Iv e Minoranze. Gli emendamenti sono depositati nelle commissioni Bilancio e Affari Costituzionali della Camera.

Un tema ampio
In Italia le maggiori rivendicazioni vertono sul gasolio, che aumenta mentre i prezzi sullo scaffale rimangono gli stessi, spiegano gli agricoltori. Ma il disagio ha una portata molto più ampia e abbraccia le contraddizioni di un sistema che deve ora confrontarsi con la transizione ecologica voluta dall’Europa e non solo.

C’è, dunque, la questione dell’efficientamento generale e dell’abbattimento delle emissioni che per i contadini implica il cambio dei mezzi, la potenziale riduzione degli ettari e degli allevamenti, il minor utilizzo di fitofarmaci (scoraggiato da una maggiore tassazione a Parigi) o addirittura l’investimento in strade imprenditoriali innovative ma culturalmente improprie come quella della carne coltivata e degli insetti.

Oltre a questo, c’è lo squilibrio dato dalle importazioni a basso costo che mettono fuori mercato chi realizza prodotti di qualità e che vorrebbe sentirsi più tutelato dalle regole sovranazionali sul commercio agricolo.

I problemi italiani
Un quadro che allarma la categoria italiana, la quale quando acquista trattori, come testimoniano i dati Federunacoma, lo fa quasi sempre scegliendo mezzi usati e non può fare affidamento sugli incentivi ai trattori green, troppo poco estesi. Insoddisfacenti anche gli incentivi all’acquisto di mezzi non green e quelli all’acquisto di mezzi elettrici di potenza medio-alta.

Sono queste nel nocciolo le rivendicazioni presenti principalmente in Germania, Francia e Italia. A Berlino era stata ottenuta l’esenzione sulla tassa di circolazione delle macchine agricole e una gradualità dei tagli al gasolio agricolo: -40% nel 2024 e -30% rispettivamente nel 2025 e 2026, ma la sentenza della Corte Costituzionale in merito ai relativi effetti di bilancio ha rimesso tutto in discussione.

Le proteste degli agricoltori a Bruxelles

I nodi della Pac
Sul banco degli imputati c’è anche la Pac (il testo europeo regolatorio sulla Politica agricola comune), ritenuto anche in Francia troppo burocratico, complesso nei suoi obiettivi e foriero di squilibri laddove ad esempio, con occhio alla biodiversità, impartisce di selezionare una determinata coltura in un area al posto di un altra, senza però tenere conto delle specificità territoriali. Cosa che ad esempio sta preoccupando Padania e Puglia.

Ad oggi dieci trattori si sono radunati sotto la sede della Regione Lombardia, chiedendo di parlare con delegazioni politiche. La richiesta è stata accolta. La domanda è: «Possibile conciliare esigenze ambientali ed economiche di un settore?». Per chi protesta l’esigenza è chiarissima e l’Europa non può più ignorarla. La Commissione si è infatti detta pronta ad ascoltare gli agricoltori per trovare un compromesso.