Politica

A destra e a sinistra di Elly

04
Marzo 2023
Di Alessandro Caruso

“Sinistrelly”, “comunistelly”, “Zt-elly”, i giornali in questi giorni si sono sbizzarriti con i titoli creativi per commentare la notizia del momento: le primarie hanno incoronato Elly Schlein segretaria del Partito democratico, una nomina che determina una virata a sinistra, sulla carta, del principale partito di opposizione e che di conseguenza sta innescando un generale riposizionamento degli equilibri politici. Il centrodestra sembra aver salutato la nuova leader con capziosa soddisfazione. E il motivo è evidente: è un personaggio divisivo all’interno della polveriera Pd e che con la sua spiccata identità di sinistra dovrà dimostrare grandi qualità politiche per costituire una leadership forte e condivisa da tutte le anime del Nazareno.

E le prime avvisaglie di malumori non hanno tardato ad arrivare: Beppe Fioroni ha già lasciato il partito e potrebbe essere seguito da altri (Cottarelli? Serracchiani? Gori? questi i nomi che sono circolati). Sono supposizioni. Quel che è certo è che la Schlein sta lavorando alla nuova governance del partito e che dalla nuova nomenclatura potrebbero scaturire turn over eccellenti. Il cerchio magico della segretaria avrà sicuramente peso nella riorganizzazione del partito: Marco Furfaro, già portavoce della Schlein, potrebbe diventare il vice; il suo collega campano Marco Sarracino, invece, orlandiano di ferro, potrebbe occuparsi dell’organizzazione del partito. Francesco Boccia, coordinatore della mozione Schlein, potrebbe diventare il nuovo capogruppo al Senato; Michela De Biase alla Camera. Ad Alessandro Zan dovrebbe spettare la delega ai diritti, mentre a Stefania Bonaldi quella ai territori. Nell’entourage potrebbe rientrare anche Chiara Gribaudo, il cui nome circola anche come candidata alle regionali in Piemonte.

La base del Pd è scettica: se non era riuscito a cambiare il partito Zingaretti che fu votato da oltre il 60% degli iscritti, potrà riuscirci la Schlein che dall’interno del partito ha preso appena il 37% dei voti, salvo poi stravincere ai gazebo? Questo si chiedono in molti. E ne approfitta il Terzo Polo, con Renzi e Calenda che sembrano aver messo da parte l’ascia di guerra e, anzi, adesso parlano di creazione di un partito unico entro fine anno, che diventi una casa per i riformisti moderati. Una casa aperta anche agli scontenti del Pd. Chi non gioisce, invece, è Giuseppe Conte. Il suo Movimento 5Stelle, finora unica alternativa a “sinistra”, adesso ha un serio competitor. E gli occhi, infatti, sono puntati proprio sul possibile (o per meglio dire non impossibile) accordo federativo tra Pd e 5Stelle. Intanto la Schlein ha già fissato la data della sua prima comparsa pubblica da segretaria Pd: sabato alla manifestazione antifascista a Firenze, a cui presenzia proprio lo stesso Conte.

La prima dichiarazione da segretaria, invece, l’ha già fatta alla Camera, scagliandosi contro il Ministro dell’Interno Piantedosi, di cui ha chiesto le dimissioni dopo le sue parole “equivocabili” all’indomani del naufragio del barcone carico di migranti a largo di Crotone («La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo le vita dei propri figli»). Una nuova spina nel fianco per la Meloni, che per la seconda volta ha dovuto riparare in calcio d’angolo dopo una sortita sgangherata del suo Ministro. Le dimissioni, per il momento, non sono in discussione ma di certo il Premier sta studiando una exit strategy di prospettiva (fonti di Palazzo Chigi accennano alle dimissioni di Piantedosi che potrebbe essere sostituito da Lollobrigida al Viminale), anche per dare un segnale ai suoi, già in altri casi dimostratisi poco disciplinati nelle scelte di comunicazione. Del resto l’imbarazzo non è stato poco, anche perché mentre in Italia si sollevavano le polemiche Giorgia Meloni era a New Delhi per un Summit di grande importanza commerciale con il Primo Ministro indiano Narendra Modi. Un vertice da cui l’Italia esce più forte. I due paesi hanno siglato accordi commerciali e di cooperazione in molti campi. Una mossa importante per il governo italiano, che punta a consolidare l’asse con i colossi orientali.