Economia

Welfare Italia, serve di più per un futuro sostenibile

15
Ottobre 2024
Di Giuliana Mastri

Entro il 2030, l’Italia dovrà affrontare una sfida cruciale per garantire la sostenibilità del proprio sistema di welfare. Saranno necessari 176 miliardi di euro addizionali per mantenere in equilibrio le finanze pubbliche, strette tra le nuove regole europee e le crescenti esigenze di una popolazione in costante invecchiamento. Questa è la stima avanzata dal think tank “Welfare, Italia”, promosso dal Gruppo Unipol in collaborazione con The European House – Ambrosetti, durante l’evento di Roma “Welfare Italia Forum 2024”.

Il rapporto evidenzia come la prevenzione rappresenti uno strumento chiave per arginare l’aumento dei costi del welfare. Secondo i dati presentati, ogni euro investito in prevenzione genera un ritorno economico di 14 euro sulla filiera socio-assistenziale. Tuttavia, solo l’8% della spesa sanitaria pubblica italiana è attualmente destinata alla prevenzione, una quota insufficiente rispetto alle potenzialità di risparmio e miglioramento dei servizi che potrebbe offrire.

Le tre priorità
Il think tank “Welfare, Italia” ha individuato tre aree di intervento fondamentali per il futuro del welfare nazionale. In primo luogo, viene proposta una normativa per la Long Term Care, che includa una polizza di base obbligatoria legata ai Fondi pensione. Tale misura sarebbe accompagnata da agevolazioni e incentivi per le imprese, favorendo un modello di assistenza a lungo termine più sostenibile.

In secondo luogo, il rapporto propone l’implementazione di un piano strategico per lo sviluppo delle competenze nel settore del welfare. L’Italia dovrà formare tra i 250 mila e i 440 mila nuovi professionisti, tra infermieri, medici e docenti, per rispondere adeguatamente alle sfide demografiche e tecnologiche dei prossimi anni. Il piano prevede l’analisi dei fabbisogni formativi e l’introduzione di schemi di incentivazione, come i Conti individuali di apprendimento, che incentivino i cittadini a partecipare a programmi di formazione continua.

Infine, la digitalizzazione dei servizi è vista come un obiettivo prioritario per semplificare l’accesso al welfare. Un punto di accesso unico digitale potrebbe migliorare l’efficienza dei servizi, riducendo le disuguaglianze nell’offerta tra le diverse aree del Paese.

Divario Nord-Sud
Nel 2024, il monitoraggio del think tank “Welfare, Italia” ha evidenziato un crescente divario tra le regioni italiane nella capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini. Utilizzando 22 indicatori che analizzano sia la spesa per le politiche sociali, sanitarie e previdenziali sia i risultati ottenuti, è emerso un quadro di polarizzazione sempre più marcato.

Le regioni del Nord, in particolare la Provincia Autonoma di Trento (79,7 punti), l’Emilia Romagna (79,5) e la Provincia Autonoma di Bolzano (78,5), si posizionano ai vertici della classifica per efficienza del welfare. Al contrario, le regioni del Sud, come la Basilicata (59,5 punti), la Campania (58,6) e la Calabria (56,1), faticano a tenere il passo. Il divario tra la regione con la migliore performance e quella con la peggiore è aumentato, raggiungendo 23,6 punti, un chiaro segnale di una crescente disparità territoriale.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenuto al Forum “Welfare, Italia”, ha sottolineato l’importanza del sistema di welfare per la società italiana: «Il sistema di Welfare, frutto dei principi della Costituzione e delle scelte compiute nei decenni repubblicani, costituisce un pilastro del nostro modello sociale, oltre che un tratto essenziale della stessa cittadinanza» ha dichiarato Mattarella. Tuttavia, ha aggiunto, «i servizi, le regole, gli equilibri raggiunti non sono garantiti in astratto, ma necessitano di continuo adeguamento», affinché i diritti dei cittadini mantengano il loro carattere universalistico.

Le parole del Presidente riflettono il bisogno di riformare e modernizzare il welfare italiano, mantenendo fede ai principi costituzionali di equità e universalità, ma adattandosi alle sfide del XXI secolo.

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