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Usa: un giovanotto cospirazionista beffa l’intelligence che manipola i media
Di Giampiero Gramaglia
Per una volta, forse l’unica dall’invasione dell’Ucraina, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov avrà avuto ragione, quando rispondeva con ironia a chi l’incalzava sul possibile coinvolgimento delle agenzie di intelligence russe nella fuga di materiale ‘top secret’ occidentale: “Ormai c’è tendenza ad incolpare la Russia, sempre e per tutto”. Per giorni, i media occidentali si sono interrogati sull’origine della fuga; e le intelligence occidentali inducevano sospetti sulla Russia.
Analisti militari consultati dal New York Times suggerivano che i documenti avessero subito alterazioni in passaggi cruciali, ad esempio sulle stime sulle perdite ucraine e russe – le prime sarebbero sovrastimate, le seconde sottostimate -. Ciò pareva confermare che la fonte della fuga fossero i servizi russi. La Reuters dava le cifre contenute nei documenti filtrati: fino a 354.000 soldati russi e ucraini uccisi o feriti, secondo stime militari Usa; i russi oscillano tra 189.500 e 223.000, di cui 35.500 – 43.000 caduti in combattimento; gli ucraini tra 124.500 e 131.000, di cui 15.500 – 17.500 caduti.
Invece, i russi non c’entravano. Dati e documenti sono ‘made in Usa’ e la talpa è un giovanotto cospirazionista, tal Jack Teixeira, 21 anni, aviere della Guardia nazionale del Massachusetts, regolarmente fornito di (eccessivo?) accesso a ‘files’ riservati. Dopo giorni d’indiscrezioni più o meno fantasiose e più o meno pilotate sull’origine della fuga, Teixeira è stato apparentemente individuato dal New York Times prima che dalle forze dell’ordine: arrestato e quindi incriminato per spionaggio davanti a un tribunale di Boston, rischia 20 anni di carcere. Nel frattempo, è già divenuto un idolo dei ‘trumpiani’, un totem dell’incapacità dell’Amministrazione Biden di tutelare la sicurezza nazionale.
Nell’udienza di convalida dell’arresto e di rinvio a giudizio, è emerso che l’aviere Teixeira godeva del nullaosta per documenti ‘top secret’ dal 2021, cioè da quando aveva 19 anni – s’era arruolato ancora minorenne, a 17 anni -, e che avrebbe fotografato i documenti dopo esserseli portati a casa (il che aumenta le perplessità sulle procedure in atto). Si calcola che circa 1,2 milioni di persone abbiano accesso negli Usa a documenti a vario titolo confidenziali.
Teixeira il cospirazionista va così ad allungare la lista di ‘talpe’ abbastanza improbabili, ma reali, che, dal 2010 in poi, hanno fatto un groviera della sicurezza statunitense: dal soldato idealista e attivista Bradley / Chelsea Manning, che nel 2010, quando aveva 23 anni, trasferì a Wikileaks decine di migliaia di documenti sulle operazioni in Iraq all’analista Edward Snowden, consulente della National Security Agency, che nel 2013, divulgò dettagli sui programmi di spionaggio statunitensi e britannici, salvo poi rifugiarsi in Russia.
Ammesso, naturalmente, che sia tutto vero. Perché l’arresto di Teixeira, catturato in maglietta e pantaloncini a casa sua, a North Dighton, nel Massachusetts, è giunto dopo circa una settimana d’intox reciproco su origine e attendibilità delle informazioni pubblicate. La vicenda ha punti oscuri o, almeno, suscita dubbi pesati. Davvero il New York Times – onore, comunque, al merito – è arrivato a Teixeira, che farebbe parte d’una rete di complottisti del web, prima degli inquirenti?, e davvero i documenti sono comparsi per mesi su Discord, la piattaforma di messaggistica dove sono stati inizialmente divulgati, senza che nessuno se ne accorgesse? C’è il sospetto che la fuga sia stata sfruttata – magari da più parti – per costruirci sopra operazioni di disinformazione.
Nelle dichiarazioni ufficiali del segretario alla Giustizia Merrick Garland e dell’Fbi, si legge che Teixeira avrebbe “fatto filtrare su social networks documenti classificati governativi e militari”, incluse valutazioni dettagliate su alleati e avversari, sulla guerra in Ucraina e sulle sfide che Kiev e Mosca devono affrontare mentre il conflitto è in stallo.
Secondo la Cnn, che cita “fonti diverse”, il giovanotto è il leader di un gruppo di cospirazionisti online. Ai compagni della chat, Teixeira è noto con la sigla “Og”: suprematista bianco, fanatico delle armi, seguace di teorie del complotto anti-governative. Su Discord, social di nicchia in voga tra i gamer, il Washington Post ha trovato la chat creata da Teixera nel 2020 da cui è partita la fuga – una dozzina di partecipanti in tutto -.
Uno di loro ha accettato di parlare in video al WP, a volto coperto: il ragazzo racconta che il canale su cui “Og” pubblicava i leak si chiamava “orso contro maiale” a testimoniare ostilità verso entrambe le parti del conflitto in Ucraina. All’inizio, Teixeira copiava online i contenuti dei files; poi aveva iniziato a fotografarli perché riteneva che le sue rivelazioni fossero sottovalutate. Secondo la fonte del WP, la talpa era perfettamente consapevole di infrangere la legge, ma aveva come motivazione solo la ricerca di notorietà nella cerchia della sua chat. Quando la storia è rimbalzata fuori dal suo gruppo, sarebbe andato nel panico.
Brandelli di verità (o di falsità?) che filtrano ai media
Dai cosiddetti Discord Leaks emergono indicazioni disparate e talora contraddittorie. Si conferma che Washington mantiene attivi programmi di spionaggio delle comunicazioni di nemici e alleati indifferentemente – fra i sorvegliati, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky -; e che è convinta che il conflitto ucraino non si risolverà a breve per via militare, ma che tenderà a divenire endemico.
Il resto sono brandelli d’informazione, non si sa quanto affidabili. Per l’intelligence Usa, il conflitto in Ucraina ha falcidiato le forze speciali russe, inviate in prima linea per carenza d’uomini – ci vorranno anni per ricostruirle -; a Mosca, sarebbe in atto uno scontro tra Ministero della Difesa e servizi segreti; la rete di spie russa in Europa, presa di sorpresa dall’invasione, avrebbe subito notevoli danni, ma conserverebbe capacità operative “significative”.
Il settimanale Newsweek estrapola previsioni del Pentagono sulla controffensiva ucraina, prevista per il 30 aprile, ma ora compromessa dalla carenza di mezzi e munizioni. Si calcola un fabbisogno di 253 carri armati, 860 veicoli di vario genere, 147 pezzi d’artiglieria. Nell’area di Bakhmut, ci sarebbero circa 22 mila mercenari del Wagner, operativi al 70%, cioè più dei soldati russi regolari. L’intelligence statunitense ritiene che la città sia destinata a cadere sotto controllo russo: la perdita sarebbe un colpo per il morale ucraino, ma non avrebbe effetti decisivi sull’esito della guerra.
Secondo il Washington Post, Mosca ha sperimentato per mesi un sistema di guerra elettronica, denominato Tobol, per cercare di interrompere le trasmissioni di Starlink in Ucraina e di sabotare, quindi, l’accesso a Internet degli ucraini – Starlink è la rete satellitare messa a disposizione di Kiev dal miliardario Usa Elon Musk -. Il documento citato risale a marzo e non indica se i test russi abbiano avuto successo o meno. Il programma Tobol era stato progettato per proteggere i satelliti del Cremlino, ma può essere usato anche per attaccare quelli avversari.
Alcune informazioni vengono date e poi contraddette. Si dice, ad esempio, che l’Egitto progettava in segreto di fornire armi alla Russia; ed emerge invece che il Cairo, ‘persuaso’ dagli Usa, avrebbe alla fine prodotto armi per l’Ucraina. E ancora. l’Ap crede di sapere che le rivelazioni hanno creato dissapori tra Usa e Corea del Sud, alla vigilia della prima visita di Stato d’un presidente sudcoreano a Washington in 12 anni; e poi Seul annuncia che darà armi all’Ucraina, proprio come gli Usa vogliono.