Lo scenario politico che sto per descrivere, e che a mio personalissimo avviso sarebbe piuttosto desiderabile, quasi certamente non si realizzerà almeno per tre fondamentali ragioni.
Primo: tocca al Capo dello Stato il potere di sciogliere le Camere, e al momento non c’è alcuna ragione che possa indurre il Quirinale nemmeno a valutare lontanamente la possibilità di un’ipotesi del genere.
Secondo: non c’è alcun innesco di crisi di governo né attuale né potenziale. Anzi, al di là di qualche fisiologica fibrillazione, la maggioranza parlamentare e di governo si presenta piuttosto coesa.
Terzo: nessuna forza politica, nemmeno di opposizione, è favorevole a una conclusione anticipata della legislatura.
Eppure – nonostante tutto questo – chi scrive ritiene che la legislatura in corso abbia detto e dato quel che aveva da dire e da dare.
Nella formazione attuale, la maggioranza non farà più di quel che ha fatto. Programmaticamente, prevarrà la gestione rispetto al cambiamento. La squadra di governo (non tutta brillante e adeguata) rimarrà tale. Realisticamente, le riforme costituzionali non arriveranno al traguardo.
E anche dal punto di vista delle opposizioni prevarrà la stasi, nella forma di un logoramento reciproco tra le varie forze per arrivare con il “peso” maggiore possibile all’inevitabile momento della formazione di una coalizione anti-centrodestra.
Razionalmente, invece, un voto politico nel 2025 converrebbe a tutti. A destra sarebbe la premessa per un governo Meloni-due rafforzato dal voto, con una squadra di governo più forte, un nuovo slancio programmatico, e l’obiettivo di stare più agganciati a quanto di più dinamico si muove a destra nel resto del mondo, evitando una prospettiva di galleggiamento.
A sinistra si scioglierebbero molti nodi, forzando la nascita di uno schieramento più competitivo e evitando due o tre anni di tatticismo.
Non solo. Si potrebbero accorpare e far coincidere con il voto politico anche le elezioni previste in alcune regioni nel 2025, così liberando il campo da rilevanti appuntamenti elettorali nel 2026 e nel 2027.
Tutto piuttosto razionale. Dunque, quasi certamente, non accadrà.