Esteri

Ue: von der Leyen confermata presidente della Commissione, Meloni non la vota

18
Luglio 2024
Di Giampiero Gramaglia

Ursula von der Leyen del Ppe, tedesca, è stata confermata alla guida della Commissione europea per un secondo mandato con 401 voti, largamente oltre la maggioranza di 361 su 720. L’intesa, che pareva solida, quasi un’amicizia, con Giorgia Meloni è però venuta meno: Fratelli d’Italia ha votato contro.

La nuova legislatura del Parlamento europeo eletto a suffragio universale inizia a spron battuto: il sì a von der Leyen segue la conferma, martedì, di Roberta Metsola, pure popolare, maltese, alla presidenza dell’Assemblea con la maggioranza più larga di sempre, 563 voti su 720.

Il ‘gotha’ europeo della legislatura 2024-’29 è completato da Antonio Costa, ex premier portoghese, socialista, presidente designato del Consiglio europeo – Il primo novembre succederà al liberale belga Charles Michel – e da Kaje Kallas, liberale, premier estone, che sarà capo della diplomazia europea: il titolo ufficiale è alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune. Kallas, che presiederà i lavori del Consiglio dei Ministri degli Esteri dei 27, ma che sarà anche vice-presidente della Commissione europea, dovrà ottenere, in autunno, la fiducia del Parlamento.

Attesa con trepidazione, e con un’incertezza alimentata in particolare dai media italiani, come se l’esito del voto dipendesse dall’atteggiamento di Fratelli d’Italia, l’investitura di von der Leyen scivola via liscia e senza intoppi: nelle fila della maggioranza europeista, popolari, socialisti e liberali, che messi insieme fanno 401 seggi, la coincidenza con il risultato è però casuale, ci sono come previsto decine di franchi tiratori, ma il sostegno dei Verdi li integra abbondantemente. Lo scenario è ben diverso da quello di cinque anni or sono, quando von der Leyen, impallinata da molti dei suoi,  passò per soli nove voti di margine e il consenso degli eurodeputati del M5S (allora 15) fu decisivo.

Dopo Jacques Delors e Manuel Barroso, von der Leyen, 66 anni, figlia di un alto funzionario europeo, madre di sette figli, poliglotta, ex ministro della Difesa tedesco, diventa il terzo presidente della Commissione europea confermato per un secondo pieno mandato. Nel discorso con cui chiede la fiducia agli eurodeputati, la Commissaria prospetta un’Europa che sia il luogo migliore dove crescere ed invecchiare e si impegna a non accettare mai che demagoghi e populisti distruggano il modello di vita europeo.

Novello Pollicino, dissemina di contentini il suo intervento programmatico, perché tutte le forze politiche e tutti i Paesi possano trovarci qualche soddisfazione, dal Green Deal all’immigrazione, dalla difesa alla sicurezza, all’attenzione per il Sud. In questo clima, quasi d’ordinanza gli attacchi al premier ungherese Viktor Orban e alla sua diplomazia alternativa con le missioni, in successione, a Kiev, Mosca, Pechino, Washington e Mar-à-lago, da cui è rincasato portando il messaggio che Donald Trump sta tornando e che l’Europa deve cambiare registro sull’Ucraina.

Gli italiani sono così schierati: per von der Leyen il Pd e Forza Italia; contro la Lega e gli eletti confluiti nella Sinistra. Fratelli d’Italia si tiene le carte in mano fino all’ultimo, anche dopo una telefonata, ieri sera, fra la presidente designata e la premier Meloni, che ieri era in Libia a parlare d’emigrazione e oggi è a Londra a parlare ancora d’emigrazione, ma in un contesto diverso, la Comunità politica europea inventata per tenere la Gran Bretagna in qualche modo dentro l’Europa. L’incontro è l’occasione per il nuovo premier britannico Keir Starmer di presentarsi ai suoi colleghi.

Meloni non svela la scelta di Fratelli d’Italia prima del voto e, a cose fatte, scopre d’avere in mano solo scartine. Votando no ha accettato di non attirarsi benemerenze, ma anche votando sì sarebbe rimasta fuori dal campo d’influenza del nuovo Parlamento Almeno se lo valutiamo dal punto di vista delle nomine.

La prima plenaria dell’Assemblea uscita dal voto di giugno procede di gran carriera: martedì, l’elezione di Metsola, poi dei 14 vicepresidenti (11 gli eletti al primo turno), due sono italiane: Pina Picierno, Pd, confermata, e Antonella Sberna, Fratelli d’Italia, e dei questori. Scatta e funziona il cordone sanitario che tiene fuori dai posti istituzionali i due gruppi di estrema destra, Patrioti (Lega e ‘lepenisti’, insieme a Orban) e sovranisti (AfD e altri variamente con simpatie naziste. Nessun posto va a loro.

L’Assemblea vota anche una risoluzione in cui ribadisce il sostegno all’Ucraina, politico, economico e militare, per tutto il tempo che sarà necessario fino alla vittoria, progetta di estendere le sanzioni contro Russia e Bielorussia e depreca la missione a Mosca di Orban. La risoluzione passa con 495 voti favorevoli, praticamente la maggioranza Ursula più verdi e conservatori, 137 contrari e 47 astensioni. I no delle destre ‘putiniane’ e delle sinistre ‘pacifiste’ sono diversamente motivati.

Il discorso integrale di Ursula Von del Leyen

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