Esteri
Ue: Vertice, le richieste di Zelensky, l’ira di Meloni, i passetti europei
Di Giampiero Gramaglia
La fortuna di avere un diversivo che ti aiuta a coprire i dissensi. Con un programma sconquassato dalla presenza, un po’ subita, ma ineludibile, del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il Vertice di Bruxelles si chiude a tarda notte con intese a parole sull’immigrazione e sul ricorso ai fondi dell’Ue e agli aiuti di Stato, ma rinviando in sostanza a marzo decisioni operative (e controverse).
Il che consente a tutti di dichiararsi soddisfatti. Nella sintesi di Politico e di Euractiv, i leader dei 27 non avevano mai preso una posizione così dura in materia di migrazione, in un contesto in cui gli attraversamenti irregolari delle frontiere hanno raggiunto il livello più alto dal 2015. Dalle affermazioni di principio bisogna ora derivare decisioni concrete.
Fronte fondi, il Vertice concorda su “regole più semplici, più veloci e più prevedibili”, quando si tratta d’aiutare le imprese; e, nel contempo, sottolinea la necessità di non compromettere l’unicità del mercato interno. Pure qui, resta da vedere come combinare, nella gestione dei fondi, esigenze fra di loro contraddittorie: flessibilità e rigore, esigenze nazionali e/o locali e contesto europeo.
Immigrazione e gestione dei fondi erano il clou dell’ordine del giorno del Vertice, che è stato, però, ‘deragliato’ dall’arrivo di Zelensky. L’immagine che sintetizza il clima della riunione di Bruxelles è quella di Emmanuel Macron che, prima della foto di famiglia, si volta per stringere la mano a chi è in seconda fila e incrocia lo sguardo stizzito di Giorgia Meloni, che ha appena definito “inopportuna” la sua cena a tre all’Eliseo con Zelensky e il cancelliere tedesco Olaf Scholz (solo perché lei non è stata invitata), mentre il premier lussemburghese Xavier Bettel, sorridente, scambia innocui convenevoli.
La stampa specialistica europea scrive: “Meloni sbotta a Bruxelles contro Macron e Scholz”, perché la cena all’Eliseo ha reso palese ed evidente l’oggettiva differenza di considerazione europea di cui l’Italia ora gode rispetto all’Italia di Draghi: c’è un contrasto stridente tra la cena a tre di mercoledì 8 e il viaggio a tre in treno verso Kiev – Macron, Scholz e Draghi – dello scorso giugno.
Neanche Zelensky riparte da Bruxelles con risultati concreti: il Vertice ribadisce l’appoggio a Kiev e riformula gli impegni già delineati, esattamente una settimana fa, nel Summit Ucraina/Ue.
Sulla questione della fornitura di caccia e armi a lungo raggio, che Zelensky aveva trattato mercoledì a Londra col premier britannico Rishi Sunak e a Parigi con Macron e Scholz, le autorità di Kiev mettono il carro davanti ai buoi e creano frizioni con la Gran Bretagna.
Zelensky stesso non esita ad aprire un fronte con la Germania, in particolare con Scholz. “Devo obbligarlo ad aiutarci e convincerlo costantemente che gli aiuti non sono per noi, ma per gli europei”, dice Zelensky a Der Spiegel, parlando della “fase difficile” del rapporto tra Kiev e Berlino. Dopo la cena all’Eliseo con Macron e Scholz, Zelensky rileva “il rapporto oscillante, con alti e bassi”, tra Ucraina e Germania, pur ringraziando Berlino per la fornitura del sistema di difesa antiaerea Iris-T, che “ha salvato molte vite”.
Il presidente ucraino è critico, in generale, con i leader europei, da cui si aspetta armi e sanzioni “tutti i giorni”: “Se tutti sapevano che Putin stava per invadere il nostro Paese, perché non avete imposto sanzioni?”, chiede Zelensky. “E’ assolutamente ridicolo che tutti voi ci difendiate pubblicamente e che siate poi felici di eludere le sanzioni o negarci le armi”.
La giornata di Zelensky a Bruxelles è un intreccio di appuntamenti istituzionali e incontri bilaterali – c’è pure uno scambio di battute con Meloni, in piedi, in una pausa della plenaria -. Zelensky parla al Parlamento europeo, che la presidente Roberta Metsola convoca d’urgenza apposta per lui, e partecipa ai lavori dei leader dei 27.
In una nota congiunta, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e Zelensky condividono “l’impegno dell’Ue a fornire all’Ucraina equipaggiamenti militari” ed evidenziano “la necessità che le consegne siano il più rapide possibile”, sottolineando che “è essenziale che l’Ue e tutti i partner dell’Ucraina intensifichino il sostegno militare, soprattutto ora che i rischi di una nuova offensiva russa sono in aumento”.
Per i leader dei 27, Zelensky ha ringraziamenti, ma soprattutto richieste. Che anticipa, fra gli applausi, agli eurodeputati: «L’Europa – dice – si sta liberando dalle dipendenze dall’energia fossile russa, si sta difendendo dalle infiltrazioni degli agenti russi. L’Ue … sta valutando positivamente le nostre riforme. L’Ucraina vincerà ed entrerà nell’Unione… L’Ucraina e l’Ue hanno dimostrato di essere forti» e insieme stanno realizzando «qualcosa che sembrava impossibile», sconfiggere la Russia. «l’Europa è libertà, è la nostra casa».
Rispondendogli, la Metsola ‘sdogana’ i jet a Kiev – «Bisogna fornirli perché l’Ucraina vinca» -, pur senza avere poteri in merito.
I discorsi di Zelensky mettono l’accento sulla minaccia della Russia e sui rischi persistenti per altri Paesi: “La Russia ha occupato alcuni nostri territori e alcune nostre infrastrutture energetiche non funzionano più. Cercano di distruggere la nostra economia, le nostre città e ciò ha un impatto su tutta l’Europa … Bisogna continuare con le sanzioni contro i droni, contro le industrie missilistiche e anche contro le aziende informatiche”. Il presidente ringrazia i leader dei 27 “per la disponibilità dei leader a fornirci le armi necessarie, compresi i caccia”; e dice che, nei bilaterali, s’è parlato proprio degli aerei da guerra.
Quanto alle intenzioni di Mosca, Zelensky dice: “Abbiamo intercettato i piani della Russia per distruggere la Moldavia, spezzare la democrazia e prendere il controllo del Paese: ho subito avvisato la presidente Maia Sandu e sono sicuro che voi avreste fatto lo stesso”. Si ignora, per ammissione del presidente, se i piani, “molto simili a quelli per l’invasione dell’Ucraina” siano mai divenuti operativi. Da Chisinau confermano di avere rilevato “attività destabilizzanti” da parte russa, dopo l’allarme di Zelensky.