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Trump verso l’insediamento: TikTok ‘is back’, l’ansia pure

20
Gennaio 2025
Di Giampiero Gramaglia

In una Washington gelida e blindata, Donald Trump si appresta a insediarsi come 47° presidente degli Stati Uniti e a rientrare alla Casa Bianca, che aveva lasciato quattro anni or sono, sconfitto e bollato dall’ignominia per avere ordito l’attacco alla democrazia del 6 gennaio 2021.

Dopo avere giurato sotto la Rotunda del Congresso, per la prima volta al chiuso dal 1985, Trump intende emanare decine di ordini esecutivi, che riguardano la sospensione del bando di TikTok – l’app è già tornata a funzionare ieri, dopo poche ore di auto-sospensione, un’iniziativa pubblicitaria per sé e per Trump -; l’inizio della deportazione dei migranti senza documenti, cioè illegalmente negli Stati Uniti; la grazia ai sovversivi del 6 gennaio.

Altre materie toccate potranno essere l’applicazione di dazi universali o specifici Paese per Paese e differenziati per tipo di prodotti; l’energia; l’ambiente; una riforma fiscale a vantaggio di aziende e ricchi; l’innalzamento del tetto al debito federale e tagli ai programmi di spesa federali. Misure che, spesso, non possono essere prese con un decreto presidenziale, ma richiedono un iter legislativo più complesso.

Si presta a Trump l’intenzione di mettere buona parte della sua agenda in un unico provvedimento legislativo, che il Congresso potrebbe approvare a maggioranza semplice attuando il processo detto di “reconciliation”. Vedremo se sarà così.

Nonostante programmi rivisti e ridimensionati ‘causa gelo’, dal giuramento al discorso, dalla parata che non sarà lungo Pennsylvania Avenue ai balli che, invece, dovrebbero svolgersi normalmente, Trump non ha rinunciato a un bagno di folla con decine di migliaia di suoi sostenitori ieri sera, sotto la Capital One Arena: solo una parte dei circa 250 mila fan che si calcola siano giunti a Washington da tutta l’Unione.

Nell’analisi dei media Usa, il secondo insediamento di Trump alla Casa Bianca è diverso dal primo, perché l’elezione è avvenuta in modo diverso: stavolta, il magnate ha vinto anche il voto popolare, e in modo netto, con oltre due milioni di suffragi di margine e un’affluenza appena inferiore al 64% (contro i circa 2/3 del 2020); e perché l’ottimismo dei suoi sostenitori prevale sulla preoccupazione di chi non l’appoggia, anzi gli è avverso, ma è uscito sconfitto e scoraggiato da Usa 2024.

Washington in sé resta sostanzialmente ostile al nuovo presidente, che, però, forte dell’esperienza del primo mandato, ha messo molto impegno, nella fase di transizione, per individuare ed espellere il cosiddetto ‘deep State’, cioè quanti dentro le istituzioni possono intralciare il suo operato. Così, riferisce il Washington Post, decine di diplomatici di carriera stanno per dimettersi dal Dipartimento di Stato su richiesta dello staff di Trump. Lo stesso accade in altri Dipartimento, il Tesoro, l’Energia, l’Ambiente, la Difesa, la Sicurezza interna; e nelle agenzie d’intelligence. 

La richiesta di dimissioni, prerogativa di qualsiasi Amministrazione entrante, indica il desiderio di un rapido cambiamento in linea con le priorità del presidente eletto, che, in politica estera, includono i dazi, la fine della guerra in Ucraina e il consolidamento del cessate-il-fuoco fra Israele e Hamas. 

Resta la magistratura, contro cui nel primo mandato s’infransero molte iniziative illegali o incostituzionali dell’Amministrazione Trump. Ma qui Trump ha già agito: nel primo mandato, nominò più giudici di ogni ordine e grado di qualsiasi altro presidente prima di lui; e l’effetto si è già visto, perché, nel processo elettorale e nel parallelo contesto giudiziario, la Corte Suprema dominata dai conservatori gli è stata di grande aiuto.

Quindi, la resistenza al Trump 2 potrebbe essere diversa, ma anche più labile, di quella al Trump 1. E mentre si prepara ad accogliere un presidente che non vuole, Washington dà l’addio a Joe Biden, che aveva salutato con sollievo quattro anni or sono, ma che se ne va impopolare e poco amato, lasciano una eredità zeppa di contraddizioni”, anche se – sostiene la stampa liberal – “la storia potrebbe essere più generosa con lui” che la cronaca di questi giorni.

Biden ha cercato, nelle ultime settimana, di mettere alcuni risultati acquisiti – dai diritti civili all’ambiente all’energia – al riparo dall’iconoclastia di Trump. Ma c’è chi teme che non ci sia riuscito: si registra, dunque, ad esempio, un aumento delle unioni gay, nel timore che Trump o Stati d’osservanza trumpiana ne compromettano la validità e/o il riconoscimento.

Anche i democratici, del resto, fanno la conta di quelli su cui possono contare e dei voltagabbana. Fra i quali si annovera tutto il mondo dell’hi-tech, che, seguendo la stella polare del profitto e dell’opportunismo, è migrato in blocco sotto le tende del vincitore, superando anche vecchie ruggini con il suo ‘gemello digitale’ Elon Musk: da Mark Zuckerberg a Jeff Bezos a Shou Zi Chew, l’amministratore delegato di TikTok, che ha messo su tutta una pantomima per consentire a Trump d’apparire determinante là dove Biden aveva già dato il suo ok al mantenimento della App, aspettando le deliberazioni della nuova Amministrazione.

Preoccupazioni e diffidenze non sono solo a Washington, in un’attesa segnata da speranze e timori, dal Medio Oriente all’Ucraina, dall’Ue alla Cina. Fra i leader ospiti all’insediamento di Trump, Giorgia Meloni è l’unico premier di un Paese Ue: c’è chi vi legge un segnale d’influenza dell’Italia e chi vi trova una conferma del disegno di Trump, che non apprezza il multilateralismo, di dividere i suoi interlocutori, che siano alleati o partner, amici o avversari. Se poi si considera che l’unico altro capo di Stato o di governo presente è l’argentino Javier Milei la compagnia non appare rassicurante.

Il ritorno all’America First in politica estera, un manifesto isolazionista, stride con il ritorno dell’imperialismo americano nei propositi di Trump di ‘annettere’ il Canada come 51° Stato, d’acquisire la Groenlandia e di riprendere il controllo del Canale di Panama: ”E’ la resurrezione dell’energia maschile americana”, una botta di testosterone che scuote l’Unione; “E’ il ritorno al Manifest Destiny” della nazione americana, dice Charlier Kirk, che con il suo gruppo Turning Point ha spinto al voto molti trumpiani di solito riluttanti ad andare alle urne,

L’Ap osserva: “Sminuire l’importanza delle frontiere nazionali e parlare dell’uso della forza contro Paesi alleati membri della Nato segna una presa di distanze stupefacente da decenni di rispetto della sovranità territoriale. È una retorica che, per gli analisti, potrebbe incoraggiare i nemici dell’America a pensare che Washington ora accetta l’uso della forza per ridisegnare i confini, come sta avvenendo in Ucraina e come potrebbe avvenire con Taiwan”.

Gli alleati di Trump sostengono che i suoi discorsi muscolari sono parte delle sue complesse tattiche negoziali. A parte il fatto che nel primo mandato i risultati di questo complesse tattiche negoziali non si sono visti, né con la Russia né con la Cina e tanto meno con la Corea del Nord, nonostante tre incontri al Vertice con il dittatore Kim Jong-un, Michael McFaul, ambasciatore a Mosca durante la presidenza Obama, giudica il linguaggio di Trump controproducente per l’interesse nazionale degli Stati Uniti.

Usa 2024: il discorso di Trump alla Capitol One Arena
“Fermeremo l’invasione al confine” subito: dopo il giuramento, “agirò velocemente” per affrontare tutte le crisi con cui sono alle prese gli Stati Uniti. Lo ha assicurato Donald Trump promettendo ai suoi sostenitori che metterà “fine al declino americano”, ripristinerà l’American Dream e lancerà “i quattro anni migliori della storia”.

Il presidente-eletto è salito sul palco della Capital One Arena evidentemente soddisfatto e raggiante, accolto da un’ovazione. Ce lo racconta, e ci sintetizza le sue parole, Serena Di Ronza, collega dell’ANSA bravissima.

“Con il vostro voto 75 giorni fa avete salvato il Paese. Ereditiamo un disastro a livello nazionale e all’estero”, ha detto ai suoi fan. Ma “io mi batterò per voi ogni singolo giorno. Giurerò per voi come 47° presidente degli Stati Uniti”, ha aggiunto, impegnandosi a mettere “fine alla guerra in Ucraina, a risolvere il caos in Medio Oriente ed evitare la terza guerra mondiale. Non sapete quanto ci siamo vicini”.

Cavalcando tutte le promesse elettorali dell’ultimo anno e mezzo, Trump si è soffermato sul tema che gli è più caro: l’immigrazione. “L’invasione al confine finirà. Il crimine è in calo in tutto il mondo. Volete sapere perché? Perché gli altri Paesi hanno svuotato le loro carceri qui da noi”, ha sostenuto.

Secondo indiscrezioni, fra i primi decreti esecutivi che il neo-presidente firmerà c’è quello sull’emergenza al confine con il Messico, con cui saranno sbloccati nuovi fondi anti-migranti, saranno impiegati militari per aiutare a costruire nuove strutture alla frontiera e sarà rilanciato Remain in Mexico, un programma che impone a quanti cercano asilo negli Stati Uniti di risiedere nel nord in Messico mentre il loro caso viene esaminato. Trump intende inoltre dichiarare i cartelli della droga organizzazioni terroristiche.

Nel suo ultimo show da presidente eletto davanti ai suoi sostenitori, Trump ha voluto sul palco il fedelissimo ‘first buddy’ Elon Musk. Il miliardario è salito esultando, seguito da suo figlio X. “La vittoria è solo l’inizio. Renderemo l’America più forte per i prossimi secoli”, ha detto evidentemente eccitato. Sul palco sono saliti anche due figli di Trump, Donald Jr ed Eric. “Ci riprendiamo il Paese una volta per tutte”, ha osservato Donald Jr, prima di passare la parola a sua figlia Kai.

“Questo è il movimento più grande che sia mai stato creato”, gli ha fatto eco Eric, mentre la moglie Lara ha descritto il presidente eletto come il salvatore “non solo degli Stati Uniti, ma del Mondo”.

All’interno dell’arena, l’atmosfera era trionfante. Nonostante il gelo e la neve e nonostante l’impossibilità di assistere di persona al giuramento di Trump, i suoi sostenitori sono raggianti e pronti a celebrare l’avvio di un nuovo capitolo senza Joe Biden e sotto la guida del loro eroe.

A loro Trump si è rivolto più volte nel corso dell’ora di comizio: “Grazie”, ha detto ripetutamente, “Senza di voi non sarebbe stato possibile”.