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Trump rilancia i dazi, le Borse tremano, l’Europa risponde. E l’Italia? Fa i conti

05
Aprile 2025
Di Beatrice Telesio di Toritto

C’era da aspettarselo: quando Donald Trump torna alla Casa Bianca, lo fa a modo suo. Il presidente degli Stati Uniti ha rotto gli indugi e annunciato mercoledì una nuova ondata di dazi “reciproci” – come li definisce lui – per colpire le merci importate negli USA. Tradotto: se un Paese tassa i prodotti americani, l’America restituirà il favore. Con gli interessi.

Nel mirino c’è anche l’Unione Europea, che si ritrova con una tariffa aggiuntiva del 20% su un’ampia gamma di esportazioni. L’Italia è, ovviamente, coinvolta. Trump ha presentato i dazi come lo strumento per “riequilibrare” rapporti commerciali che considera squilibrati da decenni. Il metodo per calcolare queste tariffe? Una formula semplicissima, che ha fatto storcere il naso a più di un economista: si prende il deficit commerciale verso un Paese, lo si divide per le importazioni da quel Paese, e poi si taglia a metà “per gentilezza”, come ha spiegato lo stesso presidente. Il tutto condito da un discorso sulla difesa dell’identità economica americana.

Il problema è che i mercati non hanno gradito. Wall Street ha reagito con una pesante caduta: il Nasdaq ha perso il 6%, l’S&P 500 quasi il 5%, e Apple ha lasciato sul terreno più del 9% del proprio valore, bruciando oltre 300 miliardi di dollari in una giornata. Male anche Nike e molte altre multinazionali americane con produzione all’estero. Il dollaro ha perso terreno, il prezzo del petrolio è sceso, e anche il Bitcoin ha virato in negativo. Insomma, l’effetto domino si è attivato subito.

In Europa la musica non è stata diversa: dopo una prima ondata di cali, giovedì mattina la situazione è ulteriormente precipitata. Piazza Affari ha perso il 7%, tornando ai livelli di gennaio 2025, trascinata giù soprattutto dal tracollo del settore bancario. Unipol è crollata del 13%, Mps, Bper, Unicredit e Banco BPM hanno perso oltre l’11%, mentre Intesa Sanpaolo e Popolare di Sondrio sono scese del 10%. Male anche Generali, in calo del 7%. Le vendite hanno travolto anche le principali piazze europee: Madrid ha chiuso a -4,9%, Francoforte -3,6%, Parigi -3%, Londra -2,7%. I settori più colpiti? Auto, industria, energia: una lista che suona come un piccolo bollettino di guerra finanziaria. E c’è chi già parla di “effetto dazi” sull’economia reale.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito le tariffe “sbagliate” e ha promesso impegno per trovare un accordo che eviti una guerra commerciale aperta. “Indebolirebbe l’Occidente”, ha detto, lasciando intendere che dietro questa battaglia c’è anche una questione geopolitica. Il messaggio è chiaro: meglio un compromesso che uno scontro in piena regola. Nel frattempo, Ursula von der Leyen ha parlato di “duro colpo all’economia mondiale” e ha annunciato che l’Unione Europea sta preparando contromisure, pur lasciando aperta la porta al dialogo. Tra Bruxelles e Washington sono già partiti i primi contatti per capire se ci sia spazio per un compromesso, magari abbassando dazi reciproci e riprendendo il filo dei negoziati transatlantici.

Tuttavia, non è detto che la linea morbida sia la più efficace. “Trump sembra capire solo il linguaggio della forza”, ha osservato qualcuno nei corridoi dell’UE. Ma reagire troppo duramente potrebbe danneggiare anche l’Europa, che esporta più di quanto importi dagli Stati Uniti. È una partita delicata, e la posta in gioco è alta.

Intanto in Asia la reazione è stata rapida: la Cina ha minacciato ritorsioni alle mosse di Trump, la Corea del Sud sta facendo i conti con le nuove tariffe, l’Australia è rimasta spiazzata (“Ma cosa esportiamo, noi, negli USA?” si chiedono da Norfolk Island). Anche il Regno Unito, pur dichiarandosi ancora il “più stretto alleato” di Washington, non ha nascosto un certo disagio.

In sintesi, la nuova stagione dei dazi è ufficialmente cominciata. E l’Italia, come al solito, si trova nel mezzo: troppo grande per passare inosservata, troppo esposta per restare indifferente. Tra mercati in affanno, diplomazie al lavoro e industrie preoccupate, lo scenario è in pieno movimento.