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Trump, Europa e la nuova geopolitica dell’innovazione

23
Gennaio 2025
Di Virginia Caimmi

L’inizio del secondo mandato di Donald Trump segna una svolta nell’equilibrio globale tra economia, tecnologia e geopolitica. In videocollegamento con il World Economic Forum di Davos, il neo presidente statunitense, accolto tra gli applausi, ha delineato una visione basata sulla deregulation energetica, il protezionismo economico e un forte investimento nell’Intelligenza artificiale. Nel frattempo, in Europa cresce la consapevolezza della necessità di maggiore coesione politica e tecnologica per competere nell’era dell’innovazione.

Nel suo discorso a Davos, Trump annuncia «è stata una settimana storica per gli Stati Uniti. E’ iniziata l’età dell’oro». Ribadisce la centralità dell’energia a basso costo come motore dell’economia americana, definendo il Green New Deal «un imbroglio» e annunciando nuove misure per favorire i combustibili fossili. Nelle parole del presidente americano, ridurre il prezzo del petrolio non solo favorirebbe la crescita economica degli Stati Uniti ma potrebbe anche influenzare il corso della guerra in Ucraina. Dichiara che gli Stati Uniti diventeranno «una superpotenza manifatturiera» e «la capitale mondiale dell’Intelligenza artificiale e delle criptovalute» grazie alla sua amministrazione che ha avviato «la più grande campagna di deregolamentazione della storia».

Di fronte a una nuova fase di assertività americana, il ministro italiano degli Affari europei, Tommaso Foti, ha oggi sottolineato l’urgenza per l’Unione Europea di superare le divisioni interne: «in un mondo caotico, dobbiamo massimizzare le convergenze per essere forti all’esterno». La necessità di un’Europa più coesa è evidente anche nel dibattito sull’IA. Di oggi le dichiarazioni del ministro tedesco del Digitale, Volker Wissing: «il pacchetto americano ci ricorda che dobbiamo investire di più nell’Intelligenza artificiale, ridurre la regolamentazione e favorire gli investimenti». L’Unione, incalzata da necessità di coesione e competitività tecnologica, si trova davanti a un bivio: mantenere un approccio normativo rigido o favorire una maggiore libertà per lo sviluppo dell’innovazione. Aspetto chiave in questo scenario è l’energia. Di oggi la relazione illustrativa del disegno di legge italiano sul nucleare che sottolinea come questa fonte sia essenziale per supportare la crescente domanda di elettricità legata ai data center e ai sistemi di Intelligenza artificiale. 

Nella ridefinizione delle strategie tra gli Stati, il Mediterraneo emerge ancora una volta come ponte geopolitico e hub digitale. La regione, attraversata da cavi sottomarini in fibra ottica che trasportano dati globali, è destinata a diventare un nodo fondamentale per la connettività digitale. L’accordo recentemente siglato tra Italia e Libia per la cooperazione tecnologica e l’uso dell’IA dimostra il crescente interesse verso un’infrastruttura digitale che possa collegare l’Europa con i mercati emergenti. Il Piano Mattei, con la creazione di un hub per lo sviluppo sostenibile dell’Intelligenza artificiale a Roma, punta a rafforzare questa connessione, coinvolgendo le startup africane nel progresso tecnologico. 

In questa corsa globale all’Intelligenza artificiale, elemento chiave della competizione geopolitica, il Fondo Monetario Internazionale, sottolinea che l’IA potrebbe aumentare il PIL globale dello 0,8%, ma potrebbe anche ampliare il divario economico tra paesi avanzati e in via di sviluppo. L’Europa si trova quindi di fronte a una sfida epocale: accelerare l’innovazione senza compromettere i propri valori. Il confronto con Stati Uniti e Cina sarà decisivo per determinare se il Vecchio Continente riuscirà a mantenere un ruolo di primo piano nella rivoluzione tecnologica in corso.

Oggi la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, insieme al Direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’energia, Fatih Birol, ha annunciato il Global Energy Transition Forum. Poiché la scadenza degli obiettivi della COP28 si sta avvicinando rapidamente, il Forum mira a riunire partner di tutto il mondo, dal Brasile, Canada e Repubblica Democratica del Congo, al Kenya, Perù, Sudafrica, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e molti altri, nonché aziende e investitori, per mantenere lo slancio sulla transizione energetica pulita, realizzando progetti faro e sbloccando maggiori investimenti. Durante il discorso, la Presidente della Commissione ha anche sottolineato l’importanza di incrementare la produzione di energia rinnovabile in Africa affermando che «nessuna azienda, nessun Paese e nessuna regione può farcela da sola. Dobbiamo lavorare insieme e dobbiamo agire subito».

Un nuovo ordine globale dunque?