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Trump 2: via ai dazi e stop agli aiuti all’Ucraina, stasera discorso al Congresso

04
Marzo 2025
Di Giampiero Gramaglia

Via ai dazi e, quindi, a una guerra commerciale di dimensioni planetarie. E stop agli aiuti all’Ucraina. Queste le due decisioni di ieri di Donald Trump, che, questa sera, parlerà al Congresso riunito in sessione plenaria: un discorso programmatico che, tecnicamente, non è l’annuale discorso sullo stato dell’Unione, perché il presidente è appena entrato in carica. I congressmen democratici hanno deciso di riempire le tribune degli invitati, per quanto di loro competenza, di dipendenti federali licenziati da Trump e dal suo sodale Elon Musk, responsabile dell’efficienza dell’Amministrazione pubblica.

Trump 2: dazi su import da Canada, Messico e Cina
Quella dei dazi sembrava la storia dell’ ‘al lupo al lupo’, tanti allarmi e altrettanti rinvii, e, invece, la guerra è davvero scattata alla mezzanotte di lunedì ora di Washington, le sei del mattino in Italia. Ed è stata subito botta e risposta. L’import degli Usa da Canada e Messico è ora gravato di un dazio del 25%, che si riduce al 10% per i prodotti energetici canadesi. L’import dalla Cina era già colpito da un dazio generalizzato del 10%, che è ora raddoppiato al 20%.

La conferma dell’imposizione dei dazi, ieri, era stata accompagnata da una caduta della Borsa dell’ordine del 2,6%, per il timore di un aumento dell’inflazione e della deflagrazione di una guerra commerciale su vasta scala, nonostante il presidente continui ad affermare che i dazi sono la via più semplice alla prosperità americana. 

La Cina ha già preso contromisure per difendere “i suoi diritti e interessi legittimi”. In una nota, il ministero delle Finanze ha annunciato l’adozione di tariffe al 15% su alcuni beni Usa quali pollame, grano, cotone e mais e del 10% sull’import di soia, sorgo, carne di maiale e manzo, prodotti ittici, frutta, verdura e prodotti lattieri caseari. Le misure cinesi sono selettive, quelle Usa generalizzate.

Trump 2: Ucraina, stop agli aiuti, una pausa, non un blocco
La decisione di sospendere gli aiuti militari all’Ucraina di ogni tipo giunge tre giorni dopo lo scontro nello Studio Ovale tra Trump e il suo vice JD Vance e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Si tratta, viene specificato, di una pausa nell’erogazione degli aiuti e non di una cancellazione degli stessi: una pressione perché Zelensky si impegni a negoziati di pace con la Russia.

La pausa riguarda centinaia di milioni di dollari in armamenti e munizioni che stavano già per essere avviati in Ucraina e che sono indispensabili perché i soldati ucraini possano continuare a fronteggiare l’invasione russa.

Secondo Vance, che ha dato un’intervista a Fox News ieri sera, Trump è pronto a incontrare di nuovo Zelensky quando il presidente dell’Ucraina mostrerà iun vero impegno a risolvere il conflitto con la Russia. “Certo, la porta è aperta – ha detto Vance -, quando Zelensky sarà disposto a parlare seriamente di pace”.

Vance è fiducioso che ciò avvenga presto, anche se venerdì Zelensky, a suo dire, “ha mostrato un chiaro rifiuto di impegnarsi nel processo di pace”. “Penso che Zelensky non fosse ancora pronto – ha detto – e penso, francamente, che non lo sia ancora, ma penso che prima o poi ci arriveremo. Dobbiamo farlo”. La pausa negli aiuti è una pressione in tal senso.