Cronache USA

Trump 2: shutdown forse sventato, occhio a Putin, dazi, giudici

14
Marzo 2025
Di Giampiero Gramaglia

Nell’America di Trump, non è solo Trump a cambiare idea da un momento all’altro. L’ultimo shock è la decisione del leader  della minoranza democratica in Senato Chuck Schumer di contraddire se stesso e di mettersi contro gran parte del suo gruppo, decidendo di appoggiare le misure finanziarie approvate dalla Camera e sostenute dai repubblicani per evitare, alle 24.00 di oggi, uno shutdown, cioè un serrata parziale dei servizi pubblici, e dare copertura alle spese federali fino al 30 settembre.

Schumer, senatore dello Stato di New York, spiega perché i democratici non debbano permettere uno shutdown, che – scrive il New York Times, citando l’intervento di ieri in Senato – “darebbe a Donald Trump, Elon Musk e al loro Doge le chiavi della città, dello Stato e del Paese”. Doge è l’acronimo di Dipartimento per l’efficienza dell’Amministrazione pubblica. 

Il Washington Post osserva che la decisione di Schumer “riduce i rischi di shutdown”, ma bisogna vedere se almeno sei dei 47 senatori democratici (su 100) seguiranno il loro leader. Infatti, ci vuole una maggioranza qualificata di 60 voti su 100 per varare i provvedimenti finanziari già approvati dalla Camera. Il giornale ricorda che fino a mercoledì Schumer sosteneva che non c’erano abbastanza voti democratici per varare le misure e che il partito era sotto pressione per respingerle.

Secondo i media, i democratici sono davanti a un dilemma: fare passare le misure dei repubblicani ed evitare lo shutdown; o provocare lo shutdown e dare a Trump il potere di scegliere quali agenzie dell’Amministrazione chiudere o lasciare aperte. I democratici che non la pensano come Schumer dicono che la colpa dello shutdown ricadrebbe sui repubblicani (e un sondaggio pare confermarlo). In un’analisi, Aaron Blake (WP) argomenta che la destra “mostra crescenti segni di preoccupazione per le decisioni di Trump”.

Trump 2: tra Ue e Usa, rilanci a rimbalzo e borse giù
Trump, ci fa sapere la Ap, minaccia dazi del 200% sul vino, lo champagne e i liquori europei, dopo che l’Ue ha previsto, fra l’altro, dazi sul bourbon americano come ritorsione a quelli americani sull’acciaio e l’alluminio.

Il sussulto, fin qui a parole, nella guerra dei dazi con l’Ue coincide con l’insediamento in Canada, oggi, di Mark Carney come nuovo premier al posto di Justin Trudeau, che lascia dopo quasi dieci anni alla guida del Paese. La Cnn dedica a Carney un ritratto: avrà due compiti, indire – e cercare di vincere – nuove elezioni ed affrontare Trump, che finora è stato molto aggressico verso il Canada.

Le incertezze sulla guerra dei dazi e l’andamento dell’economia frenano Wall Street, che ieri è scesa del 10% sotto il suo massimo: una soglia che tecnicamente si chiama ‘correction’ e che aklimenta preoccupazioni e incertezze negli operatori e negli investitori.

Trump 2: ‘ius soli’ a Corte Suprema; giudice ordina riassunzioni
Ci sono due sviluppi giudiziari particolarmente interessanti e gravidi di potenziali conseguenze. Primo: Trump chiede alla Corte Suprema di autorizzare parziali limitazioni allo ‘ius soli’ sancito dalla Costituzione, per cui chiunque nasce sul territorio statunitense è cittadino statunitense. Trump vuole che tale diritto sia negato a quanti siano nati e nascano negli Stati Uniti, dopo il 19 febbraio, da genitori che sono illegalmente nell’Unione.

Il NYT ricorda che gli ordini di Trump sullo ‘ius soli’ sono stati bloccati da diversi giudici e spiega che l’Amministrazione ora chiede alla Corte Suprema che i blocchi si limitino ai singoli casi sottoposti ai giudici e non abbiano valenza universale.

Secondo: un giudice federale ha ordinato all’Amministrazione Trump di riassumere migliaia, e forse decine di migliaia, di lavoratori in prova licenziati in massa da diverse agenzie governative a partire dal mese scorso. Per il giudice, i licenziamenti sono stati decretati da un ufficio che non avevaì potere di deciderli.

E ancora l’Ap ci informa che il Doge ha sostituito l’avvocato in capo dell’Agenzia delle Entrate, William Paul, con Andrew De Mello, che non sarebbe ostile alle pretese del Dipartimento d’accedere ai dati in possesso dell’Agenzia, informazioni sensibili sui contribuenti statunitensi.

Da segnalare, infine, il brusco ritiro, da parte della Casa Bianca, della designazione di Dave Weldon alla guida del CDC, il maggiore organismo di controllo e di prevenzione delle malattie negli Usa. La designazione di Weldon, le cui posizioni sui vaccini sono contestate dalla comunità scientifica, è stata ritirata nell’imminenza della sua audizione in Senato. A giudizio dei media liberal, il ritiro è una sconfitta per Trump.

Trump 2: Ucraina, aspettando (e ascoltando) Putin
Sull’Ucraina, Trump aspetta ancora una risposta definitiva dal presidente russo Vladimir Putin all’ipotesi di una tregua di 30 giorni avanzata dopo i colloqui di martedì in Arabia Saudita tra Usa e Ucraina. Le dichiarazioni di ieri di Putin lasciano intravvedere una disponibilità della Russia, ma indicano ulteriori condizioni che Kiev dovrebbe osservare. Il dialogo tra Washington e Mosca è aperto e prosegue in queste ore.