Cronache USA / News
Trump 2: MO, Colombia, torna la legge del più forte, la Colt sul tavolo da gioco
Di Giampiero Gramaglia
È stata una settimana in cui è successo di tutto, la prima del secondo mandato di Donald Trump alla Casa Bianca: arresti e deportazioni di migranti e braccio di ferro con la Colombia, uno dei Paesi dov’erano stati spediti; la lite telefonica sulla Groenlandia con la premier danese Mette Frederiksen; sospensioni e licenziamenti dei dipendenti pubblici invisi alla nuova Amministrazione o che avevano incarichi giudicati superflui (ad esempio, quello di evitare discriminazioni); grazie a gogò, oltre che agli insorti del 6 gennaio 2021 – tutti liberi e con la fedina penale pulita -, anche a quanti ostacolarono con la violenza aborti legali (e ordine di non perseguire più in futuro comportamenti del genere, salvo casi di eccezionale gravità, cioè che ci sia il morto ammazzato).
E, sullo sfondo, in Medio Oriente, un atteggiamento che incoraggia Israele a non rispettare le tregue in atto né in Libano né nella Striscia di Gaza, dopo avere aperto un nuovo fronte in Cisgiordania, lanciando l’operazione militari Muro di Ferro. Comportamenti quanto meno avallati da Trump che, parlando a ruota libera, come spesso fa, prospetta di svuotare la Striscia e di lasciarla a Israele, trasferendo due milioni di palestinesi in Giordania e in Egitto (che Amman e Il Cairo non siano d’accordo, anzi nemmeno lo sappiano, è del tutto secondario).
Come in un classico western prima del gran finale, si assiste al ritorno della ‘legge del più forte’: Trump tratta con la Colt posata sul tavolo da gioco. La stampa di destra negli Usa racconta tutto ciò con toni epici: “Trump compie passi aggressivi”, scrive il Daily Signal. La stampa liberal è critica, ma velleitaria: ha il dubbio, che è una speranza, probabilmente un’illusione, che Trump, mettendo tanta carne al fuoco, si bruci. La magistratura mette paletti su provvedimenti anti-costituzionali, come la sospensione dello ius soli, ma non argina la marea di misure; e l’opposizione democratica, che dovrebbe cercare di farlo, sta ancora leccandosi le ferite del voto del 5 novembre e cercando una linea e un leader.
La tattica di Trump è quella di “esibire il potere”, noi diremmo di “mostrare i muscoli”; e di “testare i limiti” fin dove può arrivare, anche “allargando i campi”, aprendo così tanti fronti che gli avversari non sanno dove e come cominciare a rispondere: vale per i democratici, ma vale pure per l’Europa, al bivio tra condiscendenza e contrapposizione, almeno sul clima e sulla tecnologia.
Trump 2: Israele e Colombia, spigoli smussati
Tra domenica e lunedì, alcuni spigoli sembrano smussarsi. Nella Striscia di Gaza, Hamas si appresta a liberare Arbel Yehud, la donna ostaggio che doveva già tornare a casa sabato scorso, quando sono state restituite alle famiglie quattro giovani soldatesse, in cambio della scarcerazione di 200 detenuti palestinesi; e Israele lascia transitare verso Nord i palestinesi che vogliono rientrare nelle loro case.
In Libano, dopo che l’esercito israeliano ha fatto decine di vittime domenica, respingendo quanti volevano rientrare come previsto nei loro villaggi, la tregua è prorogata fino al 18 febbraio.
E secondo la Casa Bianca il presidente della Colombia Gustavo Pedro accetta di accogliere migranti colombiani espulsi dagli Stati Uniti, dopo avere rispedito indietro i primi due aerei – denunciando palesi violazioni dei diritti umani – e dopo un crescendo di minacce di dazi e di restrizioni sui visti dall’una e dall’altra parte – misure che restano congelate -. Fox News considera “un grave errore” l’atteggiamento colombiano: mai intralciare i piani di Trump.
Trump 2: il racconto e la realtà, intralci e intoppi
Che però non filano tutti lisci: nonostante le foto – ufficiali – di file di migranti in catene imbarcati su aerei che devono riportarli in patria, il ritmo degli arresti e delle deportazioni degli ‘illegali’ è inferiore agli obiettivi prefissati – bisogna passare da alcune centinaia a 1200/1500 al giorno – e così gli ordini diventano più stringenti, a rischio di prendere persone che non dovrebbero esserlo. E molti decreti esecutivi restano sulla carta o sono affermazioni di principio prive d’impatto pratico senza provvedimenti legislativi.
Si moltiplicano i casi che si prestano a ricorsi legali: 15 ispettori generali indipendenti che erano stati confermati dal Senato vengono licenziati senza il previsto preavviso di 30 giorni al Congresso perché la loro presenza intralcia i piani dell’Amministrazione. Trump nega di conoscerli, anche se, in buona parte, li aveva nominati lui nel suoi primo mandato.
Con l’opposizione alla deriva, il presidente ha un’autostrada politica aperta davanti a sé. Il Senato, dopo avere trangugiato la nomina di Pete Hegseth alla Difesa, avalla anche quella di Kristi Noem, governatrice del South Dakota, a responsabile della Sicurezza interna.
La donna che ammazzò a fucilate il proprio cane, perché non era buono per la caccia, non si farà certo scrupolo per qualche arresto di troppo fra i migranti, pur di raggiungere gli obiettivi prefissati dal suo boss.