In Parlamento
Superbonus, chiesto in Audizione l’immediato sblocco dei crediti incagliati
Di Giampiero Cinelli
Sbloccare e prorogare. In sostanza sono queste le richieste, anche accorate e connotate di preoccupazione, giunte ai deputati in occasione dell’Audizione, in Commissione Finanze, sul Decreto Legge riguardante la cessione dei crediti edilizi, con particolare riferimento al Superbonus. Il governo ha da poco varato un testo che proibisce la cessione dei bonus, l’acquisto da parte di enti pubblici e lo sconto in fattura (di cui all’articolo 121, legge 17 luglio 2020 n. 77). Contestualmente, però, c’è lo spauracchio dei crediti incagliati, cioè il denaro che le banche non riescono più a liquidare alle imprese a cui è stato commissionato l’intervento. In Commissione dunque si è ascoltato il parere delle associazioni più direttamente coinvolte, per capire meglio come conciliare, in fase di conversione in legge, la necessità di sventare il pericolo con la volontà di cambiare marcia.
L’allarme di Ance
L’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili, ha esortato ad agire immediatamente sui crediti incagliati, favorendo il ricorso ai pagamenti F24 (raccolti dalla banca e versati, a compensazione del credito di cui godrebbe anch’essa una volta liquidato il cliente) con un altro decreto legge senza aspettare la conversione di quello oggetto di audizione. L’urgenza è giustificata dai numeri: 32mila imprese a rischio, 340mila lavoratori e 115mila cantieri fermi o prossimi a fermarsi. Ance ha chiesto anche di conservare lo sconto in fattura per quanto riguarda il Sisma Bonus, con le parole del vicepresidente Stefano Betti.
Edifici sicuri
Concentrato sulle politiche anti-sismiche anche il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, il quale ha proposto di differire al 30 aprile 2023 lo stop sulla cessione credito. Siccome, pur essendo il decreto non retroattivo, finisce comunque per condizionare indirettamente tanti privati. Privati che, tra l’altro, secondo Spaziani Testa smetteranno di investire stante il nuovo regime. Ecco perché Confedilizia gradirebbe il mantenimento dello sconto in fattura e della cessione del credito per le case unifamiliari in tutto il 2023. Tra gli altri spunti, quello del miglioramento del meccanismo della detrazione, da spostare in avanti per chi non ha capienza sufficiente, favorendo la cessione del credito (sempre a beneficio dell’impresa incaricata) per l’efficientamento anti-sismico e l’eliminazione delle barriere architettoniche. Spaziani Testa si è detto consapevole della necessità di interventi di massa sul patrimonio immobiliare italiano, ma non è d’accordo con la direttiva europea sulla riqualificazione indotta e a tappe, consigliando apertamente al governo e alla Commissione di non recepirla.
Le idee di Confimi
«L’edilizia e la sua filiera sono cresciute grazie ai bonus, favorendo il Pil del 2021 e 2022. Ci auguriamo che questa dinamica non si arresti e vediamo di buon occhio il ricorso agli F24 – ha detto Nicola Fontanarosa di Confimi –. Non abbiamo compreso le ragioni del divieto d’acquisto per gli enti locali, da riconsiderare. Forse può servire per ripristinare la capacità fiscale». Poi Fontanarosa ha parlato dei cantieri e delle relative pratiche: «Le scadenze a dicembre 2023 mi sembrano non fattibili. Come associazione chiediamo la proroga di un anno per i lavori già autorizzati. Inoltre, impedire la cessione dei crediti è dannoso per gli incapienti (cioè chi non ha sufficiente reddito per detrarre e opta di dare il credito all’impresa), così i bonus sono utili solo per coloro con capacità fiscale elevata. Dunque noi penseremmo di spalmare su dieci anni invece che cinque la facoltà di detrazione fiscale». Fontanarosa ha continuato osservando che «L’obbligo di attestazione SOA entro il 30 giugno è problematico e andrebbe prorogato. Così come anche il Durc di congruità mette a rischio il contribuente di non beneficiare delle detrazioni e non risolve davvero l’esigenza di congruità». Confimi ha proposto anche una piattaforma per incrociare venditori e acquirenti dei crediti vigilando sulle speculazioni. Peraltro sono lunghe le tempistiche entro cui la banca decide di acquistare il credito, possono passare molti mesi. Un motivo anche questo, a detta di Confimi, per investire altri 10 miliardi nelle politiche edilizie, dato che comunque saranno centrali.
Patrimonializzare i crediti
Il presidente di Conflavoro Pmi Roberto Capobianco ha avvertito che le imprese da lui rappresentate pesano per 2 miliardi dei crediti incagliati. Ha quindi osservato che lo Stato potrebbe «acquistare i crediti delle nostre aziende e dare loro degli elementi che possono patrimonializzare con Btp e Ctz. Questa è una cosa che può essere fatta. Lo Stato si avvantaggerebbe acquistando i crediti con uno sconto e si produrrebbe una patrimonializzazione dei crediti, permettendo alle aziende di poter avere nuova liquidità, di poter effettuare nuovi lavori. Capobianco vorrebbe anche lo sconto in fattura sotto i 100mila euro. Favorevole all’uso dell’F24 e alla cessione del credito ma fino al 10%. Infine ha avanzato una norma per rendere non fallibili le aziende più in crisi coinvolte nella massa dei crediti incagliati.
Non tutti plaudono
C’è chi ha da ridire sulle politiche dei bonus edilizi. Il presidente di Assoimmobiliare Silvia Rovere ha valutato nel complesso la distorsione causata al settore e la conseguente inflazione dei costi, dati anche dai tempi brevi dettati, associati alla molta domanda. Secondo Rovere le normali dinamiche della rigenerazione urbana sono state alterate e non incentivate, visti i tanti blocchi dei cantieri. Assoimmobiliare è d’accordo con lo stop alle cessioni e reputa pressoché nulli i risultati sul rischio sismico: «Il 77% delle case in Italia ha una delle due classi energetiche più basse, contro il 30% ad esempio della Francia. Negli ultimi dieci anni in Europa si è investito in nuovi edifici di classe A mentre in Italia il settore è stato sostanzialmente fermo. Abbiamo investito in facciate e cappotti, che non incidono su questo e siamo stati fermi per il resto. Dobbiamo investire su questo», ha sottolineato la presidente di Assoimmibiliare.
Anche i commercialisti chiedono di aspettare
Salvatore Regalbuto, del Consiglio Nazionale Dottori Commercialisti, ha chiesto una proroga al 28 aprile (attualmente prevista per il 31 marzo 2023) del termine previsto per le comunicazioni di cessione o sconto in fattura. Dicendosi favorevole all’utilizzo dell’F24 e rimarcando che le categorie in maggiore difficoltà sono quelle delle piccole e delle abitazioni unifamiliari.