Chiunque abbia avuto la pazienza di seguirci in questi anni e conosce la realtà di UTOPIA, sa perfettamente che ad essere titolato a parlare di Abruzzo c’è solo una persona.
Non volendo però lasciare ad altri che a noi il “palco del venerdì”, proviamo indegnamente a dedicare alcune parole al voto di domenica ipotizzando gli scenari post-voto.
Innanzitutto, è inutile nascondere che il risultato della Sardegna ha alzato di molto il livello di attenzione nazionale al risultato. Una sconfitta può essere derubricata a un caso o a fattori puramente locali, due no.
La posta in gioco del voto di domenica è quindi molto alta.
La vittoria dell’uscente Marco Marsilio (Fratelli d’Italia) sarebbe una potente camomilla sulle tensioni interne alla maggioranza. Il volume delle dichiarazioni scenderebbe, si ridurrebbe il numero dei “distinguo” tra i singoli partiti, pur senza dimenticare il clima da campagna elettorale che ci accompagnerà fino alle Europee di giugno.
Una sconfitta invece, costituirebbe un potentissimo boost alle ambizioni del centrosinistra unito, che si chiami “campo largo” o “campo larghissimo” e, dall’altra parte, amplificherebbe un effetto depressivo già avviatosi post-Sardegna.
Cinque anni fa la vittoria in Abruzzo fu la prima affermazione politica forte di Giorgia Meloni. Un esponente della “generazione Atreju” che dopo un lungo percorso di opposizione arriva a prendere le redini di un Governo regionale.
In quel caso a farla da padrone era stato Matteo Salvini e la sua straordinaria ondata di consenso tra 2018 e 2019. Oggi la parte del leader è tutta di Giorgia Meloni, stretta tra la voglia di affermarsi sul palcoscenico globale e quella di non perdere nemmeno un millimetro di consenso interno per evitare scossoni e prime crepe nella sua esperienza di governo.
Ieri un caro amico, più volte da noi citato, ha sottolineato l’importanza dello “human factor” nella gestione della leadership politica, facendo il banale (ma geniale) esempio della valanga di msg Whatsapp presenti ogni mattina al risveglio sul cellulare della Premier.
Un potenziale “inferno” di richieste e recriminazioni di chi ha accompagnato il suo percorso politico ma non ne ha ancora colto la portata internazionale, zavorrandola su beghe politico-territoriali buone solo a rovinarle l’umore fin dall’inizio della giornata.
L’augurio per lei è che almeno lunedì a comparire sullo schermo siano solo congratulazioni e incoraggiamenti, anche critici se del caso.