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Riconnettersi con le persone, altro che geometrie di palazzo
Di Daniele Capezzone
Come ho scritto più volte in questa rubrica, la sinistra non ha certo bisogno dei miei consigli: sa benissimo sbagliare da sola, senza bisogno di consulenze esterne.
E tuttavia trovo abbastanza surreale il fatto che, per tentare di uscire dall’impasse in cui i progressisti si sono cacciati, si leggano e si sentano più che altro ricette legate a manovre di palazzo, a geometrie politico-istituzionali.
Esempi? Gran dibattito sul federatore prossimo venturo, oppure sulla necessità di una formazione centrista per completare l’offerta politica della coalizione. Per carità: si tratterà senz’altro di elementi utili. E solo i superficiali possono sottovalutare l’importanza della “toolbox” strettamente politica, cioè del complesso di attrezzi che possono aiutare uno schieramento sconfitto a rimettersi in partita.
Ma tutto questo dovrebbe venire dopo. Prima – molto prima – sarebbe necessaria un’operazione culturale di riconnessione con la common people. Dove vuoi andare se continui a negare che esista un problema di sicurezza? Dove vuoi andare se, rispetto alla questione dell’immigrazione, continui a parlare un linguaggio di pura accoglienza senza limiti?
Se viaggi contromano in autostrada, se corri in direzione opposta rispetto al sentimento popolare, non c’è tatticismo politicista che possa salvarti.