Politica

Priorità al paese, solo poi (anzi: di conseguenza) le questioni di “politics”

26
Settembre 2022
Di Daniele Capezzone

Inutile girarci intorno. Un risultato come quello di ieri apre le porte – nelle coalizioni e dentro ciascun partito – a rilevanti discussioni interne: chi per capire come capitalizzare il successo elettorale, chi per porre rimedio a sconfitte in qualche caso rimediabili, in qualche altro clamorose e perfino devastanti.

Dunque, non c’è da stupirsi se le questioni di “politics”, cioè di politica pura, avranno un peso forte: in termini di richieste di convocazioni congressuali, di messa in discussione di segretari di partito. Tutto normale, anzi fisiologico. 

Tuttavia, se dovessimo dare un consiglio a tutti (vincitori e vinti), suggeriremmo di privilegiare le priorità del paese. Questo non vuol dire posticipare le questioni interne: ma significa renderle consequenziali e conseguenti (logicamente e cronologicamente) rispetto ai progetti di ciascuno per l’Italia, in relazione alle diverse responsabilità decise dagli elettori. 

A coloro a cui è stata assegnata la responsabilità di governare, spetta il compito più delicato: trovarsi a Palazzo Chigi in un momento come questo è una sfida esaltante ma ad altissimo rischio. Dunque, ogni mossa partitica dovrà essere legata al contributo che ognuno dei partiti di maggioranza intende dare al governo, quale nuance, quale sfumatura vuole offrire. Il dibattito politico da quelle parti dovrebbe partire da qui: e da ciò far discendere linee politiche, discussioni congressuali, eventuali cambiamenti di organigramma.

Stessa cosa per chi ha ricevuto la responsabilità dell’opposizione: congressi e nuovi incarichi dovrebbero derivare dalla scelta di una certa piattaforma di opposizione invece di un’altra. 

Chiunque invece, da una parte o dall’altra, nella buona o nella cattiva salute politico-elettorale del proprio partito, desse l’idea di voler più che altro promuovere un regolamento di conti interno a prescindere dalle priorità del paese, sarebbe giudicato con giusta e comprensibile severità dagli elettori. Che hanno parlato ieri con scheda elettorale e matita: ma continuano a vedere e a sentire tutto, anche quando non si vota.

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