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Manovra e Consiglio Ue. Il 2024 fa sperare nella pace
Di Alessandro Caruso
Settimana clou per la legge di bilancio, che ha superato la prova degli emendamenti e si appresta a concludere il suo iter parlamentare, con l’approvazione finale prevista a fine dicembre. Come anticipato, l’intervento più sostanzioso riguarda la riduzione delle aliquote irpef su tre scaglioni: 23% fino a 28mila euro, 35% fino a 50mila euro e 43% oltre i 50mila euro e il taglio del cuneo fiscale che è stato esteso per redditi fino a 40mila euro (precedentemente era fino a 35mila euro), con benefici per ulteriori 3 milioni di contribuenti. Per i redditi inferiori a 20mila euro, viene introdotto un ulteriore sostegno percentuale, variabile tra 7,1% e 4,8% a seconda della fascia di reddito. Per i redditi da lavoro dipendente superiori a 20mila euro è prevista una detrazione addizionale pari a mille euro per redditi fino a 32mila euro, con riduzioni progressive fino a 40mila euro. Insieme queste due misure avranno un impatto di due terzi sui 30 miliardi di euro totali.
Al testo definitivo, comprensivo degli oltre 300 emendamenti approvati dalla Commissione bilancio della Camera con una seduta fiume di 44 ore, è stata allegata la relazione tecnica della Ragioneria che accerta la copertura delle misure di spesa, ma non sono emersi problemi per cui non è stato necessario il ritorno del testo in Commissione.
17 miliardi dei 30 che costituiscono la legge di Bilancio 2025, vanno a rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale già in essere sulle buste paga e la riduzione dell’Irpef agli attuali 3 scaglioni. Cambia però il meccanismo: il taglio non sarà più uno sconto sui contributi versati all’Inps sugli stipendi fino a 35 mila euro, ma un «bonus» per chi dichiara fino a 20 mila euro e uno sgravio fiscale per chi invece si trova nella fascia che va dai 20 mila ai 40 mila euro, con una graduale riduzione del beneficio a partire già dai 32 mila euro. Ma rispetto al vecchio taglio del cuneo, che se ne va in pensione a fine anno, per ottenere questi sgravi non si guarderà più allo stipendio, ma al «reddito complessivo». Insomma, può bastare una seconda casa in affitto per rimanere esclusi anche se la retribuzione è inferiore ai 40 mila euro.
L’altro importante impegno settimanale del governo è stato il Consiglio europeo. La pace in Ucraina torna in cima all’agenda ma questa volta con una apparente maggiore concretezza. Questo ultimo summit del 2024, infatti, sarà ricordato come l’incontro di pace più discusso dall’inizio della guerra nel febbraio 2022. Per il momento i leader evitano di discutere i dettagli. Per ora, però, l’UE si limita a ribadire un principio: nessun negoziato sull’Ucraina dovrebbe svolgersi senza il coinvolgimento dell’Ucraina stessa.
Nel suo discorso ai 27 leader europei, il presidente Volodymyr Zelenskyj ha affermato che la forte posizione dell’Ucraina al tavolo dei negoziati con la Russia in futuro dipenderà da esplicite garanzie di sicurezza. «Vogliamo la fine della guerra, vogliamo la pace, ma abbiamo bisogno di garanzie di sicurezza che ci aiutino a proteggerci domani. Ma quello che l’Europa potrà offrire non basterà», ha rimarcato in conferenza stampa precisando che «la vera garanzia è la Nato, che dipende dalle decisioni di europei e americani».