Non v’è dubbio che la prima speranza che affidiamo al nuovo anno è la pace! Se ne è fatto interprete solennemente e ripetutamente Papa Francesco, ne ha parlato con la consueta autorevolezza il Presidente Mattarella nel suo discorso di fine anno. Non è un pio desiderio ma una urgente necessità in un mondo infiammato che rischia di tracimare velocemente in una catastrofe globale. I tragici eventi del 7 ottobre del 2023 hanno innescato un cortocircuito drammatico che ha causato migliaia di morti e ridisegnato le gerarchie di potere nel Medio Oriente. Eterogenesi dei fini: la striscia di Gaza bombardata senza quartiere dalle reazioni israeliane, gli alleati dei russi fortemente ridimensionati (in Libia, in Siria, in Iran), i regimi sunniti e la Turchia amplificano la loro potenza. Tutto è cambiato e tutto può ancora cambiare alimentando una spirale di reazioni e contro reazioni. O invece può evolvere verso la stabilizzazione, ma la condizione è la creazione di uno Stato Palestinese al fianco di Israele, nella sicurezza reciproca.
L’indebolimento iraniano apre una opportunità senza precedenti per procedere in questa direzione. USA e UE lavorino con Israele e Palestina e con tutti gli attori interessati , a costruire un assetto pacifico e duraturo. La guerra contro l’Ucraina non cesserà se abbandoneremo l’Ucraina a se stessa. Non può farlo l’Unione Europea pena la perdita di forza e di deterrenza nei confronti della Russia. Non può farlo Trump che, al di là delle dichiarazioni o delle segrete speranze, non può dare partita vinta a Putin lasciando l’Ucraina al suo destino. La costruzione di un percorso che porti alla pace è strettamente collegato alla capacità degli alleati dell’Ucraina di fare fronte comune per negoziare con Putin da una posizione di dignità e di forza.