A tutto si fa l’abitudine. Anche all’ingovernabilità. È ciò che sembra stia succedendo in Francia, dove questa settimana è caduto il governo più breve della Quinta Repubblica, a guida Michel Barnier. Appena tre mesi di vita. E lo ha fatto in grande stile, come non succedeva dal 1962 (altro record). Grazie a una sfiducia parlamentare su una Legge di Bilancio che trasuda sacrifici. Ora tutta da reinventare prima della fine dell’anno. E potrebbe essere motivo di scontro con Bruxelles. Si tratta del terzo governo, o meglio tentativo di governo in appena due anni. La palla passa di nuovo al Presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, che parlerà ai francesi in diretta Tv. Ma che da Riyadh durante la sua visita ufficiale in Arabia Saudita, ha già rassicurato tutti: non si dimetterà fino alla scadenza di mandato, datata maggio 2027. I riflettori sono quindi puntati su Parigi per capire cosa succederà. Due le strade che il Presidente Macron ha davanti per tappare il buco Legge di Bilancio e costruire (nuovamente) in fretta e furia l’ennesimo tentativo di governo. Tenendo conto che l’Assemblea non potrà essere sciolta per un anno, come recita la Costituzione transalpina. Puntare di nuovo al centro, sul cosiddetto Arco Repubblicano e costruire un governo plausibilmente a guida socialista che escluda le ali, cioè i partiti di Le Pen (destra) e Mélenchon (sinistra). I numeri sarebbero esigui e la strada appare più in salita. Altrimenti sostituire semplicemente Barnier con un nuovo leader, lasciando intonsa l’attuale maggioranza andata sotto con la Legge di Bilancio. Una sorta di rapido, cinico maquillage, che prevede però l’appoggio esterno di Marine Le Pen.
La crisi francese consegna all’Italia il primato di governo più stabile d’Europa, nonostante il principale rimpasto della settimana: Tommaso Foti è stato scelto come nuovo ministro degli Affari Europei, delle Politiche di Coesione, del Sud e del Pnrr. Prenderà il posto di Raffaele Fitto ora Commissario Europeo per la Politica di Coesione e Regionale e anche Vice Presidente esecutivo della Commissione Ue.
La nomina di Foti, già anticipata ieri, è frutto della volontà di Giorgia Meloni di sistemare subito la faccenda della successione di Fitto con un profilo dello stesso partito e senza rimpasto di governo. Solo voci dunque, o anzi richieste non accolte, quelle secondo cui al ministero lasciato da Fitto sarebbe dovuto andare un esponente di Forza Italia.
Foti era finora il capogruppo alla Camera di Fratelli D’Italia. Passano dunque nelle sue mani i dossier strategici della gestione del Pnrr e dello sviluppo del Meridione.
Ma la bufera in Italia è in arrivo e potrebbe arrivare dal caso Stellantis. L’azienda automobilistica è in grave crisi (e non è la sola, basti pensare che Volkswagen dopo 87 anni di storia ha annucniato per la prima volta la chiusura di alcuni impianti), e nelle prossime settimane si provvederà al licenziamento collettivo di 97 lavoratori impiegati negli stabilimenti di Pomigliano d’Arco, Mirafiori, Piedimonte San Germano e Melfi, ritenuti esuberi per le esigenze produttive dell’azienda a causa della “volontà di Stellantis di cessare tutti i contratti in essere” dal 31 dicembre. La comunicazione è stata inviata ai sindacati di categoria. E la politica? Come reagirà?