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Italia 2025: cauto ottimismo con Pil e lavoro in crescita ma investimenti al palo

08
Gennaio 2025
Di Massimiliano Mellone

Il 2025 si preannuncia come un anno cruciale per l’economia italiana, con segnali di ripresa che si consolidano nonostante le sfide strutturali ancora in essere. In un contesto di perdurante instabilità globale, le prospettive economiche fornite da ISTAT e dalla Banca d’Italia delineano uno scenario intrigante e contrastante. Da un lato, si prevede un aumento del Pil, dall’altro gli investimenti e la situazione inflazionistica sollevano interrogativi su come il sistema economico reagirà ai cambiamenti in atto. Il mercato del lavoro mostra segni di maggiore dinamismo, con una significativa riduzione della disoccupazione, ma resta da vedere se questo sarà sufficiente a sostenere il benessere delle famiglie italiane.

Secondo il recente rapporto dell’ISTAT sulle prospettive economiche dell’Italia per il biennio 2024-2025, il Pil è previsto in crescita dello 0,5% nel 2024 e dello 0,8% nel 2025. Nel 2024, l’espansione è principalmente sostenuta dalla domanda estera netta, che contribuisce con +0,7 punti percentuali, mentre la domanda interna ha un impatto negativo di (-0,2 p.p.). La situazione cambierà nel 2025, con la domanda interna che diventerà il principale motore economico (+0,8 p.p.).

I consumi privati cresceranno grazie al rafforzamento del mercato del lavoro e all’aumento delle retribuzioni reali, passando dal +0,6% nel 2024 al +1,1% nel 2025. Tuttavia, gli investimenti fissi lordi subiranno un netto rallentamento: dal +8,7% del 2023, scenderanno a +0,4% nel 2024 e si fermeranno a zero nel 2025, a causa della fine degli incentivi fiscali all’edilizia, parzialmente compensati dalle misure previste dal PNRR e dalla riduzione dei tassi di interesse.

Nel 2024 si osserva una crescita robusta per il mercato del lavoro, con un incremento delle unità di lavoro (ULA) del +1,2%, superiore alla crescita del Pil. Tuttavia, nel 2025, le ULA e il Pil dovrebbero allinearsi con un aumento atteso dello 0,8%. Questo contesto contribuirà a una riduzione significativa del tasso di disoccupazione, previsto al 6,5% rispetto al 7,5% del 2023, con un ulteriore calo atteso al 6,2% nel 2025.

Attese confermate dalle proiezioni macroeconomiche di Banca d’Italia che indicano una crescita del Pil italiano dello 0,5% nel 2024, in linea con le stime ISTAT, e prevedono un’accelerazione nel triennio successivo, con tassi medi intorno all’1%, sotto la spinta dalla ripresa dei consumi e delle esportazioni. Anche Via Nazionale sottolinea il rallentamento degli investimenti a causa del ridimensionamento degli incentivi per l’edilizia, evidenziando il ruolo positivo dei progetti del PNRR e della riduzione dei costi di finanziamento.

Intanto, l’inflazione sembra avviarsi verso una fase di maggiore stabilità. Il rapporto dell’ISTAT e le proiezioni della Banca d’Italia convergono su un rallentamento significativo nel 2024, pur evidenziando alcune differenze nelle prospettive a breve e medio termine. 

Secondo l’ISTAT, la forte contrazione dei prezzi energetici risulta il principale fattore di moderazione nel 2024, con il deflatore della spesa delle famiglie che dovrebbe crescere solo dell’1,1%, in netto calo rispetto al +5,1% del 2023. Per il 2025, invece, si prevede un lieve rialzo al 2%, sostenuto dalla stabilità dei redditi e dall’aumento dei consumi. 

La Banca d’Italia conferma una dinamica inflazionistica contenuta, collocandosi all’1,1% nella media dell’anno in corso, all’1,5% nel successivo biennio e al 2,0% nel 2027. Sottolinea che al rialzo dell’inflazione contribuirebbero principalmente il venire meno del forte contributo negativo della componente energetica, ma considera anche altri fattori, come gli effetti temporanei dell’entrata in vigore della normativa ETS2 (EU Emission Trading System 2) nel 2027, che estenderà il campo di applicazione del sistema per lo scambio di quote di emissione nell’Unione europea alla vendita di carburanti e di combustibili per il riscaldamento degli edifici. L’inflazione di fondo sarebbe poco superiore al 2% nella media di quest’anno e scenderebbe a poco più dell’1,5% nel prossimo triennio, in cui le pressioni derivanti dall’aumento del costo del lavoro sarebbero in larga misura assorbite dai margini di profitto.

In sintesi, il 2025 si preannuncia come un anno di transizione per l’economia italiana, caratterizzato da un incremento moderato del Pil e da un mercato del lavoro in ripresa. La crescita sarà principalmente sostenuta dalla domanda interna, mentre gli investimenti affrontano sfide significative in seguito alla cessazione degli incentivi per l’edilizia. D’altra parte, l’inflazione mostra segni di stabilizzazione, offrendo così maggiori certezze. Sebbene il contesto globale continui a presentare elementi di instabilità, i segnali di miglioramento economico infondono un cauto ottimismo.

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