Cultura

“Istantanea digitale”: Fratelli d’Italia lancia il confronto per una nuova comunicazione libera, autentica e post-woke

17
Aprile 2025
Di Beatrice Telesio di Toritto

Una nuova libertà comunicativa, finalmente slegata dai vincoli ideologici e dai filtri digitali che per anni hanno condizionato il dibattito pubblico. È il messaggio che ha attraversato “Istantanea digitale”, l’evento organizzato da Fratelli d’Italia nella suggestiva Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano a Roma, il 16 e 17 aprile. Un incontro che ha messo al centro il ruolo della comunicazione nella politica contemporanea, tra crisi del mondo woke, algoritmi e libertà di parola.

Ad aprire i lavori, Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia: «È grazie alla comunicazione se ho fatto strada», ha dichiarato, ricordando con un filo di nostalgia i tempi delle mailing list. «È con una mailing list che ho costruito una rete di relazioni in tutta Italia, quando ero solo un giovane militante ed è lì che ho capito quanto la tecnologia possa rompere le gerarchie e democratizzare la politica», sottolineando così la natura liberatoria del digitale, a patto che non sia governato da regole imposte “dall’alto”.

Accanto a lui, Francesco Filini, responsabile dell’Ufficio Studi FdI, ha dato voce alla linea più netta del partito sul fronte delle battaglie culturali: «La cultura woke ha perso perché esistono i social. Se non ci fossero stati questi canali alternativi, oggi sarebbe ancora la cultura dominante». Per Filini, i social network hanno avuto un ruolo determinante nel contrastare la narrazione guidata da media e poteri istituzionali. Tra i nodi emersi con maggiore forza, anche quello della censura digitale, vissuta da molti non come un’ipotesi teorica ma come un’esperienza concreta. Nel suo intervento, Filini ha anche guardato al futuro: «Siamo di fronte a una nuova alba tecnologica, come quella degli anni ’90 con internet. L’intelligenza artificiale cambierà tutto, e non è un caso che Paesi come Russia e Cina stiano investendo in modo massiccio nel settore», ha avvertito, enfatizzando l’urgenza per l’Italia di dotarsi di una visione autonoma e strategica.

Ad aggiungere una prospettiva istituzionale al dibattito è stato Alessio Butti, sottosegretario con delega all’Innovazione tecnologica, intervenuto con un videomessaggio. «La vera sfida non è scegliere tra libertà e sicurezza, ma costruire un ecosistema che garantisca entrambe», ha dichiarato. Butti ha illustrato così le direttrici dell’azione di governo: maggiore trasparenza degli algoritmi, alfabetizzazione digitale diffusa, collaborazione tra istituzioni, piattaforme e società civile. «Non possiamo accettare un futuro in cui solo chi ha più dati o capitale possa influenzare l’opinione pubblica», ha aggiunto, rivendicando una visione di “libertà aumentata”, capace di proteggere i diritti senza rinunciare all’innovazione.

Nel corso dell’evento sono intervenuti anche Andrea Moi (responsabile del Dipartimento Comunicazione di Fratelli d’Italia), Alberto Di Benedetto (responsabile Social di Fratelli d’Italia) e Duccio Tronci (Ufficio stampa di Fratelli d’Italia), che hanno posto l’accento su un tema trasversale: la necessità di tornare a una comunicazione autentica, spontanea, svincolata da rigidità linguistiche o da forzature ideologiche. «La crisi del mondo woke è anche economica. Chi ne ha sposato la retorica ne ha pagato il prezzo», ha osservato Moi, con un avvertimento: «Non dobbiamo sostituire un’egemonia culturale con un’altra. La libertà di espressione è sacra, anche per chi non la pensa come noi».

Il dibattito della mattina si è poi spostato sul piano dell’informazione, con un secondo panel dedicato al futuro del giornalismo nell’era post-woke. Tra i protagonisti, la giornalista Brunella Bolloli (Libero) ha offerto un intervento incisivo, sottolineando come la chiarezza comunicativa e la libertà espressiva siano sempre stati valori fondanti per testate come la sua. «Il linguaggio non può essere imbrigliato da diktat ideologici», ha detto, criticando alcune forzature linguistiche e rivendicando un giornalismo diretto, comprensibile e vicino alle persone. Un linguaggio che non abbia paura di infrangere certi tabù, perché «la gente capisce molto più di quanto si pensi».


Alessandro Rico (La Verità) e Giovanni Marinetti (La7) hanno poi rafforzato il filo rosso emerso nei panel precedenti, mettendo in evidenza come il linguaggio e l’informazione siano oggi al centro di una sfida culturale profonda. Rico ha sottolineato la distanza crescente tra le élite mediatiche e il senso comune, parlando di un politicamente corretto confinato in bolle autoreferenziali e di nuove forme di censura mascherate da buone intenzioni. Marinetti, dal canto suo, ha evidenziato come anche nel mondo dello spettacolo e della cultura si inizi a riconsiderare il rischio di un’inclusività che esclude il dissenso. Entrambi hanno ribadito la necessità di un confronto pubblico autentico, libero da etichette e imposizioni ideologiche.

Nel terzo e ultimo panel della mattinata, il focus si è spostato sulle piattaforme digitali e sulle nuove forme di moderazione. Angelo Mazzetti, responsabile Public Policy di Meta, ha annunciato il cambio di rotta della multinazionale: meno fact-checking verticale, più coinvolgimento dal basso attraverso strumenti come le “Community Notes”. «Non si tratta di censurare, ma di arricchire il dibattito», ha spiegato, sottolineando come la trasparenza e la partecipazione siano ora al centro delle politiche di moderazione.

Un concetto ripreso anche da Anna Zizzola, policy manager di X, che ha raccontato l’evoluzione della piattaforma nel nome della libertà di parola. Le Community Notes – attive in quasi 200 Paesi – hanno dimostrato, secondo Zizzola, di poter contrastare la disinformazione in modo più credibile e condiviso rispetto ai vecchi sistemi. «Quando la correzione arriva dalla community, viene accettata con maggiore serenità», ha spiegato. Mattia Tarelli, di Google, ha invece evidenziato l’impatto delle normative europee sulla pubblicità politica. A breve, infatti, sarà impossibile per i partiti acquistare inserzioni su Google o YouTube, con il rischio concreto di impoverire il pluralismo digitale in periodo elettorale. Un tema che apre interrogativi profondi sulla democrazia nell’era digitale.

La seconda giornata dell’evento ha allargato ulteriormente lo sguardo, portando la riflessione sul terreno del rapporto tra politica e digitale nell’attuale fase storica, quella del governo Meloni. Un passaggio cruciale per comprendere come si stia ridefinendo la comunicazione politica in Italia, tra nuove tecnologie, disintermediazione e una sempre più marcata distanza dai vecchi paradigmi della mediazione giornalistica. Ad intervenire a conclusione della giornata anche Luigi Di Gregorio, Professore di Comunicazione Pubblica, Politica e Sfera Digitale e Web e Social Media per la Politica all’Università della Tuscia, che ha offerto una lettura lucida e sistemica dei nuovi equilibri. «Il digitale non sostituisce gli altri mezzi di informazione: in Italia, ad esempio, la televisione continua a mantenere un ruolo centrale. Tuttavia, con l’avvento delle nuove tecnologie, si va sempre più verso una forma ibrida, in cui le informazioni rimbalzano tra media tradizionali e piattaforme digitali», generando quindi un flusso continuo e interconnesso.

“Istantanea Digitale” si è così chiuso con una visione chiara: difendere la libertà di comunicazione non significa solo opporsi alla censura, ma anche costruire nuovi codici narrativi, capaci di restituire autenticità al linguaggio, trasparenza alla politica e pluralismo all’informazione. Un obiettivo che Fratelli d’Italia ha messo al centro, rivendicandolo come parte integrante della propria proposta culturale e strategica.

Fotografia di copertina, riprese e montaggi a cura di Simone Zivillica

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