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Intelligenza Artificiale e diritto: le sfide del futuro al centro del Convegno della Fondazione Luigi Einaudi
Di Beatrice Telesio di Toritto
L’intelligenza artificiale e le sue sfide sono sempre più al centro del dibattito pubblico, con implicazioni che si estendono dalla tecnologia al diritto, fino a toccare ogni ambito della società, dall’economia alla giustizia. A questi temi si è dedicato il convegno organizzato dalla Fondazione Luigi Einaudi, durante il quale è stato presentato il rapporto del Professor Giovanni Guzzetta, ordinario di diritto pubblico all’Università Tor Vergata, dal titolo Le sfide dell’intelligenza artificiale – Il diritto di fronte all’innovazione, l’innovazione come diritto.
Al centro del dibattito, la necessità di ridefinire il ruolo della tecnologia in un nuovo paradigma di pensiero che non si limiti a contrapporre interessi economici e diritti fondamentali. Infatti, attraverso il concetto di diritto all’innovazione, il Prof. Guzzetta mostra come l’IA possa rappresentare uno strumento per promuovere e tutelare i diritti fondamentali delle persone. L’Intelligenza Artificiale in questo senso rappresenta una svolta epocale per l’umanità e il suo impatto è destinato a trasformare radicalmente i paradigmi tradizionali in molteplici settori.
Ad aprire la discussione è stato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenuto in videocollegamento. Secondo il Guardasigilli, l’IA può essere paragonata all’invenzione dei caratteri mobili di Gutenberg, un’innovazione destinata a modificare profondamente il contesto sociale e giuridico. «ll ruolo dell’uomo, la sua capacità senziente e di ragionare in modo articolato, non potranno mai essere sostituiti da nessun sistema automatico, per quanto evoluto», ha sottolineato Nordio, concludendo poi col dire «l’IA non è soltanto una soluzione tecnologica o un’opportunità economica ma può anche essere un mezzo per ampliare i diritti fondamentali delle persone».
Uno dei contributi più incisivi è poi arrivato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica, Sen. Alessio Butti, che ha sfatato il mito secondo cui l’innovazione corra più veloce del diritto. «Non è vero che il diritto è incapace di stare al passo con l’innovazione. Al contrario, deve accompagnare l’evoluzione sociale, bilanciando gli interessi di chi fa business con quelli dei consumatori», ha affermato Butti. Il Sottosegretario ha poi lanciato un monito all’Unione Europea, sottolineando come i codici di condotta dell’AI Act non debbano risultare più restrittivi della normativa stessa, per evitare una paralisi normativa che potrebbe frenare lo sviluppo dell’IA nel continente. Fondamentale, infine, secondo Butti, anche la questione delle competenze multidisciplinari delle Autorità: «stiamo ragionando in un sistema dove l’ibridizzazione è realisticamente sovrana. Noi abbiamo delle autorità che non sempre sono all’altezza in questa direzione, quindi importantissimo questo ragionamento e siamo anche disponibili ad affrontarlo assieme».
Anche il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha posto l’accento sulla necessità di una regolamentazione più flessibile e settoriale. «L’IA è uno strumento di sviluppo, ma anche un mezzo di tutela, e non può essere regolata in modo uniforme per ogni ambito. Dobbiamo considerare le sue implicazioni in settori chiave come la scienza, la medicina e la giustizia», ha dichiarato Sisto.
Un punto critico è stato successivamente sollevato dalla professoressa Giusella Finocchiaro, esperta di diritto di Internet e docente all’Università di Bologna, che ha messo in guardia contro l’eccesso di regolamentazione. «Una normativa troppo rigida non tutela i diritti, ma piuttosto ostacola l’innovazione. Le imprese e i cittadini hanno bisogno di un quadro giuridico chiaro e comprensibile per poter programmare investimenti e azioni future», ha spiegato Finocchiaro.
Come emerge quindi dal rapporto di Guzzetta, il diritto deve evolversi di pari passo con l’innovazione, assicurando un equilibrio tra opportunità e tutela dei diritti fondamentali. Al centro del lavoro presentato, vi è la necessità di ridefinire i diritti fondamentali in chiave digitale. Secondo il Professore, «gli strumenti tecnologici non devono solo servire all’economia nazionale, ma anche rendere concretamente effettivi i diritti dei singoli». Ha inoltre proposto un rinnovamento delle Autorità di regolamentazione, dotandole di nuove competenze per affrontare le sfide dell’IA e garantire un equo bilanciamento tra diritti e opportunità. Un altro aspetto fondamentale toccato nel rapporto riguarda inoltre il trattamento dei dati personali: Guzzetta ha sottolineato che l’European Data Protection Board ha riconosciuto l’importanza di un approccio case-by-case per bilanciare gli interessi in gioco, evitando rigidità che potrebbero ostacolare l’uso dell’IA in contesti utili alla società.
Il convegno ha messo in luce come l’intelligenza artificiale possa essere tanto un’opportunità straordinaria quanto un rischio, se non adeguatamente gestita. In risposta alle sfide emergenti, il governo italiano sta lavorando per definire una regolamentazione chiara, in linea con l’AI Act europeo, con l’obiettivo di bilanciare lo sviluppo economico con la tutela dei cittadini. L’approccio dell’Europa dovrà basarsi su pragmatismo e una visione strategica, tenendo conto del fatto che l’Intelligenza Artificiale è più accessibile e meno onerosa di quanto spesso si creda. Il progresso tecnologico non deve essere visto con timore, ma piuttosto come un’opportunità per rafforzare e ampliare i diritti fondamentali. Il futuro dell’IA dipenderà quindi dalla capacità delle istituzioni di costruire un equilibrio tra innovazione e sicurezza, senza limitare le opportunità offerte dalla rivoluzione digitale.
Fotografia di copertina, riprese e montaggi a cura di Simone Zivillica