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Il ruolo chiave dell’idroelettrico per l’energia italiana. Il convegno alla Camera tra bilanci e snodi futuri

27
Febbraio 2025
Di Gianluca Lambiase

La produzione di energia idroelettrica in Italia rappresenta sempre di più una vera e propria eccellenza e una delle principali fonti di energia rinnovabile in grado di contribuire in modo sostanziale all’indipendenza energetica del paese.

Con un valore di circa 2 miliardi di euro l’anno e impiegando circa 12.000 lavoratori, nel 2023 i 4800 impianti idroelettrici italiani hanno prodotto energia elettrica sostenibile in grado di soddisfare il fabbisogno di oltre 15 milioni di famiglie.

All’indomani della presentazione del Clean Industrial Deal, tra nuovi equilibri geopolitici, competitività industriale e decarbonizzazione, sono ancora diversi i nodi da sciogliere in Italia legata alla produzione idroelettrica, dagli investimenti alle concessioni delle centrali che sono in scadenza nei prossimi anni e che rischiano di tenere dalla partita fuori gli operatori italiani.

Se n’è parlato nel corso del convegno, promosso da Elettricità Futura, “Idroelettrico, un valore per l’Italia” che si è svolto presso la Sala della Regina di Montecitorio e che ha visto coinvolti rappresentanti istituzionali e i principali player del campo energetico italiano.

“Fin dalla realizzazione della prima centrale italiana a Porto d’Adda nel 1895, l’energia idroelettrica ha rivestito un ruolo chiave nell’economia locale e nazionale, stimolando lo sviluppo industriale e la crescita dell’occupazione” ha dichiarato in apertura dei lavori il Presidente della Camera Lorenzo Fontana.

“Nel contribuire al processo di decarbonizzazione, questa fonte rinnovabile” – ha aggiunto Fontana – “svolge anche una funzione irrinunciabile nell’ambito delle azioni di adattamento ai cambiamenti climatici e di mitigazione dei loro effetti negativi. Tra tutte le tecnologie energetiche quella idrica ha infatti la più bassa intensità emissiva nel ciclo di vita. Altamente integrabile con altre fonti pulite come l’eolico e il solare, la sua programmabilità le consente inoltre di adeguarsi alle variazioni della domanda, fornendo stoccaggio e flessibilità operativa ai sistemi elettrici, essenziali per la stabilità e la sicurezza della rete”.

“L’idroelettrico è un settore che rappresenta il 35% dell’energia rinnovabile in Italia e quindi la fonte principale di energia decarbonizzata. 4 miliardi e 400 milioni di mc di acqua sono archiviati e garantiti da impianti che producono non solo energia ma distribuiscono anche acqua potabile” ha sottolineato il Presidente di Elettricità Futura Gianni Vittorio Armani.

“L’idroelettrico è una risorsa fondamentale per la sicurezza del sistema energia in Italia. Ma oggi è importante pensare all’idroelettrico non come un’infrastruttura che ha finito il suo ciclo e che rimarrà per altri 150 anni. L’idroelettrico ha bisogno di investimenti: solo l’80% della capacità degli invasi è effettivamente autorizzata e oggi sfruttata. Esiste quindi ancora un grande potenziale di crescita. Sono stati stimati 15 miliardi di investimenti dal settore per poter rilanciare questo comparto e garantire all’Italia un futuro per questa risorsa che ci ha seguito per 150 anni di storia”.

Tra i principali nodi che stanno coinvolgendo il settore idroelettrico c’è proprio quello che riguarda la gestione delle concessioni delle centrali. Attualmente, gran parte delle infrastrutture idroelettriche italiane è gestita da operatori storici che hanno sviluppato e mantenuto nel tempo questi impianti, garantendo un’importante quota della produzione di energia rinnovabile. Tuttavia, con la scadenza delle concessioni, si sta aprendo la possibilità che nuovi soggetti, anche esteri, possano entrare nel mercato attraverso gare pubbliche per l’assegnazione degli impianti.

Questo scenario ha sollevato interrogativi e preoccupazioni, soprattutto per il rischio che asset strategici finiscano sotto il controllo di grandi fondi di investimento stranieri, i quali potrebbero privilegiare logiche di profitto rispetto alla sostenibilità e alla stabilità del sistema energetico nazionale.

“L’obiettivo è mantenere in mani nazionali, i produttori d’energia, e non puramente in mani finanziarie quello che è un patrimonio enorme come il nostro idroelettrico” ha dichiarato nel corso del convegno il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto.

“Non mi si venga a dire che c’è la golden power perché la golden power la si può applicare solo in situazioni particolari. È chiaro che è cambiata un’epoca in questi anni: nella Legge sulla concorrenza del 2022 non c’erano condizioni di percezione di quanto sia importante mantenere in mani nazionali e sui produttori le concessioni idroelettriche. Oggi dobbiamo lavorare rispetto al vincolo del Pnrr, che prevedeva la gara pura e semplice. Sostanzialmente si tratta di lavorare per superare questo, per arrivare a dei modelli di rinnovo. Qualcuno la chiama proroga, io dico rinnovo contrattato naturalmente col soggetto che ha la titolarità, che in questo caso sono le Regioni, e che mantenga in mano nazionale la proprietà degli impianti e naturalmente le garanzie di investimenti opportuni. Non parlo di modificare l’articolo 7 del Concorrenza 2022 ma di aggiungere soluzioni, poi, prima di tutti, saranno le Regioni a scegliere”.

“La fonte idroelettrica nel panorama energetico italiano è importantissima, ha dato la possibiltà di realizzazione tutta la rete ferroviaria agli inizi del 900 e rappresenta un terzo di tutta la fonte rinnovabile” ha dichiarato a margine del convegno Luca Squeri, deputato Forza Italia. “Sappiamo che non c’è una sola energia che risolve tutti in nostri problemi ma un mix energetico e in questa ottica sicuramente l’idroelettrico è determinante per dare risposte efficaci ai problemi che abbiamo. Rispetto al problema del rinnovo delle concessioni abbiamo sicuramente sbagliato a vincolare a gare che innescano tutta una serie di meccanismi penalizzanti per l’Italia, uno fra tutto quello dei ricorsi che ritardano gli investimenti che invece sono da fare immediatamente. C’è poi il tema dei paesi stranieri che magari non hanno quell’attenzione e quella vicinanza ai bisogni delle comunità dove questi impianti sono collocati. La nostra proposta è tornare con forza in Europa per rivedere questo vincolo e dare la possibiltà di un rinnovo anche a fronte di un impegno di investimenti che sarebbero non meno di 15 miliardi e che rappresenterebbe un grande beneficio per l’Italia”.

“L’importanza dell’idroelettrico è nel DNA e nella storia dell’industrializzazione del nostro paese” ha aggiunto Vinicio Peluffo, deputato del Partito Democratico. “È giusto e utile ricordarcelo in un momento di transizione ecologica e digitale in cui l’idroelettrico non ha solo dalla sua parte la forza della storia ma anche per l’importanza che ha rispetto al mix energetico. È la principale fonte rinnovabile, è quella che consente la programambilità maggiore e che in questo momento ha un’esigenza urgente di investimenti per manutenzioni straordinarie e ordinarie ma anche per mettersi al passo con i cambiamenti climatici. Per fare questo c’è bisogno di dare certezze agli investitori e per questo abbiamo presentato a più riprese emendamenti che vanno in una sorta di quarta via che non è il rinnovo automatico delle concessioni ma una riassegnazione che pone al centro un piano di investimenti che dialogano con il territorio e che mettono al centro le scelte di investimento necessarie”.