Economia

IA, regole e connessioni: la crescita economica passa per le tlc

20
Marzo 2025
Di Paolo Bozzacchi

(Intervista pubblicata su l’Economista, inserto economico de Il Riformista)
Il quadro regolatorio europeo si adegui alle dinamiche industriali e di mercato: parla Antonio Manganelli, professore di diritto e politiche della concorrenza, Università di Siena.

Nelle ultime settimane, il settore delle telecomunicazioni è stato al centro di grandi trasformazioni che avranno impatti rilevanti su un comparto che sta cercando di innovarsi. Possiamo aspettarci misure legislative finalizzate ad accompagnare questa trasformazione, in linea con quanto auspicato da Mario Draghi nel suo rapporto sul futuro della competitività europea? 
«Come comunicato esplicitamente dalla Commissione nel suo working programme 2025, è previsto per il 2025 il Digital Network Act, che avrà come obiettivi creare opportunità per la gestione transfrontaliera delle reti e la fornitura di servizi, migliorando la competitività del settore e il coordinamento dello spettro. Se e come questo atto riuscirà ad impattare sui problemi del settore è ancora molto incerto. Un aspetto cruciale, oltre a quello di un maggiore consolidamento, è la necessaria ridefinizione di alcuni concetti base del quadro regolatorio, al fine di adeguarli alle dinamiche industriali e di mercato attuali. Questa attività legislativa a livello europeo potrebbe e dovrebbe essere accompagnata anche da una normazione nazionale, soprattutto rivolta a rivedere obblighi ulteriori, soprattutto dal lato della domanda, che non sono previsti dalle norme europee e che per questo creano anche uno svantaggio economico-competitivo delle nostre imprese». 

Tra le possibili innovazioni del settore c’è anche l’utilizzo delle tecnologie satellitari nelle aree remote del paese non ancora raggiunte dalla banda ultralarga e dal 5G. Ritiene che possano essere un valore aggiunto?
«Le comunicazioni satellitari, attraverso reti di satelliti a bassa quota, possono rappresentare un complemento di mercato alla fornitura di servizi BB in aree molto remote, ma non sembra possano rappresentare (almeno nel breve termine) un sostituto dei servizi esistenti in altre aree. I servizi di comunicazione satellitare BB sono già disponibili ai consumatori ed i costi sono diminuiti rispetto agli anni precedenti: in Italia sono state stimate circa 50mila utenze attive. Sono, peraltro, possibili future sinergie con gli operatori di telecomunicazioni esistenti, in un’ottica di complementarità funzionale, che la regolazione deve tenere in considerazione».

In che modo l’IA sta rivoluzionando il mondo delle telecomunicazioni? 
«L’IA nel mondo delle telecomunicazioni sta avendo un impatto soprattutto sull’efficienza di alcuni processi produttivi delle imprese, in modo non dissimile ad altri settori. Ad esempio nell’ottimizzazione e gestione delle reti, soprattutto, ma non esclusivamente 5G, nei sistemi di IoT, ed anche a livello di gestione e cura della clientela, ad esempio con la fornitura di agenti e assistenti AI. Non credo possano esserci, invece, sviluppi nel senso di una partecipazione delle telco nella catena del valore della AI, in considerazione del ruolo altamente residuale che si è determinato nei servizi di cloud computing, che è una parte essenziale della catena della AI generativa. Discorso parzialmente diverso potrebbe farsi se si potranno sviluppare diffusamente sistemi di AI generativa in cui la capacità computazionale viene allocata nell’edge e nel terminale, senza dover fare affidamento a fornitori di servizi cloud».

Per vincere la sfida dell’IA è prioritario puntare sulla diffusione delle competenze digitali, ambito su cui il nostro Paese è ancora molto indietro. In che modo è possibile colmare questo?
«Il ritardo delle competenze digitali, sia generaliste sia specifiche, è un problema che affligge il nostro paese, a prescindere dalle specificità dell’intelligenza artificiale. Nel 2023, solo il 45,8% della popolazione possedeva competenze digitali di base, posizionandosi al quintultimo posto nell’Unione Europea. Questo dato si riflette ovviamente anche nella digitalizzazione delle imprese, di cui solo il 5%, al 2023, ha adottato soluzioni di intelligenza artificiale (dato inferiore alla media europea). Affrontare la carenza di competenze digitali in Italia richiede un approccio complesso, parzialmente in corso, che integri istruzione, formazione della forza lavoro, inclusione digitale e investimenti in infrastrutture tecnologiche ed incentivazione dell’imprenditorialità e dell’innovazione digitale».