Esteri

Guerra Israele-Hamas: Gaza attende l’attacco, è disastro umanitario

16
Ottobre 2023
Di Giampiero Gramaglia

Decimo giorno della guerra tra Israele e Hamas, che ha già fatto almeno 2750 vittime a Gaza, fra cui 14 operatori Onu uccisi dalle bombe israeliane, quasi 10 mila feriti e un migliaio di dispersi. Nella Striscia, gli sfollati sono almeno 600 mila, su una popolazione di oltre 2.200.000 persone.

Gli ospedali, strapieni, stanno esaurendo il carburante per i generatori. Gli obitori sono al collasso: le salme vi affluiscono a un ritmo maggiore dei parenti che le reclamano. Israele, dal canto suo, lamenta le quasi 1.500 vittime delle incursioni terroristiche di sabato 7 ottobre e i circa 150 ostaggi catturati. 1500 i miliziani palestinesi ‘neutralizzati’ dalle forze di sicurezza israeliane.

A Gaza, nonostante il ritorno dell’acqua in alcune aree, c’è la sensazione d’una catastrofe umanitaria imminente. Si susseguono indicazioni contraddittorie sulla riapertura del valico di Rafah tra Gaza e l’Egitto, che resta al momento chiuso anche ai palestinesi con doppio passaporto. Il Cairo subordina la riapertura all’autorizzazione al transito di viveri e medicinali verso la Striscia. La fuga da Gaza è anche contrassegnata da tragedie: secondo fonti palestinesi, 70 persone, per lo più donne e bambini, sono stati uccisi quando un bombardamento israeliano ha colpito un convoglio di mezzi diretto dal Nord al Sud della Striscia.

L’attesa della fase di terra della guerra di Israele contro Hamas, che pare scontata, si fa di ora in ora più spasmodica. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ribadisce l’intenzione di “demolire Hamas” e annuncia che “la fase due sta per cominciare”. Secondo fonti militari israeliane, l’attacco di terra, quando ci sarà, sarà la maggiore operazione militare condotta da Israele dopo l’invasione del Libano nel 2006. E sarà anche la prima volta che Israele cercherà di occupare del territorio, almeno temporaneamente, dopo l’invasione di Gaza nel 2008.

Si teme un allargamento del conflitto, contro cui lavora il segretario di Stato Usa Antony Blinken, che, dopo Israele, ha visitato vari Paesi arabi, fra cui Arabia saudita e Qatar, e che al Cairo sta cercando di sbloccare la situazione al valico di Rafah, da una parte, e di evitare il coinvolgimento d’altri Paesi, dall’altra, oltre che di ottenere la liberazione di ostaggi.

I libanesi – scrive Politico – trattengono il fiato per la paura che la milizia sciita filo-iraniana Hezbollah attacchi da nord Israele: ci sono già state scaramucce e tiri di razzi e missili incrociati, mentre l’aviazione israeliana ha condotto raid preventivi sugli aeroporti di Damasco e Aleppo. L’Unifil, la forza di interposizione dell’Onu lungo la frontiera tra Libano e Israele, valuta il da farsi.

Incidenti vengono segnalati in Cisgiordania, a Gerico, con un morto palestinese e diversi arresti: segno, forse, che il fuoco cova sotto la cenere pure lì. Da Gerico sono rientrati in Italia i carabinieri che vi erano di stanza, per l’impossibilità di svolgere la loro missione.

Dagli Stati Uniti, il presidente Joe Biden rinnova il sostegno a Israele, ma avverte che occupare Gaza sarebbe un errore e fa un distinguo tra Hamas ed i palestinesi, che non si riconoscono tutti nella sigla. Sono 29 i cittadini americani uccisi negli attacchi di Hamas in Israele e 15 i dispersi, potenzialmente ostaggi: sulla loro sorte, Israele e Stati Uniti si scambiano informazioni d’intelligence.

L’Iran minaccia “conseguenze” se Israele dovesse occupare Gaza. La Cina pare inclinare alla causa dei palestinesi. La Russia trae oggettivamente vantaggio da una situazione che distrae l’attenzione dell’Occidente dalla guerra in Ucraina. L’Ue, dopo un consulto dei ministri degli Esteri dei 27, convoca per domani un Vertice straordinario, ma non pare avere la forza di incidere. Nella lettera d’invito ai leader, il presidente Charles Michel scrive: “E’ della massima importanza che, in linea con i trattati e i nostri valori, definiamo la nostra posizione comune e stabiliamo una linea d’azione chiara e unitaria che rifletta la complessità della situazione in corso”.

In Italia, i sentimenti di solidarietà verso Israele, dopo l’attacco terroristico più grave nella storia, secondo solo all’11 Settembre 2001, sono ravvivati, nella giornata odierna, dai sensi di colpa suscitati dall’80o anniversario del rastrellamento degli ebrei nel ghetto di Roma: dei 1260 deportati circa, solo 16 tornarono, 15 uomini, una donna, nessun bambino. Misure di sicurezza eccezionali sono state disposte per le celebrazioni, mentre tutta l’Europa teme incidenti anti-semiti e innalza misure di sicurezza e di prevenzione.

La Francia, in particolare, ha mobilitato 7.000 militari, dopo un’aggressione letale in una scuola ed allarmi in una moschea, al Louvre, a Versailles.

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