Politica
Funerali Papa Francesco: Roma ‘Caput Mundi’. Re, presidenti, premier da 170 Paesi
Di Giampiero Gramaglia
Essere «Caput Mundi» è nel DNA di Roma. Ma raramente l’espressione sarà stata vera come sabato 26 aprile, quando, in occasione dei funerali di Papa Francesco, le delegazioni di almeno 170 Paesi confluiranno in città, alcune guidate al massimo livello da re, presidenti e premier. Tuttavia, una partecipazione così massiccia e di così alto livello non è necessariamente destinata a tradursi in occasioni di dialogo, al di là dell’incontro di cortesia, e tanto meno di negoziato.
Un tempo, quando i ritmi erano meno frenetici e i tempi di viaggio imponevano soggiorni meno concitati, i funerali di re e regine – grandi riunioni familiari di cugini e cugine – erano anche opportunità diplomatiche. Più che fare la pace, potevano servire a combinare matrimoni (che diventavano alleanze). Oggi non è così: molti leader arriveranno la mattina per ripartire subito dopo l’evento. Il presidente USA Donald Trump sbarcherà a Roma domani sera con la moglie, la First Lady Melania, e ripartirà subito dopo le esequie: per il gioco dei fusi orari, sarà di ritorno nella sua dimora in Florida sabato sera, in tempo per festeggiare il 55º compleanno di Melania.
Illusorio, dunque, immaginare che sabato possa essere il momento di un negoziato commerciale UE-USA, anche se, oltre a Trump, ci saranno i tre presidenti del Consiglio, della Commissione e del Parlamento europei: Antonio Costa, Ursula von der Leyen e Roberta Metsola. Incontri sono possibili, trattative meno.
Conta anche il gioco delle vicinanze: le delegazioni saranno piazzate in ordine alfabetico secondo l’alfabeto francese, che è la lingua della diplomazia vaticana. Trump, dunque, sarà relativamente vicino, ad esempio, al presidente francese Emmanuel Macron («États-Unis» e «France»), ma lontano dai rappresentanti dell’UE («Union européenne») e dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky («Ukraine») – il che potrebbe non essere un male, dato che il clima tra i due è tornato turbolento. Zelensky, che sarà con la moglie Olena, ha già fatto sapere di voler vedere Trump: un rischio, dopo il fallimentare faccia a faccia nello Studio Ovale a fine febbraio.
Inoltre, il livello delle delegazioni non è spesso equivalente. La Gran Bretagna sarà rappresentata dal principe William, figura di prestigio ma senza ruolo politico – con lui ci sarà però il premier Keir Starmer –; la Germania dal presidente Frank-Walter Steinmeier, figura istituzionale paragonabile al nostro presidente Sergio Mattarella e priva dei poteri di un Trump o di un Macron (anche Steinmeier sarà «scortato» dal cancelliere uscente Olaf Scholz). Ci saranno capi di Stato e di governo, re e regine, rappresentanti di organizzazioni internazionali e leader spirituali.
E bisogna pure fare i conti con le assenze. Ad esempio, per parlare di pace in Ucraina, mancherà il presidente russo Vladimir Putin; e per discutere di Medio Oriente, non ci saranno molti degli attori principali, a cominciare dal premier israeliano Benjamin Netanyahu. Se avessero deciso di essere presenti, Putin e Netanyahu avrebbero imbarazzato il governo italiano: in teoria, l’Italia dovrebbe arrestarli entrambi appena mettono piede sul suolo nazionale, poiché colpiti da mandati di cattura della Corte penale internazionale dell’Aja per crimini di guerra contro l’umanità.
Per la Russia ci sarà la ministra della Cultura Olga Lyubimova. Per Israele, solo l’ambasciatore presso la Santa Sede, Yaron Sideman, che – nonostante i post di cordoglio delle sedi diplomatiche siano stati fatti cancellare dal governo israeliano – ha ritwittato su X il messaggio di condoglianze del presidente Isaac Herzog. La Cina non ha ancora annunciato chi la rappresenterà, ma ha già incassato la rinuncia alla partecipazione del presidente di Taiwan, William Lai: ci sarà l’ex vicepresidente, il cattolico Chen Chien-jen. Il Vaticano è uno dei 12 Paesi al mondo che riconoscono Taiwan e non la Cina.
Sugli aspetti organizzativi dei funerali di Papa Francesco ci aiuta Laurence Figà-Talamanca, che li sta seguendo per l’ANSA. La macchina operativa lavora a pieno regime per garantire l’accoglienza negli aeroporti della capitale, la sicurezza, le scorte. Fino al sagrato di San Pietro, dove entrerà in gioco il cerimoniale della Santa Sede, cui spetta definire – tra l’altro – posti a sedere e priorità protocollari.
Per gestire l’accoglienza di tanti ospiti illustri in arrivo a Roma nel giro di poche ore, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha riunito la segreteria generale e il cerimoniale diplomatico della Farnesina, la Guardia di Finanza e i Carabinieri del Ministero.
In prima fila, ovviamente, sovrani, presidenti e premier; più indietro le delegazioni con ministri o ambasciatori. A stabilire chi siede accanto a chi sarà – come già detto – l’ordine alfabetico francese: fu già così per le esequie di Giovanni Paolo II nel 2005, le prime ad assumere il peso di un evento mondiale. I primi posti saranno per l’Argentina di Papa Bergoglio, con il presidente Javier Milei, atteso a Roma domani mattina e ipocritamente dimentico degli attriti del passato, quando definì Francesco «un imbecille» e «un diavolo»; accanto, il Brasile con Luiz Inácio Lula da Silva – i due non si amano.
Fra i monarchi, ci saranno il re di Spagna Felipe e la consorte Letizia, con tre ministri ma senza il premier Pedro Sánchez; il re del Belgio Filippo e la consorte Matilde, con il premier Bart De Wever; il re di Svezia Carlo XVI Gustavo e la consorte Silvia, con il premier Ulf Kristersson; il principe ereditario di Norvegia Haakon e la principessa Mette-Marit; e il principe di Monaco Alberto con la moglie Charlène. Hanno invece rinunciato i reali olandesi, Guglielmo Alessandro e Máxima, per la concomitanza con il Giorno del Re, che celebra il compleanno del sovrano.
In piazza San Pietro ci sarà anche il segretario generale dell’ONU António Guterres. Ospiti sono attesi dall’Africa, dall’Asia e dal mondo arabo; e ci saranno leader religiosi di tutte le fedi. Dal Cairo è attesa una delegazione di alto livello di Al-Azhar, la più importante istituzione islamica sunnita al mondo, forse proprio con il grande imam, sceicco Ahmed el-Tayyeb, che ha ricordato con un messaggio di cordoglio «il nostro caro amico Papa Francesco che ha dedicato la sua vita al servizio dell’umanità».
Non esiste ancora un calendario di bilaterali a margine delle esequie. Non è escluso che Trump possa averne, anche se al momento non c’è nulla di strutturato o annunciato. Anche altre cancellerie e l’UE stanno valutando opportunità e possibilità.
