Difficile immaginare che si muova qualcosa di importante prima che si compiano le elezioni tedesche e si risolva la crisi politica in Francia.
Eppure il mondo non aspetta: Trump si insedia il 20 gennaio 2025, si susseguono svolte cruente in Medio Oriente, si inasprisce la situazione in Ucraina, in Georgia la speranza e il sogno europeo restano vivi nel cuore di migliaia di giovani che scendono nelle piazze, in Romania si reitera il tentativo russo di manomettere le elezioni, la crisi sociale e la crisi industriale si fanno più acute e coinvolgono settori e comparti importanti.
Aspettando Francia e Germania, l’Italia può cogliere il momento per riprendersi un ruolo di punta nell’iniziativa europea.
Ma non può guardarsi allo specchio beandosi della sua stabilità a fronte delle disgrazie altrui.
Deve agire e deve farlo attraverso un concorso esplicito che coinvolga Governo e opposizioni, attraverso un atto parlamentare su un punto nevralgico e decisivo: la decisione di emettere eurobond per finanziare difesa e sicurezza, transizione ecologica, politica industriale e transizione digitale.
Come scrive Draghi nel suo rapporto, occorre trovare risorse finanziarie non inferiori a 600 miliardi all’anno per recuperare competitività e rafforzare la coesione sociale, altrimenti saremo condannati alla irrilevanza e fagocitati dai morsi del populismo e dell’antieuropeismo.
Essere leader significa sfidare l’ordinarietà della politica e assumere iniziative coraggiose. Questo riguarda la presidente del consiglio e i capi delle forze di opposizione.
Sarebbe davvero un giorno storico se nelle prossime settimane, aspettando gli sviluppi franco-tedeschi, il Parlamento Italiano votasse un atto di indirizzo a larga maggioranza sul tema degli eurobond, sarebbe una dimostrazione di lungimiranza e di forza con un potenziale di contagio enorme in tutte le capitali europee.