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Finlandia, come evitare il rischio sovranismo alle prossime europee

05
Aprile 2023
Di Gianni Pittella

Che le elezioni politiche in Finlandia e quelle regionali in Friuli, con la vittoria delle forze sovraniste, siano l’antipasto di ciò che potrebbe accadere alle prossime europee, mi sembra avventato affermarlo non fosse altro che per la campionatura inadeguata che le due realtà, benché importanti, rappresentano.

Ciò che invece mi fa riflettere è il tempo che stiamo vivendo, un tempo, un contesto che si ripetono ciclicamente, che ciclicamente sono il terreno di coltura delle forze sovraniste ed antieuropee.

Lo abbiamo visto in passato, dopo l’attacco alle Torri Gemelle vi fu una lunga stagione di “paura” nel mondo, e nutrendosi di questo sentimento ebbero la meglio i soggetti politici capaci di evocare risposte protettive, chiusure nelle piccole patrie, scudi verso l’altro da sé.

L’impasto tra minaccia terroristica e flussi migratori fu un potente alimentatore della offerta politica della destra isolazionista, nazionalista, xenofoba.

Poi dal 2008 il disastro finanziario che partì dagli USA e attraversò le vene profonde di tutto il mondo, la crisi sociale che ne fu conseguenza e la politica di austerità cieca che fu intrapresa, determinarono un nuovo scenario in cui, sullo sfilacciamento e la emarginazione di larghe aree sociali e territoriali la destra sovranista e i populisti di ogni latitudine offrirono una risposta di propaganda: dall’Italexit alla Brexit, all’America First vi fu un fiorire di slogan efficaci per la pancia e assai dannosi per i cittadini.

Ma questo è il brodo di cultura da cui si nutre la destra dei Trump e della Le Pen, di Farage e di tutti i campioni della propaganda populista sulla pelle della gente.

Oggi il paesaggio è punteggiato da evidenti e grandi criticità, siamo usciti da una pandemia e nostro malgrado ci stiamo ritrovati con una guerra nel cuore dell’Europa.

L’inflazione torna a galoppare, cresce il disagio sociale, i guai del pianeta spingono sempre di più ingenti flussi di migranti dall’Africa verso l’Europa, la socialdemocrazia non riesce a definire un nuovo compromesso sociale e le democrazie liberali fanno fatica ad adeguarsi alla modernità e i sistemi illiberali e monocratici avanzano con prosopopea e prepotenza.

L’Unione Europea dopo lo slancio poderoso del piano di ripresa di resilienza sente il peso paralizzante delle sue divisioni mentre dovrebbe oggi più che mai unirsi in politiche intelligenti di governo delle migrazioni e dotarsi di risorse finanziarie adeguate per compiere la transizione ecologica e digitale ed essere competitiva nel mondo.

Questo è lo scenario che vedo ed è ciò che davvero mi preoccupa guardando al futuro.
Se non riusciremo a modificare questo paesaggio l’esito politico ed elettorale temo sarà inevitabile!
A questa riflessione dovrebbe dedicarsi l’insieme delle forze europeiste riformiste e progressiste e trovare un idem sentire e un idem agire.