La settimana che si chiude ha visto l’Europa tornare prepotentemente al centro del dibattito politico italiano e internazionale. Tra manifestazioni di piazza, dichiarazioni che dividono e vertici diplomatici ad alta tensione, la politica si è mossa su più fronti, cercando di definire il futuro del nostro continente in un contesto di crisi e trasformazione.
Sabato scorso, a Roma, Piazza del Popolo si è riempita di bandiere blu con le stelle dorate. Migliaia di persone si sono radunate per la manifestazione “Una piazza per l’Europa”, un appuntamento promosso da forze politiche di opposizione, sindacati, amministratori locali e cittadini comuni. L’intento? Ribadire l’attaccamento ai valori fondanti dell’Unione Europea in un momento in cui l’europeismo sembra vacillare sotto i colpi del sovranismo e delle tensioni geopolitiche. Nel cuore del dibattito si è inserita con forza una dichiarazione della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha scosso il panorama politico. Mercoledì, intervenendo alla Camera dei Deputati in vista del Consiglio Europeo, Meloni ha letto provocatoriamente alcuni passaggi del Manifesto di Ventotene, cercando di screditarlo come documento antidemocratico e ideologico. Parole che hanno fatto rumore, considerando che il Manifesto – scritto nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni durante il confino fascista – è considerato uno dei testi fondanti dell’ideale europeo. La risposta non si è fatta attendere. Il Partito Democratico ha annunciato per sabato 22 marzo un flash mob sull’isola di Ventotene: l’iniziativa, aperta a cittadini e rappresentanti del mondo della cultura, prevede la lettura pubblica del Manifesto e un momento di riflessione collettiva.
Non è escluso che le dichiarazioni di Meloni siano servite anche a distogliere l’attenzione dalle divisioni sempre più evidenti all’interno della sua maggioranza sulla politica estera, in particolare rispetto al conflitto in Ucraina e alla posizione dell’Italia nei confronti della NATO e dell’Unione Europea. Mentre Forza Italia continua a mantenere un approccio atlantista e filo-europeo, la Lega ha mostrato toni più cauti e vicini a posizioni meno interventiste. La stessa Fratelli d’Italia è attraversata da correnti diverse, con alcuni esponenti che chiedono più cautela nell’allineamento con le politiche estere di Bruxelles e Washington. In questo contesto, la partecipazione di Meloni al Consiglio Europeo del 20 e 21 marzo ha rappresentato un banco di prova importante per la tenuta della sua linea politica a livello internazionale. Sul tavolo dei leader europei c’erano dossier delicatissimi: il sostegno all’Ucraina, la crisi in Medio Oriente, la difesa comune europea, le politiche migratorie e le prospettive economiche dell’Unione. L’Italia, nella voce della Premier, ha ribadito il proprio impegno per la sicurezza e la stabilità dell’Ucraina, pur mantenendo una posizione cauta su ulteriori invii di armi. Sul fronte migratorio, Meloni ha chiesto una maggiore responsabilità condivisa tra gli Stati membri, mentre sulla difesa ha insistito per una maggiore integrazione industriale nel settore, ma senza indebolire i singoli apparati nazionali.
Ma il fronte diplomatico non si ferma a Bruxelles. Tutti gli occhi sono ora puntati su Riad, dove lunedì prossimo è previsto un incontro ad altissimo livello tra delegazioni di Stati Uniti e Russia. Il vertice, mediato dall’Arabia Saudita, dovrebbe affrontare la questione ucraina, le tensioni energetiche e la crescente instabilità globale. Nessun incontro diretto tra Biden e Putin è stato confermato ufficialmente, ma si parla di un possibile faccia a faccia tra i capi delle diplomazie, Blinken e Lavrov. L’obiettivo, ambizioso quanto necessario, è avviare un dialogo che possa portare a una de-escalation del conflitto in Europa orientale.
