Politica

Come si combatte l’over tourism

16
Agosto 2024
Di Elisa Tortorolo

A Barcellona, che ha deciso di limitare gli affitti brevi, i cittadini tirano fuori le pistole ad acqua e bersagliano i chiassosi turisti sulla Rambla. A Santorini, a causa del sovraffollamento per le strette viuzze dell’isola, le autorità locali invitano i residenti a non uscire di casa. A Venezia, code permettendo, la soluzione è più civile: per vedere le meraviglie della città bisogna staccare un ticket d’ingresso. Il turismo è una risorsa decisiva per le città e gli Stati europei, ma le comunità locali si stanno ribellando. È l’estate dell’over tourism. 

Il fenomeno, che la Treccani definisce con “sovraffollamento turistico, concentrato in alcuni periodi dell’anno in città e siti famosi, che provoca o può provocare danni ai monumenti e all’ambiente, oltreché disagi per i residenti”, rappresenta ormai un problema radicato. Non riguarda solo le difficoltà legate a flussi esorbitanti che gravano sulla ricettività, sulle infrastrutture e sui servizi: il turismo di massa, porta con sé altre questioni più ampie e politiche, dall’aumento del costo della vita, agli squilibri ambientali, alla crisi abitativa.

E se il lettino e l’ombrellone sono introvabili e le stanze degli alberghi sono tutte piene, di chi è la colpa? Come spesso accade, sono innanzitutto i media a favorire i trend e le mode. In Italia lo sappiamo bene: poco dopo che il Cilento è stato inserito nella lista dei migliori posti da visitare dal New York Times, è partito l’assalto; lo stesso è accaduto a Noto, in Sicilia, all’Albania, all’Islanda e a molte altre destinazioni. Il 2024 è stata la volta di Massa Carrara: chissà, quindi, che le vicine spiagge di Forte dei Marmi e Marina di Pietrasanta non vengano presto invase da orde di turisti da ogni dove. Oltre ai giornali, poi, sul banco degli imputati troviamo anche le piattaforme online di prenotazioni di affitto, le tratte low cost, gli ad di Instagram e i social media. Ma la responsabilità è davvero solo loro?

Lo studio dall’esplicativo titolo “Is Overtourism Overused? Understanding the Impact of Tourism in a City Context”, redatto nel 2018, evidenzia la multidimensionalità del fenomeno: per comprenderlo appieno va tenuto conto degli sviluppi urbanistici delle città. Nell’analisi si legge infatti che non esistono soluzioni universali nella lotta al turismo di massa. Insomma, limiti agli affitti, tasse di soggiorno, ticket di ingresso, per quanto invitanti, da soli non basterebbero. 

Piuttosto, secondo il report, è necessario un maggior approfondimento del rapporto tra residenti, pendolari, turisti e stakeholder affinché si sentano tutti coinvolti nella gestione del fenomeno. Non a caso tra le località italiane maggiormente colpite troviamo le Cinque Terre, la Costiera, la stessa Venezia: aree dalle forti limitazioni geomorfologiche e con grande concentrazione di persone in spazi stretti. 

L’esempio italiano

Una delle recenti misure introdotte dal Governo riguarda l’abbassamento della soglia del tax free shopping che in pochi mesi sta già dando risultati straordinari.
Tramite le analisi di Global Blue si nota, tra febbraio e giugno, già un +40% delle transizioni con un aumento del 4% dei volumi economici. Un’estate, ancora in corso, che vedrà oltre 66 milioni di turisti in Italia; numeri che ci fanno ben sperare e che delineano una rotta chiara del Governo che, con una strategia ben precisa, sta mettendo in ordine tutti i tasselli di un settore a lungo dimenticato.
Una misura che ci ha allineato agli altri Paesi europei, oggi la soglia più alta resta quella della Francia (100 euro) e che quindi ci rende sempre più competitivi. Fra i risultati interessanti di questa misura c’è il sostegno alla decentralizzazione dei flussi turistici, vengono infatti decentrate le mete dello shopping: città come Bologna, Verona, Como, San Giminiano, Bellaggio hanno avuto tutte una crescita media del tax free sopra al 50%.
Questo da un forte sostegno al made in Italy e all’artigianato locale, che rappresenta la nostra vera identità.

La misura aiuterà anche a gestire l’impatto dei flussi di alcune grandi città, consentendo di spostare i flussi dello shopping su città che prima non venivano prese in considerazione perché non attraenti per il Tax Free.

Per quanto riguarda invece l’impatto significativo sulle città al di fuori delle “big four” è certificato dall’aumento del numero di transazioni nelle principali altre città. In particolare, Assisi ha visto un aumento del 57% nelle transazioni. Anche le quattro città principali hanno registrato aumenti in termini di transazioni e volumi.


Da febbraio sono 200 mila i nuovi tax free shopper, ovvero il 21% all’interno del quale ci sono anche turisti di nuove nazionalità come ad esempio la Turchia, il Sudamerica, il Messico. Questo anche grazie alla capacità di questo Governo di aver improntato una nuova politica di promozione dell’Italia nel mondo, specialmente in mercati emergenti.

Alla fine della stagione estiva, visto il grande numero di flussi turistici che accoglieremo, faremo un punto della situazione sui nuovi dati

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