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Bollettino Bce: disinflazione ben avviata ma servono riforme strutturali

09
Gennaio 2025
Di Ilaria Donatio

La Bce ha diffuso stamane il consueto bollettino economico che illustra nel dettaglio il quadro economico, finanziario e monetario. Nell’ultima riunione, la banca centrale guidata da Christine Lagarde ha tagliato i tassi di 25 punti base, portando il tasso sui depositi al 3%, e ha confermato l’approccio guidato dai dati, di riunione in riunione.

“Il processo di disinflazione è ben avviato”, spiega il bollettino della Bce. Sulla base delle ultime proiezioni macroeconomiche, l’inflazione complessiva dovrebbe collocarsi in media al 2,4% nel 2024, al 2,1 nel 2025, all’1,9 nel 2026 e al 2,1 nel 2027. Per l’inflazione sottostante, calcolata al netto della componente energetica e alimentare, gli esperti del Consiglio direttivo prevedono una media del 2,9% nel 2024, del 2,3 nel 2025 e dell’1,9 nel 2026 e nel 2027.

Gli ultimi dati di dicembre hanno evidenziato un ritorno al 2,4% con un Cpi core stabile al 2,7%. “La maggior parte delle misure dell’inflazione di fondo suggerisce che l’inflazione si collocherà stabilmente intorno all’obiettivo del 2% a medio termine”, afferma con fiducia la Bce.
Tuttavia, la crescita sarà più lenta rispetto alle precedenti stime: +0,7% nel 2024, +1,1 nel 2025, +1,4 nel 2026 e +1,3 nel 2027.

Riforme necessarie per dare seguito a piano Draghi
Per quanto riguarda gli ultimi dati macroeconomici, la Bce sottolinea la crescita dello 0,4% del Pil nel terzo trimestre del 2024, superiore alle aspettative, oltre alla buona tenuta del mercato del lavoro.

“La graduale ripresa dell’economia dell’area dell’euro dovrebbe proseguire nei prossimi anni, a fronte di notevoli incertezze sul piano geopolitico ed economico“. I rischi per la crescita economica “restano orientati verso il basso”, anche a causa di potenziali “frizioni nel commercio internazionale”, che potrebbero “pesare sulla crescita dell’area dell’euro frenando le esportazioni e indebolendo l’economia mondiale”.

La Bce rinnova quindi la richiesta di “politiche strutturali e di bilancio” in grado di “accrescere la produttività, la competitività e la capacità di tenuta dell’economia”. In tal senso, “è fondamentale dare prontamente seguito, con politiche strutturali concrete e ambiziose, alle proposte di Mario Draghi per una maggiore competitività europea e a quelle di Enrico Letta per il rafforzamento del mercato unico”.

Cipollone: “Eurozona troppo divisa”
Intanto, l’ex vicedirettore generale di Bankitalia, Piero Cipollone –  membro del Comitato esecutivo della Bce – ha rilasciato un’intervista al Corriere, in cui ha affrontato i temi della politica monetaria e dell’eccessiva frammentazione dell’eurozona.

Cipollone ha posto l’accento sulle eccessive divisioni nella zona euro, che penalizzano la competitività rispetto agli Stati Uniti e alla Cina. Secondo una stima del Fondo monetario internazionale, “la frammentazione interna all’Unione europea equivale a subire dazi del 44% sui beni e del 110% sui servizi”.

Secondo Cipollone, “in Europa stiamo perdendo la corsa alla frontiera e alla scalabilità, ragioniamo troppo in ottica difensiva e nazionale. Il problema è qui: non abbiamo un mercato unico compiuto, sia per i beni e i servizi che per il mercato dei capitali“.