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Auto aziendali, mercato a rischio con l’aumento delle aliquote fiscali
Di Giampiero Cinelli
Con l’imminente approvazione della Legge di Bilancio per il 2025, dovrebbe essere confermato l’aumento della tassazione sulle auto endotermiche concesse in uso promiscuo, ovverosia le auto aziendali.
Le nuove aliquote
Per adesso il grattacapo rimane. Perché le società che in questi giorni stanno stipulando i contratti a favore dei dipendenti vedranno, nel 2025, l’aliquota salire al 20% sulle auto ibride plug-in e al 50% per tutte le altre automobili endotermiche, incluse le Supercar altamente inquinanti che ora hanno l’aliquota del 60%. Invece scenderà al 10% l’aliquota sulle auto elettriche. Va tenuto conto che l’aumento della pressione fiscale nei confronti delle auto aziendali ricade sui dipendenti, in quanto l’uso promiscuo della vettura viene considerato a tutti gli effetti un reddito indiretto.
Nel motivare la scelta, il collegamento agli adempimenti del Pnrr in materia di standard ambientali e in generale la volontà di favorire l’acquisto di veicoli non inquinanti. Eppure, come spesso accade, i più genuini propositi nella prassi politica portano con sé anche problemi concreti. In primis il fatto che molte aziende, nell’incertezza della situazione, stanno già optando per la proroga dei contratti esistenti che non prevedevano un mezzo elettrico.
Probabile meno gettito futuro
Lo scenario del prossimo futuro potrebbe essere tutt’altro rispetto a un rinvigorimento della compravendita di automobili e pure “più pulite”, bensì un freno alle immatricolazioni delle auto aziendali. Questo temono le associazioni di categoria, tra cui Aniasa, Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio, della Sharing mobility e dell’Automotive digital. Il fenomeno causerebbe inoltre «una potenziale riduzione di entrate per l’Erario e gli Enti Locali di oltre 140 milioni di euro, 6 volte superiore alle entrate stimate dalla Ragioneria Generale», fa notare Aniasa in una nota.
I rischi per le ibride
L’associazione sottolinea: «Tali modifiche, pur favorendo l’adozione di veicoli a zero o basse emissioni, penalizzano fortemente non solo le auto endotermiche, ma anche le altre alimentazioni ibride, a metano, GPL o idrogeno. A ciò si aggiunge anche la preoccupante rimodulazione dei 4,5 miliardi di euro del Fondo Automotive. L’attuale testo del DDL Bilancio rappresenta un vero e proprio freno dal punto di vista economico ed ambientale che incide pesantemente sul settore dell’auto aziendale, che nel 2023 ha rappresentato il 45% delle immatricolazioni, da sempre all’avanguardia dati i propri veicoli nuovi, sicuri e green».
Quanto costa di più all’anno
Aniasa fa i numeri. E sono preoccupanti: «Per le aziende e i dipendenti che non possono accedere a veicoli ecologici agevolati, l’aumento della tassazione e dei contributi comporterà significativi maggiori oneri che, considerando una vettura media con motore termico, è possibile indicare in quasi 1.600 € all’anno».
Quanto pesa sulle auto noleggiate
«Specificatamente al settore del noleggio, per i veicoli aziendali più richiesti si rileva un aumento annuo del valore della tassazione sul dipendente tra i 1.100 e 1.800 €, un incremento del 67%, che riguarda la maggior parte dei veicoli attualmente noleggiabili (85% del mercato)».
Le perdite erariali
Secondo Aniasa, «Di fronte a tale inasprimento fiscale – e conseguente proroga dei contratti – è preventivabile una riduzione di almeno il 20% delle immatricolazioni di autovetture uso noleggio lungo termine (circa 60.000 unità) ed il 10% degli acquisti da parte di società (20.000), solo nel 2025. Ciò comporterebbe minori entrate per l’Erario e gli Enti Locali pari a circa 125 milioni di euro nel 2025. L’applicazione di tali valori alla menzionata riduzione di immatricolazioni di autovetture comporterebbe una diminuzione di entrate pari a 47 mln euro per gli acquisti di vetture da parte delle aziende di noleggio e di 78 milioni di euro per gli acquisti da parte di società e P.IVA».
Quanti contribuenti sono coinvolti
L’Associazione nazionale dell’autonoleggio ci tiene a far sapere al governo che, «pur apprezzando la riduzione di tassazione per le autovetture ad alimentazione elettrica e plug-in (circa 80.000 unità, il 12-13% dell’immatricolato), si deve rilevare che la proposta del Governo, come da relazione tecnica, aumenta la tassazione per oltre 510.000 contribuenti (corrispondente al 75% delle auto aziendali di nuova immatricolazione)».
Potenzialmente è dietro l’angolo un’alterazione dell’assetto competitivo del mercato che da sempre è punto di attenzione dell’Unione Europea. Ecco perché le parti in gioco reputano necessaria una rivisitazione della misura, «rinviandone l’applicazione per almeno tre anni e supportando pertanto la transizione; ovvero stabilire un aumento dilazionato nel triennio, evitando pesanti ricadute ambientali, sul mercato automotive e sull’erario».