News
Più rappresentazione scenica di posizioni che scelte politiche pragmatiche per gli antitrumpiani
Di Daniele Capezzone
Ecco, davanti a questo brusco voltapagina (rispetto al quale chi scrive non partecipa all’ondata generale di pessimismo cosmico che è in corso), servirebbero sangue freddo, pragmatismo, adattabilità, flessibilità, spirito negoziale. E questo vale comunque la si pensi sul nuovo inquilino della Casa Bianca.
A un leader negoziatore si risponde – tema su tema – negoziando a propria volta, difendendo in modo dinamico i propri interessi nazionali incrociando con lui convenienze e vantaggi, cercando di interpretare il modo di ragionare dell’interlocutore.
In fondo (può riuscirle o no, naturalmente: non esistono certezze o garanzie), sembra questa la disposizione d’animo di Giorgia Meloni, che si sta muovendo con un mix di cautela e ottimismo temperato. Predica prudenza in UE, cerca un equilibrio nella sua maggioranza di governo, non esagera nel plauso acritico verso Washington ma si tiene a distanza ancora maggiore dai fischiatori pregiudizialmente antitrumpiani.
E invece, dall’altra parte? In una dimensione più bambina che adulta, si sceglie l’invettiva moraleggiante, l’autodefinizione costruita solo per contrasto (“noi siamo ‘questo’, non ‘quello’…”), la piazza (come abbiamo visto sabato). In ultima analisi, si preferisce la rappresentazione scenica di una posizione a beneficio del proprio pubblico (si badi bene: rappresentazione, non rappresentanza, nel senso che è tutto teatro) rispetto al compimento di scelte politiche pragmatiche improntate al realismo. Grave errore.
