Lavoro

Salario minimo: le proposte e i nodi tecnici. Il governo ha altre idee

07
Luglio 2023
Di Giuliana Mastri

C’era da aspettarsi che nel ritorno della contrapposizione tra destra e sinistra, e considerando il clima politico attuale a livello globale, uno dei punti di scontro sarebbe stato quello sul salario minimo. Con il governo sostanzialmente contrario, le opposizioni hanno presentato le loro proposte di legge sull’introduzione di un salario minimo legale (due del Pd, una del M5S e una di Avs), si attende anche il testo firmato dal Terzo Polo che dovrebbe arrivare. La discussione parte la settimana prossima in Commissione lavoro.

Conte dritto al punto

Il M5S chiede 9 euro l’ora lordi, adeguando la retribuzione anche in quei settori già coperti da contrattazione collettiva nazionale Giuseppe Conte ha fatto riferimento, ad esempio, al settore del turismo, dove il trattamento orario minimo è pari a 7,48 euro, le cooperative nei servizi socio-assistenziali, 7,18 euro, il Ccnl per le aziende dei settori dei pubblici esercizi, della ristorazione collettiva e commerciale e del turismo, 7,28 euro e il settore tessile e dell’abbigliamento, che stabilisce una retribuzione minima pari a 7,09 euro per il comparto abbigliamento.

Come si sta muovendo il Pd

La proposta del Pd a firma Serracchiani invece non stabilisce una soglia minima, che sarà indicata dal Ministero del Lavoro di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze e dello Sviluppo Economico, ma indica che un salario minimo legale vada applicato a tutti i lavoratori non coperti da contrattazione collettiva. La proposta di Laus, invece, specifica che i salari sono determinati da una Commissione composta da dieci rappresentanti dei lavoratori dipendenti, da dieci rappresentanti delle imprese e dal presidente del Cnel, che la convoca e la presiede. A dire il vero il Partito Democratico era già intervenuto sul tema dei salari, con la mozione presentata dell’ex ministro del lavoro Orlando, che prevedeva 9,5 euro al lordo degli oneri contributivi e previdenziali. L’Alleanza Verdi Sinistra invece si batte per i 10 euro l’ora.

Terzo Polo allo studio

Il Terzo Polo sembra orientato verso i 9 euro l’ora, qualora non faccia fede la contrattazione collettiva o per i lavori saltuari. Il filo conduttore di quest’azione non coordinata dei partiti d’opposizione è appunto colmare quel vuoto rappresentato da tutto il lavoro non adeguatamente inquadrato, Non solo per quelli non tutelati dai contratti nazionali stipulati dai grandi sindacati, tra i 2 e i 4 milioni (15-20%), ma anche per coloro che pur essendo tutelati percepiscono una retribuzione e un trattamento insoddisfacente.

Di certo buone intenzioni, di cui però stavolta sarà la prassi concreta a determinare il successo. Le proposte, infatti, non possono non tenere conto della direttiva europea approvata dal Parlamento europeo in materia di salari minimi, che è è prossima a divenire definitiva. Anche il testo comunitario, che non ha valore vincolante ma rappresenta uno schema di riferimento, sottolinea appunto la necessità di espandere la presenza della contrattazione collettiva, e indica che anche il salario legale in sé, al di là della contrattazione, debba essere periodicamente aggiornato. Il nodo sono i criteri indicati per farlo. Includendo la direttiva quelli Ocse, potrebbe anzi venirne fuori una cifra non così entusiasmante, probabilmente, inferiore ai 9 euro l’ora. Nella direttiva, al paragrafo relativo alla procedura di individuazione del salario minimo legale si legge: «Gli Stati membri utilizzano valori di riferimento indicativi per orientare la loro valutazione dell’adeguatezza dei salari minimi legali. A tal fine, possono utilizzare valori di riferimento indicativi comunemente utilizzati a livello internazionale, quali il 60 % del salario lordo mediano e il 50 % del salario lordo medio, e/o valori di riferimento indicativi utilizzati a livello nazionale».

Dunque la questione necessiterà di approfondimenti e molta attenzione da parte dei legislatori, ma l’elemento per ora principale è l’assoluta chiusura del governo nell’iter parlamentare. Giorgia Meloni ha sostenuto pubblicamente che una retribuzione minima fissata così rigidamente può anzi ingolfare il sistema economico e determinare, paradossalmente, un peggioramento delle condizioni dei lavoratori. Secondo la premier la strada giusta sarebbe invece quella di abbassare le tasse alle imprese.

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