Lavoro

Report Cnel, è ancora un’Italia divisa in due

14
Ottobre 2024
Di Giuliana Mastri

Come ogni anno, la fotografia del Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) sull’Italia. Questa incentrata sui servizi pubblici.

Emerge che la povertà assoluta delle famiglie risulta in costante crescita, dal 6,2% nel 2014 all’8,5% del 2023, il che costituisce il principale indicatore di disuguaglianza sociale.

«Nel 2019 si era osservata una riduzione in concomitanza dell’introduzione del Reddito di cittadinanza – si legge nella relazione – annullata poi nel 2020, a seguito delle misure restrittive del periodo pandemico e, successivamente, della forte accelerazione dell’inflazione».

Il fenomeno della povertà assoluta, sottolinea il Cnel, riguarda soprattutto le famiglie numerose (20,3%) e le famiglie di stranieri (35,6%).

Nella sanità la spesa pubblica, benché in risalita a partire dal 2020, è ancora tra le più basse d’Europa (75,6 per cento del totale), mentre la spesa privata dei cittadini continua a crescere (+5 per cento solo nell’ultimo anno).

La rinuncia alle cure necessarie per problemi economici ed organizzativi (che ha raggiunto nel 2023 il valore del 7,6% della popolazione) e cresce la realtà dell’impoverimento determinato da cause legate alla salute (che tocca l’1,6 per cento delle famiglie).

Per quanto riguarda i rifiuti, la spesa del Sud supera del 37% quella del Nord-Ovest e del 50% quella del Nord-Est. Il Centro, a sua volta, spende il 40% in più del Nord-Est. Eppure, nonostante i costi maggiori, la raccolta differenziata nel Mezzogiorno è inferiore di 11,9 punti percentuali rispetto al Nord-Ovest e di 17,4 punti rispetto al Nord-Est.

Un’altra area critica è quella degli asili nido. Il Cnel definisce la situazione del Sud «particolarmente arretrata», con un tasso di copertura di appena il 7%, a fronte del 18,5% del Nord-Ovest, del 21% del Nord-Est e del 22% del Centro. Il dato sottolinea la difficoltà per le famiglie del Sud nell’accesso a un servizio fondamentale per la conciliazione tra vita familiare e lavorativa.

Tra gli aspetti positivi la ripresa delle assunzioni nel mondo del lavoro, della formazione e la spinta alla digitalizzazione: «Nel corso del 2023 si è ulteriormente consolidato il processo di irrobustimento delle amministrazioni pubbliche, avviato con intensità nel 2022 grazie alle risorse del Pnrr. Il consolidamento di nuovi flussi di assunzioni; una ripresa intensa delle attività di formazione; il graduale ritorno alla fisiologia della contrattazione; l’introduzione di nuovi strumenti di semplificazione; il sostegno diffuso alla digitalizzazione».

Restano però una serie di criticità, tra cui la «difficoltà di reggere il passo di uscite dalla Pa molto consistenti ormai da anni, così come la necessità di ‘riconvertire’ un alto numero di professionalità, anche in relazione ai processi di digitalizzazione. Numeri alla mano, sono 12 i bandi di concorso a tempo indeterminato nel 2023 per figure non dirigenziali, finalizzati alla selezione di 2.393 unità di personale nella Pa, 5.972 le amministrazioni accreditate e circa 1.600.000 gli utenti registrati sul Portale unico del reclutamento inPA al 12 luglio 2024. Sul fronte della formazione, le amministrazioni che hanno organizzato o finanziato attività di questo tipo toccano il 53,5%, a cui corrisponde circa il 93% del personale pubblico, con un aumento delle attività formative organizzate o finanziate dalla Pa del 50,7% rispetto al 2020 e una partecipazione in crescita del 41,9%. Complessivamente, la spesa nei comuni è aumentata a 23,4 milioni di euro nel 2021 e 26,3 milioni nel 2022 (in media 77 euro per dipendente), contro una spesa ferma sui 18 milioni di euro nel quadriennio 2017-2020. Le amministrazioni che hanno adottato un piano della formazione sono pari al 19,6%»