Lavoro

Nuovo contratto, sciopero nel settore BPO: controversie e prospettive

04
Febbraio 2025
Di Franco Teschi

Lo sciopero indetto ieri da Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil ha rappresentato una forte presa di posizione contro la creazione del nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) specifico per il settore BPO. Tuttavia, secondo Lelio Borgherese, presidente di Assocontact, l’adesione complessiva alla protesta si è attestata intorno al 30%, molto distante dall’80% comunicato da alcune fonti. «Questo dimostra non solo la complessità della situazione, ma anche la presenza di una parte significativa di lavoratori che non ha aderito alla mobilitazione. In un momento di transizione così importante, è fondamentale restare uniti», ha dichiarato Borgherese.

Assocontact ha quindi manifestato l’intenzione di rafforzare il dialogo con i lavoratori e le lavoratrici per chiarire meglio le tutele e i benefici che il nuovo contratto apporterà in termini di salari e diritti. Inoltre, ha esortato i sindacati a superare gli slogan e a impegnarsi in un confronto costruttivo, anche attraverso la partecipazione di Assocontact al tavolo di lavoro con MIMIT e il Ministero del Lavoro, previsto per il 12 febbraio, al fine di affrontare le criticità storiche del settore. «Le organizzazioni sindacali, infatti, da giorni hanno alzato i toni dello scontro senza motivo. Sia la parte retributiva sia la parte normativa sono equivalenti o migliorative, basti pensare che rispetto al CCNL Telecomunicazioni le retribuzioni sono più alte di circa 130 euro al mese», dice Lelio Borgherese.

Attualmente, ai lavoratori dei call center viene applicato il contratto collettivo delle telecomunicazioni, firmato con Asstel, l’associazione datoriale confindustriale. Questo contratto copre 140mila dipendenti in Italia, di cui circa 40mila operatori di call center, ed è in fase di rinnovo. Le sigle sindacali confederali hanno avanzato la richiesta di un aumento salariale di 260 euro al mese per contrastare l’effetto dell’inflazione. L’iniziativa di Assocontact e Cisal ha, però, separato il comparto dei call center dal settore delle telecomunicazioni, introducendo un contratto specifico.

Tale contratto, sottoscritto con un’organizzazione sindacale del settore, prevede incrementi salariali minimi nei prossimi tre anni. Tuttavia, i sindacati contestano all’associazione che i lavoratori hanno già un contratto scaduto da due anni e che l’inflazione ha raggiunto livelli a doppia cifra. Motivo per cui sostengono le sigle in contrasto con Assocontact l’aumento si tradurrebbe a soli 7,42 euro in più in busta, con un incremento successivo di 42 euro dopo 18 mesi, risultando inferiori a quelli richiesti dalle tre principali sigle sindacali nella trattativa con Asstel. Inoltre, il numero di ore di permesso viene drasticamente ridotto da 104 a 48. Questi elementi alimentano la preoccupazione dei sindacati, che contestano la validità del nuovo accordo e continuano a rivendicare condizioni più eque per i lavoratori del settore.