Lavoro
Lavoro, settimana corta un successo in Uk. In Italia qualcosa si muove
Di Giampiero Cinelli
Il futuro è della settimana corta al lavoro? A giudicare dagli ultimi studi sì. Nel Regno Unito, tra i pionieri, i risultati positivi continuano ad arrivare. Lì il progetto pilota ha coinvolto 61 aziende e 2.900 lavoratori. Il 92% delle imprese (56) ha deciso di continuare con la settimana corta, 18 hanno reso permanente il nuovo regime. Chi ha promosso l’iniziativa non ha dubbi: la settimana a quattro giorni lavorativi funziona, migliora la produttività e il benessere dei lavoratori. Chiaramente se a parità di stipendio.
A redigere il report finale sono state quattro università: Il Boston College, Università di Cambridge, University College di Dublino e Vrije Universiteit di Bruxelles. Il 39% dei dipendenti si è dichiarato meno stressato. I livelli di ansia e fatica sono diminuiti e si sono abbassati i disturbi del sonno. Notevoli anche altri effetti indiretti, come la maggiore possibilità di conciliare vita e lavoro, trovare tempo per i lavori domestici, la vita sociale e le attività extra.
La settimana corta protegge anche dalle dimissioni. Calate nelle aziende britanniche coinvolte del 57% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il totale dei giorni di malattia è sceso di due terzi. Il 15% ha dichiarato che per nessuna cifra tornerebbe ai cinque giorni lavorativi. E le aziende come vanno? Nessun tracollo, anzi i ricavi sono aumentati in media dell’1,4%.
Chi non è d’accordo
Non tutti approvano. Pur cercando delle strade innovative. Jay Richards, della società Imagen Insights, azienda di Analythics e consulenza, ritiene che non abbia senso comprimere in quattro giorni il lavoro di cinque. Così che ha proposto ai suoi di lavorare fino al venerdì ma accorciando l’orario. Dalle 10 di mattina alle 16.
In Italia
Nel nostro Paese a fare da apripista qualcuno c’è: Intesa Sanpaolo, che ha proposto una settimana di quattro giorni per nove ore a parità di retribuzione, Magister Group passerà da 40 a 32 ore nelle sue società Ali e Repas, Carter & Benson, che ha introdotto la settimana corta, a 36 ore a gennaio del 2021. Awin Italia, che, invece, ha stabilito la settimana lavorativa a 32 ore. Mondelez International ha optato per la settimana lavorativa di 4 giorni e mezzo, a parità di ore settimanali e di stipendio, mentre Lavazza recentemente ha sperimentato i venerdì brevi.
A propalare la settimana corta c’è Fim Cisl, che ha pubblicato la sua proposta di legge. I Metalmeccanici scrivono che «l’idea potrebbe infatti aiutare a recuperare terreno rispetto all’Europa sia sul fronte del benessere dei lavoratori sia quello della produttività delle aziende, soprattutto, nel settore manifatturiero». I cardini della proposta considerano una nuova «forma di lavoro fatta di 4
parti di attività piena e 1/5 di riduzione d’orario. La riduzione di 1/5 dell’orario può essere dedicata anche alla formazione o ai carichi di cura. Per mettere in campo questo progetto, la Fim Cisl vorrebbe coinvolgere nei prossimi mesi alcuni grandi player del comparto dei metalmeccanici e avviare percorsi sperimentali, lavorando per gradi. L’idea sarebbe di iniziare da pochi stabilimenti per capire la portata dell’intervento e le esigenze dei lavoratori. Man mano, andrebbe elaborata una formula su misura che tenga conto anche dei picchi di produzione delle imprese».