Lavoro

Cnel: “I servizi sociali territoriali”. Il Rapporto 2024

02
Dicembre 2024
Di Ilaria Donatio

C’è stato un indubbio aumento della spesa sociale da parte dei Comuni negli ultimi anni, sebbene gli squilibri tra le regioni siano ancora importanti. Inoltre, “piccolo non è sempre bello”. Sono i dati che emergono dal Rapporto CNEL “I servizi sociali territoriali 2024”, presentato oggi, a Villa Lubin e giunto alla sua terza edizione: un’approfondita analisi delle dinamiche di spesa dei servizi sociali comunali, realizzata dall’Osservatorio nazionale sui Servizi Sociali Territoriali (ONSST), organismo istituito presso il CNEL.

L’Osservatorio Nazionale sui Servizi Sociali Territoriali (ONSST), istituito nel 2021, è un organismo del CNEL che si propone di analizzare la dimensione sociale e territoriale dei processi di sviluppo ed elaborare proposte da sottoporre all’Assemblea del CNEL e tramite essa al Parlamento, al Governo e alle Regioni.

Aumento della spesa sociale
Si registra un aumento pari al +11,3% nella spesa sociale dei Comuni fra il 2019 e il 2021, anno in cui si è raggiunto il massimo storico di 8,4 miliardi di euro, ovvero 142 euro pro-capite. Si tratta ancora soltanto dello 0,47% del Pil. L’incremento sale al +23% fra il 2019 e il 2023, con un balzo del +7% nel periodo 2022-2023, arrivando a quasi il 16% della spesa corrente dei Comuni.

Effetti ancora incerti nel ridurre gli squilibri territoriali
Le variazioni pro-capite della spesa sociale mostrano differenze notevoli a livello provinciale. Realtà come Vibo Valentia con +129%, Benevento con +80% o Grosseto con +62% hanno registrato aumenti notevoli grazie alle risorse aggiuntive centrali post-pandemia.
Tuttavia, non sempre l’incremento ha migliorato la situazione: Vibo Valentia, ad esempio, rimane ultima per livello di spesa (16 euro). In un terzo delle province, tra cui quasi tutte quelle della Sicilia, la spesa
è cresciuta meno della media e rimane sotto il livello nazionale. Le province che hanno aumentato la spesa oltre la media sono soprattutto al Nord, nelle Marche e in Toscana. I dati del 2023 mostrano un certo recupero nel Sud (+48%) e nelle Isole (+29%), riducendo gli squilibri territoriali.

Piccolo non è bello
I Comuni densamente popolati tendono a investire maggiormente nella spesa sociale, mentre nei Comuni a bassa urbanizzazione (zone rurali e scarsamente popolate) la spesa è inferiore, riflettendo probabilmente minori esigenze o risorse. È quel che è stato evidenziato anche nell’ultima Relazione CNEL sui servizi della PA. Tra le città, la spesa pro-capite risulta più alta nei Comuni capoluogo rispetto a quelli di cintura, accentuando il divario centro-periferia. Il 52% dei micro-comuni (meno di 500 abitanti) è sotto il fabbisogno standard.

Variabilità e disfunzionalità delle strutture di governance ed erogazione
Le strutture di governance dei servizi sociali territoriali variano notevolmente tra le Regioni. La gestione della spesa sociale è affidata principalmente ai singoli Comuni (67%), ma al Nord e al Sud si ricorre più spesso a forme di governance alternative (come i distretti), mentre nei Comuni del Centro e delle Isole il ruolo comunale resta predominante. Gli Ambiti Territoriali Sociali (ATS), individuati dalle Regioni e sede principale per la programmazione e il coordinamento dei servizi sociali a livello locale, sono riconosciuti dall’evidenza empirica per l’efficacia e l’efficienza dei servizi erogati, ma presentano una significativa variabilità territoriale: solo un terzo coincide con i distretti sanitari e appena il 4% con i centri per l’impiego, creando potenziali disallineamenti con altre istituzioni territoriali.

Differenze accentuate fra territori interni alla medesima Regione
Le dinamiche di spesa sociale nei Comuni mostrano notevoli differenze anche all’interno delle singole Regioni. L’analisi svolta dal CNEL nel Rapporto 2024 su “I servizi sociali territoriali” si è concentrata non solo su base provinciale, ma anche – ed è un aspetto innovativo di questa terza edizione annuale del Rapporto – scomponendo i dati rispetto ai 604 Ambiti Territoriali Sociali (ATS). La variabilità più alta si registra in Campania (oscillando tra i 170 e gli 8 euro pro capite di spesa), in Lombardia (fra 245 e 13) e in Calabria (fra 93 e 7).

Arretramento dell’impegno sugli anziani
L’infanzia e i minori rappresentano tra il 2019 e il 2023 il primo target della spesa sociale territoriale, mentre si registra un arretramento nella spesa rivolta agli anziani. Forti le oscillazioni tra i Comuni. Si va da un massimo di 1.419 euro per persona anziana residente di Bolzano, a un minimo di 5 euro a Vibo Valentia. Il secondo target per spesa è quello delle disabilità, dove si allocano dai 6.485 euro per persona disabile a Oristano a meno di un decimo, ossia 498 euro a Reggio Calabria.

Contrasto alla povertà variabile
I contributi economici erogati direttamente dagli Enti Locali per il contrasto alla povertà sono pari a 11 euro pro-capite (per residente), con massimi a Bolzano (77 euro) e minimi a Vibo Valentia (1 euro).
Nel Nord-Est si registra un fenomeno di allocazione di risorse superiore agli altri territori d’Italia in relazione ai bisogni: nonostante l’incidenza della povertà assoluta familiare sia al 7,1%, leggermente inferiore alla media nazionale del 7,7%, la spesa pro-capite in quest’area risulta la più elevata dell’intera penisola.

Scenario di distribuzione regionale dei servizi: qualcosa si muove
Il gruppo di Regioni con alta diffusione dei servizi e spesa sociale include ancora Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Sardegna. La Calabria, all’opposto, si distingue per la bassa spesa e incidenza degli interventi. Risaltano Basilicata, Campania, Sicilia e Molise per avere migliorato i servizi dal 2019, nonostante risorse investite ancora limitate.

Rapporto CNEL “I servizi sociali territoriali 2024”

Il documento CNEL di osservazioni e proposte
Su questi temi l’Assemblea del CNEL ha approvato lo scorso 28 novembre un documento di “Osservazioni e Proposte in materia di programmazione delle politiche sociali e rete integrata dei servizi”.
In sintesi, per il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, occorrerebbe procedere al rafforzamento delle strutture di governance locali, strutturando quanto prima un sistema di governance locale più robusto. Costruire una rete integrata dei servizi, per intervenire efficacemente su obiettivi comuni, secondo una logica di rete integrata appunto. Sviluppare e integrare i Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali, con il completamento nelle aree ancora scoperte. Lavorare sulle diseguaglianze intraregionali: aree interne e periferie urbane, definendo meccanismi che consentano di intervenire sulle diseguaglianze presenti all’interno dei sistemi locali. Segretariato sociale e Punti unici di accesso: è necessario potenziare gli investimenti destinati al rafforzamento delle attività di Segretariato sociale e dei Punti unici di accesso. Investimento in formazione e supporto tecnico perché le differenze territoriali richiedono una maggiore attenzione alla formazione. Infine, tutelare i diritti dell’infanzia e adolescenza e interventi per i minori, implica attivare i servizi a sostegno dei minori e delle famiglie in situazioni di difficoltà.