Innovazione
Trasformazione digitale, il ministro della Pa Zangrillo: «Agganciare i salari a performance»
Di Simone Zivillica
“Il digitale chiama: l’Italia risponde?”. Oltre a essere un’esortazione al sistema paese perché si interroghi sull’urgenza della trasformazione digitale e su quanto sia pronto a rispondere alle sfide di un mondo ormai già quasi completamente digitalizzato, è il titolo di un convegno tenutosi al Politecnico di Milano. Occasione per presentare la ricerca dell’Osservatorio Agenda Digitale PoliMi “Il digitale chiama: l’Italia risponde?” con il ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo Zangrillo, con il sottosegretario Butti, che ha tracciato le linee cardine della vision del suo dicastero. Un incontro che avviene proprio all’indomani della presentazione del progetto Polis di Poste Italiane, dove, ça va sans dire, è intervenuto lo stesso Zangrillo. Già lì, il ministro per la pubblica amministrazione aveva chiarito l’impegno suo e del suo ufficio a innescare la «trasformazione digitale, prima, e quella amministrativa, poi, che potrà dirsi realmente compiuta quando saremo riusciti a ridurre non solo il divario digitale ma anche quello territoriale, generazionale e sociale».
La presenza del ministro è dirimente in un dibattito che vuole dare risposte concrete alla domanda con cui si è aperto, nonché a quella che viene immediatamente successiva: quanto manca all’Italia perché la trasformazione digitale possa dirsi compiuta? Lo stesso ministro ci tiene a spiegare che «serve una guida e una governance forte di una capacità manageriale a 360 gradi che metta la pubblica amministrazione nelle condizioni di poter operare con dinamiche tipiche del privato, attraendo capaci e qualificati giovani». Proprio il ruolo dei giovani, e delle opportunità professionali che gli sono dedicate, si rivolge una parte centrale del suo intervento: «bisogna essere capaci di offrire ai giovani non solo un trattamento economico adeguato alle competenze ed esperienze ma soprattutto bisogna essere capaci di esprimere una prospettiva e una visione che mettano al centro crescita e valorizzazione, emersione delle potenzialità e riconoscimento del merito».
Il concetto di merito, inoltre, è chiaramente un fulcro nell’azione di riforma della pubblica amministrazione, ancor di più se in ottica di attrazione di talenti sempre più giovani. Su questo, il ministro ha avanzato l’ipotesi di agganciare l’aspetto retributivo a quello performativo, un concetto che quasi sicuramente farà sorgere proteste e prese di posizioni. Nello specifico, però, Zangrillo ha voluto chiarire che già nel Piano nazionale di rinascita e resilienza è prevista «l’adozione della riforma del lavoro pubblico anche attraverso la messa a terra di sistemi di valutazione della performance ai quali poter agganciare le progressioni di carriere e quindi la valorizzazione anche economica del personale pubblico». Una misurazione, quindi, che non potrà, e non dovrà, prescindere dalla strutturazione di indici adeguati «che devono essere vissuti non tanto come una logica punitiva ma, al contrario, in termini puramente ricognitivi, volti a comprendere meglio l’andamento delle attività delle organizzazioni per offrire soluzioni e indirizzi migliorativi orientati a soddisfare le esigenze di cittadini e imprese, oltre al rispetto delle persone che costituiscono le amministrazioni», ha concluso il ministro.
Parola del ministro, su questo tema ci si giocherà proprio la velocità della digitalizzazione delle strutture della pubblica amministrazione. La necessità di ridurre i tempi di questo procedimento è direttamente proporzionale alla velocità di ricezione degli investimenti privati. Un sistema, questo, che ha come obiettivo ultimo la soddisfazione dell’utenza in un’ottica di sodalizio «tra amministrazione, cittadini e imprese che, attraverso le loro tasse, sono gli azionisti di maggioranza della pubblica amministrazione». Rendere i processi digitali per natura, risparmiando così sui tempi delle procedure porterà, secondo il ministro Zangrillo, ad avere un impatto significativo all’interno delle organizzazioni conseguentemente a quello che avrebbe su cittadini e imprese: «nuovi mezzi organizzativi e di svolgimento del lavoro significano anche e soprattutto una nuova struttura organizzativa del lavoro», ha concluso poi il ministro nel suo intervento al convegno “Il digitale chiama: l’Italia risponde?” organizzato dal Politecnico di Milano.
Il tema della digitalizzazione della pubblica amministrazione, insomma, si gioca una partita importante del dicastero di Zangrillo, così come del governo stesso di cui fa parte. Il ministro, da parte sua, non nasconde la portata degli interventi che giudica necessari; infatti, è nitido nell’affermare che bisogna «essere capaci di coltivare il senso d’appartenenza alla propria organizzazione. Credo che sarebbe folle valutare il lavoro di qualcuno in maniera tradizionale e obsoleta in un mondo che evolve a rapidità straordinaria, così come sarebbe altrettanto stupido, dispendioso e controproducente pensare di voler attrarre giovani e competenti nella pubblica amministrazione con metodi di soluzione concorsuale che ormai non appartengono più ai tempi che viviamo e peggio ancora pensare di trovare nell’allungamento dell’età pensionistica la soluzione per ricoprire posizioni vitali dell’organizzazione».