Innovazione

Transizione “ecologica” del settore IT. Vantaggio astratto o problema concreto?

03
Novembre 2024
Di Andrea Ceccarelli

Quello della digitalizzazione pare un processo irreversibile ma inversamente proporzionale: la tendenza è di voler immagazzinare una mole di dati sempre più grandi in macchine sempre più piccole se non a volte “inesistenti”, con l’arrivo negli ultimi anni dei Cloud.

Questa transizione verso il “full software”, e il conseguente abbandono degli hardware, va a prefigurare un aumento esponenziale delle superfici di attacco per i cosiddetti hacker, che non aspettano altro di poter accedere ai dati e poterli utilizzare a proprio piacimento. Per di più, questa ultramoderna transizione verso l’abbandono di qualsiasi infrastruttura fisica sembra solo apparente, poiché, anche se i metadati sono racchiusi in un cloud, da dizionario “nuvola”, che fa immaginare qualcosa di non tangibile, lo storage stesso deve avere base da qualche parte, che essa sia a 5 o 5000 km di distanza dall’utente.

Si può quindi parlare di uno spostamento dei dati e non di una vera e propria astrazione degli stessi, verso un vero e proprio “Etere” ideale in cui tutti gli elementi che compongono un database possano essere non più raggiungibili da strutture fisiche.

Il nuovo medioevo in cui viviamo, inteso come età di mezzo fra una prima generazione del settore IT, molto “pesante” poiché basato sugli hardware, ed una nuova frontiera assai più “leggera”, fondata sulla digitalizzazione completa, porta con sé dei grossi vantaggi ma anche svantaggi non di poco conto.

Per il momento focalizziamoci sull’analizzare questi ultimi parlando di cloud: i principali benefici possono in primis essere riscontrati dal punto di vista dell’efficienza e dell’affidabilità, dato che l’infrastruttura, e la conseguente alimentazione elettrica, fattore molto spesso trascurato ma fondamentale, sono gestite direttamente da un fornitore specializzato, che dovrebbe disporre inoltre di una vasta gamma di operatori di sicurezza e di tool di protezione delle attrezzature contro rischi fisici.

È necessario però ricordare che, come ben credo che il lettore già sappia, negli attacchi informatici le cosiddette “supply chain”, e quindi i sopra citati fornitori di servizi, rappresentano proprio una delle sorgenti principali dei problemi legati alla cybersecurity delle aziende e istituzioni.

Da tutto ciò ne deriva una considerazione: questa digitalizzazione dei dati, che abbiamo capito essere solo apparente e parziale, è veramente la nuova rivoluzione tecnologica o rappresenta solamente il “Cavallo di Troia” di un’industria IT che vuole conquistare il mercato, senza però pensare al benessere dei singoli?

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