Innovazione

TLC, le grandi sfide: digitalizzare l’Italia e investire in competenze

28
Ottobre 2021
Di Vanessa Gloria

Sviluppo delle reti fisse ad altissima velocità, 5G, trasformazione del modello di business e competenze per giocare un ruolo centrale nei mercati digitali, sono le sfide all’orizzonte per la ripresa della filiera TLC, annunciate oggi nel corso del Forum Asstel 2021 a Roma. Un appuntamento annuale, ma per la prima volta aperto anche al pubblico, nel quale sono stati illustrati i dati contenuti nel Rapporto sulla filiera delle telecomunicazioni in Italia, edizione 2021, alla presenza del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando; del Viceministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli; del Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale, Vittorio Colao; della Sottosegretaria allo Sviluppo Economico, Anna Ascani. Un videomessaggio è stato inviato anche dal Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.

Nel dettaglio, guardando i dati, continuano a calare i ricavi delle TLC nel 2020, pari a  28,5 miliardi di euro. In 10 anni il calo dei ricavi e dei prezzi in Italia registra livelli superiori a quelli degli altri grandi Paesi europei. Investimenti record invece, pari a 7,4 miliardi di euro, in calo. Saldo di cassa degli Operatori TLC (differenza tra EBITDA e CAPEX) pari a 2,5 miliardi di euro. Mentre continuano a crescere i consumi (+50% sia per il traffico dati fisso sia per il traffico dati mobile) e le sottoscrizioni alle reti fisse con prestazioni oltre 100 Mbps che, a dicembre 2020, hanno raggiunto il numero di 9,5 milioni di euro, pari al 52,6% del totale accessi broadband (+35% rispetto ai 7,1 milioni di euro del 2019).


GLI INTERVENTI
«La Filiera TLC è in profonda trasformazione – ha commentato Massimo Sarmi, Presidente di Asstel-Assotelecomunicazioni – e sta affrontando due grandi sfide: affiancare le istituzioni nella missione di digitalizzare il Paese attraverso, in particolare, lo sviluppo di un’infrastruttura ultrabroadband fissa e mobile ad altissima velocità nel minor tempo possibile portando benefici anche in termini di ambiente e, quindi, transizione ecologica; ampliare le proprie competenze interne e il proprio modello di business per ricoprire un ruolo importante nello sviluppo e nella diffusione di nuove piattaforme di servizio rivolte, in particolare, ai mercati business, sia business to business sia business to consumer, anche attraverso la costruzione di un ecosistema con attori di altre filiere. Le telecomunicazioni costituiscono un settore strategico per il sistema Paese. Bisogna mantenere una chiara visione strategica rispetto alla trasformazione da realizzare. Per il ritorno sugli investimenti non sarà sufficiente, infatti, offrire servizi di connettività, ma servirà farsi trovare pronti per diventare gli “orchestratori” dei progetti “verticali”.  Aspetto non meno importante, è l’attenzione a costruire un modello di digitalizzazione resiliente e capace di reagire ai cambiamenti di contesto per quanto riguarda servizi, infrastrutture, regole e competenze».

Attivi anche i sindacati di categoria, intervenuti nel panel “Lavoro e Capitale Umano”, in particolare secondo Fabrizio Solari, Segretario Generale SLC-CGIL, «questi anni di crisi sanitaria hanno di fatto imposto all’attenzione di noi tutti un nuovo diritto, quello alla connettività. Il confinamento ha reso quotidiano l’utilizzo di modalità digitali per attività prima impensabili: lo smart working ha assunto dimensioni inaspettate solo un anno e mezzo fa. La didattica a distanza, la scoperta di una dimensione “digitale” anche per la socialità e per usufruire di sempre maggiori quote servizi della pubblica amministrazione hanno portato il Paese in una dimensione di modernità difficilmente prevedibile prima di marzo 2020.  Tutto questo – ha continuato – rende non più rinviabile un “piano Paese” per l’infrastruttura di rete. Il rapporto fra pervasività delle reti e diffusione di una cultura digitale è ormai di tutta evidenza. I piani di sviluppo della banda ultralarga che si sono succeduti dal 2015 non hanno di fatto colmato il “digital divide” che ancora condanna milioni di cittadini ad un servizio che non permetterà loro di usufruire appieno di questa rivoluzione. Occorre cambiare modello industriale e di sviluppo».

Mentre per Vito Vitale, segretario generale Fistel Cisl «il mondo del lavoro sta affrontando profondi cambiamenti, rendendo evidente la necessità di sviluppare nuove competenze per stare al passo con i tempi e mantenere una prospettiva di sostenibilità occupazionale a lungo termine. Per la competitività futura delle imprese della Filiera TLC occorre investire in nuove professionalità, soprattutto digitali, che concorrano a promuovere una crescita qualitativa del lavoro che, insieme a una formazione continua, possa aiutare a sviluppare le infrastrutture di cui il Paese si deve dotare. Le reti ad alta velocità sono strumenti fondamentali per promuovere l’efficienza e la qualità dei servizi offerti anche a vantaggio dei gradi di occupabilità dei lavoratori. Anche per questo – ha aggiunto – nel rinnovo del CCNL TLC del 12 novembre 2020 abbiamo puntato sul Fondo di Solidarietà Bilaterale per la Filiera delle Telecomunicazioni offrendo anche agli interventi contingenti una prospettiva non più emergenziale, ma di risoluzione strutturale dei processi di trasformazione e transizione verso lo sviluppo tecnologico a beneficio di lavoratori e imprese, per la cui messa a regime sarebbe fondamentale, oltre al contributo di imprese e lavoratori, anche un supporto economico esterno, che ne acceleri la piena operatività soprattutto nella fase di avvio».

Infine, Salvo Ugliarolo, Segretario Generale Uilcom-Uil, ha richiesto il «rispetto delle tabelle sul costo del lavoro nei bandi di gara e applicazione della clausola sociale. Sono questi i primi punti – da tempo ribaditi – su cui intervenire per favorire la sostenibilità delle attività di Customer Relationship Management, la qualità dei loro servizi e la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori. Occorre ridare valore al settore, attraverso soluzioni volte a sostenere il processo evolutivo di tali attività, contrastando fenomeni di concorrenza sleale e dumping salariale – determinate anche dalla diffusione di CCNL scarsamente rappresentativi – ed evitando una polverizzazione del settore. Pertanto, auspichiamo che, anche a livello governativo, vengano agevolate tutte quelle azioni utili a favorire sia la diffusione della effettiva ed omogenea applicazione in tutti i settori della clausola sociale nei casi di cambio appalto di attività di customer care sia il rispetto delle tabelle ministeriali sul costo del lavoro. Questi sono infatti elementi essenziali per favorire la sostenibilità occupazionale e promuovere la qualità del lavoro a vantaggio principalmente delle lavoratrici, dei lavoratori e delle imprese. Auspichiamo che tutte le aziende, ed in particolare quelle “pubbliche”, pongano il massimo impegno ad affrontare il cambio di paradigma con un’assunzione di responsabilità rispetto agli effetti che si possono determinare sulle persone che operano nel settore».

IL TEMA DELLE COMPETENZE
Non poteva mancare la questione delle competenze e della necessità di formazione  come motore per il cambiamento: per sostenere la trasformazione professionale le imprese TLC stanno investendo in attività di upskilling e reskilling. Nel 2020 infatti, gli operatori hanno erogato 4/5 giornate medie di formazione per addetto. Dal 2021 al 2025 si prevede in media la formazione di oltre 100mila dipendenti all’anno della filiera, con una spesa complessiva di circa 110 milioni di euro e l’erogazione di 4 giornate medie di formazione per persona. Un tema che unisce sia le imprese, sia il mondo sindacale: «I processi di trasformazione che attendono la Filiera TLC e il lavoro richiedono nuove conoscenze, competenze e investimenti sulla formazione permanente, quali fattori chiave per contribuire allo sviluppo economico e sociale del Paese, dotando soprattutto i giovani delle skills necessarie, attraverso un dialogo costante con le Istituzioni scolastiche, accademiche e gli ITS, per essere pronti al mondo del lavoro di oggi e di domani” – hanno spiegato il Presidente di Asstel, Massimo Sarmi e i Segretari Generali delle Organizzazioni Sindacali di Categoria, Fabrizio Solari (SLC-CGIL), Vito Vitale (FISTEL-CISL), Salvo Ugliarolo (UILCOM-UIL) – nella trasformazione digitale in atto abbiamo il compito di accompagnare il processo di evoluzione del lavoro che trova nel Fondo di Solidarietà Bilaterale di Settore uno strumento concreto per contribuire al riequilibrio della Filiera offrendo anche agli interventi contingenti una prospettiva non più emergenziale, ma di risoluzione strutturale dei processi di trasformazione e transizione verso lo sviluppo tecnologico a beneficio di lavoratori e imprese. Per questo auspichiamo, anche in considerazione della rilevanza nazionale del settore delle telecomunicazioni, un supporto economico esterno, aggiuntivo al finanziamento da parte delle imprese e dei lavoratori, che ne acceleri la piena operatività. È importante il dialogo con le istituzioni per dare forma a strumenti che rispondano concretamente ai bisogni dei lavoratori e delle imprese che compongono il settore».