Innovazione

Space economy, un settore strategico in cui l’Italia sta crescendo

26
Gennaio 2022
Di Flavia Iannilli

Nella notte tra lunedì e martedì di questa settimana, la Nasa ha annunciato che il telescopio spaziale James Webb ha raggiunto il suo punto di osservazione a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra. Una vittoria non attribuita solo all’agenzia spaziale americana, ma anche all’Italia, che ha giocato un ruolo scientifico di rilevante importanza con l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). Nella partita per il dominio spaziale c’è posto anche per i più piccoli e, soprattutto in questo caso, l’Italia si fa sentire.

La voce, forte e chiara seppur nel suo piccolo, arriva dalle oltre 280 imprese italiane che, con 7mila unità di personale, producono un fatturato complessivo di 2mld. Un settore in grande sviluppo che coinvolge non solo le aziende che si occupano delle tecnologie spaziali, ma anche quelle che lavorano in settori adiacenti. Le quali, sfruttando i dati derivanti dallo spazio, potranno fornire nuovi servizi attraverso le tecnologie digitali.

L’avanzata del settore va di pari passo con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, all’interno del quale vengono dedicate attenzioni e investimenti rilevanti per poter competere sia in Europa che nel mondo. L’Osservatorio Space Economy della School of Management del Politecnico di Milano, in un convegno trasmesso ieri mattina, si è occupato di presentare le opportunità offerte dalle tecnologie satellitari come driver dello sviluppo economico e delle innovazioni di business in molteplici settori.

COS’È LA SPACE ECONOMY

Con il tempo le attività spaziali hanno assunto un ruolo strategico. Le grandi missioni spaziali, passate e presenti, rappresentano le fondamenta che ci consentono lo sviluppo di una frontiera tecnologica attraverso le dinamiche di technology push.

La Space Economy è la combinazione di tecnologie spaziali e digitali che, ad oggi, si trova al centro delle spese governative. Le aree di interesse spaziano dalle comunicazioni satellitari al potenziamento delle infrastrutture satellitari, fino all’accesso allo spazio. Di notevole importanza sono gli aspetti legati alla manifattura satellitare, attraverso dei concetti Space Factory, e quelli dei servizi in orbita, utilizzabili per il monitoraggio e per la gestione delle infrastrutture satellitari.

La crescita esponenziale del numero di nuovi sensori di assetti spaziali determina la presenza di un’infrastruttura per una connettività globale finalizzata all’osservazione della Terra. Questa new space «è chiamata ad innestare l’innovazione in modo molto più rapido- spiega Massimo Claudio Comparini CEO, Thales Alenia Space Italia SpA – perché inizia una dinamica di mercato. Quindi non c’è solo l’applicazione scientifica alla frontiera tecnologica, ma anche l’infrastruttura spaziale che abilita un mercato». Passi importanti che fanno eco alla transizione gemella del Pnrr: digitale e green.

IL PNRR E LA SPACE ECONOMY

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza detta delle linee nazionali che sono proiettate ad un’azione internazionale. Alla componente spaziale, in qualità di settore strategico, sono affidati significativi investimenti.

Per la digitalizzazione è stato stanziato 1mld e mezzo per potenziare i mezzi per l’osservazione della Terra e rafforzare le competenze nazionali. Uno degli obiettivi è proiettato sulla capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti, strettamente collegato all’economia circolare. In questo caso il monitoraggio servirà a controllare gli scarichi illegali e, di conseguenza, i cambiamenti climatici. Da Cristina Leone, Senior Vice President di Leonardo e CTNA, arriva la descrizione della costruzione di un ecosistema che va dalla ricerca alle imprese: «È il sistema che parte dalla formazione e arriva al trasferimento tecnologico. Bisogna potenziare le filiere territoriali, mettere a sistema gli enti finanziatori pubblici e privati a sostegno delle pmi e delle startup, in relazione alla condivisione dei rischi di impresa e alla formazione degli imprenditori».

Il modello organizzativo parte da obiettivi come la costruzione di un ecosistema stabile, la strutturazione in piattaforme di ricerca avanzate multidisciplinari e la creazione di incubatori e laboratori congiunti, valorizzando in maniera significativa tutte le aree di debolezza del Paese.

Motivo per cui il 40% delle risorse è destinato al sud per colmare la differenza con il nord; il 45% delle risorse saranno dedicate alla promozione delle ricercatrici ed una parte per colmare il divario generazionale. Parallelamente corrono gli sforzi legati alla rivoluzione verde e al monitoraggio delle infrastrutture che portano l’attenzione sulla geo informazione.

Un tema che contribuisce «non solo a combattere i crimini ambientali, ma – specifica Marco Brancati, CTIO Telespazio SpA – anche alle attività di smart agriculture, che sono sempre più supportate dalla componente spaziale. Si aggiungono il monitoraggio dei trasporti e i sistemi relativi all’evoluzione della gestione del traffico ferroviario. Infine sulla la telemedicina dobbiamo pensare a quanto fatto in pandemia con l’identificazione di potenziali focolai di epidemia».

Il Pnrr propone sfide integrate che necessitano un approccio multidisciplinare. «L’Italia ha tanti campioni nazionali e un ecosistema di piccoli player in crescita, la capacità di tessere ponti all’interno del sistema paese è stata da sempre una delle nostre caratteristiche. Ci sono gli elementi per maturare una visione di insieme. Ma c’è bisogno di semplificazione, che può diventare reale con dei catalizzatori e rimuovendo le barriere alla collaborazione. Senza dimenticare che sarà un’economia basata sul talento» ha spiegato Marco Addino, Managing Director, A&D ICEG Lead Accenture.

IL RUOLO DELL’ITALIA

Dopo Russia, Usa, Francia, India e Germania, l’Italia si colloca al sesto posto nel mondo tra i Paesi che, in relazione al Pil, investono di più nel settore dello spazio. In Europa ci posizioniamo sul gradino più basso del podio.

Nel 2021 l’Italia ha contribuito con 589,9 mln di Euro al budget dell’Esa (l’agenzia spaziale europea). Comparini, CEO di Thales Alenia Space Italia SpA, ha spiegato che «oggi siamo un Paese guida nel concepire la prima navetta automatizzata, la Space Rider, che l’Europa sta cantierando. Questione legata alla Space Economy perché è uno strumento che ci consentirà di capire cosa fare in microgravità, la prima volta che lo fa l’Europa e l’Italia ne è a capo».

E non è l’unico progetto in cui siamo coinvolti, la prima stazione commerciale spaziale che sta costruendo Axiom Space, avrà bisogno di due moduli pressurizzati che verranno costruiti in Italia, negli stabilimenti di Torino. Nonostante l’ottimo posizionamento, non ci è permesso adagiarci sugli allori perchè molti Paesi si stanno affacciando a questo settore.

Per questo Gabriele Capomasi, Director PwC Strategy&, propone di «utilizzare il Pnrr per mantenere il posizionamento. Vediamo che ci sono dei temi: ricerca e sviluppo, supporto all’ecosistema e collaborazione con startup e sviluppo delle competenze. Il Pnrr deve fare in modo che ci sia più coinvolgimento. Colmare il gap delle competenze richieste e potenziare il numero di addetti necessari per completare il panorama. Se riusciamo in questi punti continueremo a primeggiare in questo settore».

Non avremo la stessa incidenza sul privato della Francia, non investiremo in startup come l’Inghilterra ma è evidente che l’Italia ha tutte le carte in regola, a partire dalle competenze, per cavalcare l’onda della Space Economy.

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