Innovazione
Safer Internet Day, domani la giornata per una rete a prova di minore
Di Giuliana Mastri
Domani 7 febbraio si celebra il Safer internet Day, la giornata mondiale di sensibilizzazione su un uso sicuro di internet soprattutto per quanto riguarda i minori. Un tema, questo, già entrato nel dibattito pubblico da tempo, ma che ancora fatica a imporsi nelle agende politiche. Anche l’Italia non costituisce un’eccezione.
Vivere nella società digitale non è facile, perché in fondo è da poco che esiste e stiamo ancora studiando il modo in cui influenza le nostre percezioni e i nostri comportamenti. Ci stiamo rendendo conto inoltre che è complicato normare tutto il mondo digitale nei suoi aspetti cardine, e spesso le leggi prodotte sono insufficienti o piene di nei. Chiaro però che ormai la coscienza critica esista, quindi se certi concetti sono sempre più spesso affrontati, i cambiamenti e dei mutamenti politici conseguenti saranno solo questione di tempo.
Alcuni degli aspetti critici dell’uso della rete da parte dei bambini sono stati chiaramente individuati. In primis c’è il punto del riconoscimento anagrafico. Quante volte un minore che accede a un sito è riuscito, con un semplice click, a dichiarare di avere almeno 18 anni? Una recente ricerca dell’Ofcom britannica racconta che un bambino su tre, online, mente sulla propria età pur di utilizzare piattaforme, servizi e app che non potrebbe usare. Sembra una delle cose più banali, eppure non è affatto agevole per il sistema in generale, rendersi conto che quell’utente non è davvero maggiorenne. Allora si è parlato di perfezionare le direttive e la tecnologia. In Italia si è detto di far navigare solo previa autenticazione tramite documenti d’identità. Eppure, come spiegano gli esperti, oggi è possibile senza troppi sforzi navigare risultando agganciato a una rete ufficialmente appartenente a un soggetto di differente età.
Di conseguenza, per ottenere la navigazione, anche se un bambino non si trova a sborsare denaro, cederà i suoi dati personali utili ai fini della profilazione commerciale. Ciò, tuttavia, è più o meno legale. Dato che il bambino, sempre con un elementare click, firma un contratto in cui accetta di fornire informazioni. Oggi i contratti di questo tipo sono velocemente annullabili non appena un genitore faccia reclamo. A farlo, però, sono ancora in pochi, anche per difficoltà a individuare problemi del genere. Per questo gli attivisti del Safer Internet chiedono che i governi siano risoluti nel legiferare su questo fatto.
Il pulsante “Salva Bambini”
Tra le proposte venute fuori dal movimento, una sorta di tool digitale che invece stavolta sia d’aiuto. Come magari un pulsante con il quale i provider possano capire facilmente che si tratta di un minore e in quel caso settarsi in tutt’altro modo. Ovviamente evitando di profilare l’utente, di prendere da lui denaro, e facendo in modo che non sia esposto a un ambiente digitale, come sappiamo, potenzialmente molto nocivo. Se infatti fin ora abbiamo parlato del lato concreto, non vanno dimenticati anche gli effetti psicologici dello stare su internet. Che contribuisce, indirettamente, a consolidare tutta una serie di condizionamenti e pressioni sociali, a far eccedere nella ricerca di un’immagine di sé – stimolo inadeguato a un minore – oltre al serio problema del Cyber bullismo.
Di questo e di molto altro si parlerà domani. Ma chi si impegna è ora determinato a vedere la sua opera impattare di più nella vita politica e nel dibattito mediatico.