Innovazione

Privacy dei dati e intelligenza artificiale, cosa serve davvero

29
Gennaio 2025
Di Giampiero Cinelli

In occasione della Giornata europea della protezione dei dati personali, e proprio nel giorno in cui il Garante della Privacy ha chiesto chiarimenti sulla disciplina del trattamento dati a DeepSeek, la piattaforma di intelligenza artificiale cinese che vuole scalzare i colossi americani, nella Sala Del Refettorio di Palazzo San Macuto, presso la Camera dei Deputati, si è svolto un convegno sulla protezione delle informazioni personali nel mondo digitale e nell’era dell’IA, in cui si sono confrontati esponenti politici e istituzionali di primo piano.

Stanzione pone i termini della questione
DeepSeek sarà da approfondire, così come le ricadute dell’IA sul mondo del lavoro, ma tenendo presente che già più della metà degli studenti americani utilizza l’intelligenza artificiale per fare i compiti, ha detto Il Presidente del Garante Pasquale Stanzione in apertura. Insomma questo strumento è già tra noi e non se ne andrà a quanto pare. «Non ci chiediamo cosa l’uomo possa farsene ma cosa essa possa fare dell’uomo», ha riflettuto Stanzione, auspicando che Bruxelles favorisca una convergenza della regolamentazione. Bisogna credere nella regolazione della tecnica, affidando tutto né al soluzionismo tecnologico né al luddismo».

Il sentiero delle Sandbox
La regolamentazione dell’IA, si sa, deve correre veloce. Pena il ritrovarsi presto irrilevante, Ma i relatori hanno concordato che la regolamentazione non frena lo sviluppo. Secondo Bruno Frattasi, Direttore dell’ACN, l’esigenza di regolamentazione ha trovato risposta nell’AI Act europeo, che consente ai Paesi di creare Sandbox. «Noi lo faremo anche in collaborazione con altri Paesi. Le Autorità per la protezione dei dati sono coinvolte in questi spazi. Sarà fatto anche per tutte le altre tecnologie innovative e dirompenti quali il computing, così com’è stato per la blockchain, e pensiamo anche al quantum. Per l’Italia le sandbox sono previste nel Ddl sull’Intelligenza Artificiale ora allo studio del Senato».

Regolamentazione e innovazione insieme
Mario Nobile, Presidente dell’Agid, si è espresso con fiducia: «Siamo tra i primi sette al mondo per studio sull’ IA e la nostra economia può seguirne le dinamiche, vista la sua forza nell’export. Ci manca però la velocità. La battaglia non è regolamentazione contro innovazione. E non c’è solo il Civil Law. Soprattutto, chiariamo che non esistono luoghi del mondo dove non si regola. Cosa vogliamo cambiare noi per adeguarci a quella parte del mondo che è più avanti? Possiamo essere competitivi, anche con gli Usa, precisamente sulla parte applicativa, non sui valori generici. Ma dico questo perché, ad esempio, l’ordine esecutivo in ambito IA di Joe Biden era più un invito, non una prescrizione, quindi c’è modo di coordinarci, e con le tutele del Gdpr possiamo valutare cosa è adatto per noi. Vogliamo rafforzare la dimensione da produttori dell’IA, ma per quella ci sarà tempo, intanto abbiamo messo a punto le linee guida sull’adozione e il procurement dell’IA». Le tre linee guida, inclusa quella sulla realizzazione di applicazioni di IA, sono all’interno del documento “La Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale“.

Passi da gigante in medicina
Al convegno l’intervento del Ministro della Salute Orazio Schillaci, il quale da medico ha spiegato di aver sempre creduto nell’intelligenza artificiale fin dagli albori. Circa il 50% dell’IA è per la medicina e i risultati sono già strabilianti. In ambito diagnostico con immagini ad altissima risoluzione e nell’anatomia patologica con software dalla capacità di indagine microscopica maggiore di quella dei vetrini. Per Schillaci la sfida è il fascicolo sanitario elettronico, ma scongiurando che in futuro alcuni ospedali utilizzino l’IA e altri no: «L’innovazione dev’essere per tutti e l’IA deve servire a diminuire le differenze, favorendo la medicina personalizzata e le terapie cucite su misura del paziente».

Come proteggere davvero i dati
«Il Diritto e la privacy sono fondamentali con l’IA. Ma attenti anche all’iper-regolamentazione. Ci si è mossi molto sulla regolamentazione eppure ad oggi le garanzie sono ancora poche, per essere certi della riservatezza bisogna imporre la cancellazione dei dati non utilizzabili, compresi quelli non utilizzati in fase di addestramento. Le grandi compagnie non sembrano veramente interessate alla sicurezza, perché in alcune prassi potrebbe venire meno la potenzialità di profitto nel modello di business attuale. Occorre trovare un equilibrio tra le esigenze e fare sforzi per trovare standard globali. Non basta solo la regolamentazione, ci vuole innovazione. Oggi abbiamo già strumenti in grado di proteggere i dati fin dalla progettazione di una nuova tecnologia. Ora aggiornare le tutele e collaborare», ha detto in un videomessaggio trasmesso al convegno Alessio Butti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica e alla transizione digitale.