Innovazione

Pnrr, Smart City, l’Italia corre per centrare l’obiettivo

19
Marzo 2025
Di Giampiero Cinelli

L’innovazione e il tech sono cose diverse ma in fondo sinonimi. Facendole dialogare si può aiutare la crescita delle imprese, della sanità, della Pubblica Amministrazione ma anche delle città. La città smart, Smart City, è una delle visioni che sta affascinando il decisore politico in tutta Europa e per implementarla il Pnrr concede decine di risorse. Molte di queste sono state spese, eppure su alcuni capitoli inerenti all’innovazione digitale siamo ancora non in linea nella tabella di marcia.

La connettività delle aree interne è una delle sfide ad esempio: un Comune su due sopra 15mila abitanti ha avviato progetti 5G, le città ad oggi più smart sono Milano, Firenze, Bologna, Roma e Torino, ma si rischia di non fare in tempo con le scadenze del Piano di Ripresa e Resilienza, fissata al 2026. La possibilità di chiedere una proroga è presa in considerazione, non lo ha nascosto il ministro per gli Affari Europei Tommaso Foti. Delle città da fare più smart si è parlato con esperti e decisori politici a Largo Chigi, il format di The Watcher Post in onda su Urania Tv.

Sì alla proroga degli obiettivi Pnrr se serve
«Noi come Lega abbiamo proposto un ministro dell’innovazione, perché l’innovazione è futuro e non bisogna averne paura. Ci sono 50 miliardi sulla digitalizzazione col Pnrr e dai report vediamo già alcuni obiettivi raggiunti; 6mila amministrazioni hanno digitalizzato i servizi, il 55% delle aziende italiane è in cloud, così come 4mila amministrazioni. Utile dunque la formazione con percorsi utili. Un aspetto su cui sfruttare la tecnologia è la prevenzione, ad esempio sul rischio geologico. Oltre ai corpi di soccorso di cui disponiamo, col digitale si possono fare studi e avere un quadro molto completo delle situazioni». Lo ha detto Elisa Monte Magni, Deputata Lega e membro della Commissione Ambiente. Monte Magni si è poi espressa sul percorso del Pnrr: «Se serve una proroga degli obiettivi non vedo perché no. L’importante è fare le cose bene e avere risultati. Si vedano i progetti Stem o l’ordine del giorno a mia firma sull’incentivazione del Suap. Il digitale è utile nel portare avanti le pratiche burocratiche».

Infrastrutture digitali indispensabili
Così Michelangelo Suigo, Direttore relazioni esterne, comunicazione e sostenibilità di Inwit: «Le infrastrutture digitali e condivise sono indispensabili per immaginare un mondo connesso. Se consideriamo che l’80% del traffico dati in Italia avviene su base indoor, vale a dire in case, uffici, ospedali, università ecc, capiamo perché sia necessario migliorare la copertura 4G e 5G affiancando al sistema di copertura garantito dalle torri anche quello delle microantenne distribuite sul territorio». Suigo ha aggiunto: «Ci sono ancora alcuni problemi che ostacolano il processo di transizione digitale. Intanto la carenza di competenze nei comuni, soprattutto in quelli piccoli, che complessivamente sono la maggior parte nel nostro paese. E poi la lentezza e l’incertezza dei tempi della burocrazia negli iter autorizzativi. Basti pensare che Inwit è aggiudicataria del Piano Italia 5G del PNRR per portare le infrastrutture digitali in 5G anche nelle zone a fallimento di mercato, quelle in digital divide. La scadenza è il 30 giugno 2026, ma ad oggi il 45% delle amministrazioni a cui abbiamo presentato gli appositi permessi hanno risposto con dinieghi, ostacoli e problemi vari. È necessario uniformare i regolamenti comunali alla normativa nazionale, che è chiara e mira ad accelerare la digitalizzazione del Paese».

Procedere a due velocità ma cucire le asimmetrie
A Largo Chigi anche il parere degli amministratori locali: «A Firenze abbiamo 3 over 80 per under un under 30 e 360mila residenti per 15 milioni di persone che si riversano in città per turismo, sanitò ed altro. La sfida tech va calata su questi dati e quindi bisogna cercare di procedere a due velocità. Il tech e l’innovazione sono alleati preziosi per cucire le asimmetrie numeriche. La fase storica è ineluttabile ma noi come amministrazione abbiamo esempi concreti di azione nella logica della creatività amministrativa, abbiamo investito negli Its e facciamo corsi per l’alfabetizzazione digitale nei centri anziani. E c’è la possibilità per chi è impossibilitato a muoversi di usare un visore della città. La transizione fornisce strumenti per progredire e oggi il dato è l’unità minima del nostro sistema socioeconomico: capire come stoccare i dati e leggerli dev’essere uno dei principali impegni a livello nazionale ed europeo. Da lì passa la privacy delle persone», ha dichiarato Laura Sparavigna, Assessora Smart city, Innovazione e Intelligenza artificiale al Comune di Firenze.

La puntata integrale di Largo Chigi