Per le piccole e medie imprese, la crescita delle competenze digitali sta diventando un fattore sempre più importante. Uno studio elaborato su dati raccolti dalla piattaforma di comparazione di software Capterra, in collaborazione con l’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano, ha cercato di sintetizzare il livello di digitalizzazione del tessuto produttivo italiano. Soltanto il 9% delle PMI presenta un buon livello di competenze digitali, approcciandosi in maniera proattiva al tema digitalizzazione. La diffusione della cultura digitale nel nostro Paese risulta fondamentale per mantenere un livello di competitività alto con i corrispettivi europei, anche alla luce delle risorse messe in campo dal Next Generation EU volte al sostegno del processo di digitalizzazione delle imprese pubbliche e private italiane.
I DATI DELLA RICERCA
Ma che cos’è Capterra? È un comparatore di software che aiuta PMI e organizzazioni a trovare il software che di più si avvicina alle proprie esigenze, con più di 5 milioni di utenti che hanno trovato una soluzione affine al raggiungimento dei propri obiettivi. Questa ricerca ha coinvolto le PMI con un numero di dipendenti compreso tra le 10 e le 249 unità, ed un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro. Il dato positivo è che l’84% delle PMI intervistate sta cominciando o ha già iniziato a rivedere i propri processi sulla strada della digitalizzazione. Ma se il 54% del campione intravede nell’investimento nel digitale una necessità ma anche una opportunità di crescita, per il restante 46% il digitale rimane marginale rispetto all’attività economica quotidiana, con uno scarso rapporto tra costi di investimento e benefici nel breve termine.
Senz’altro importante è stato l’impatto della pandemia sulle prerogative di digitalizzazione delle PMI: le chiusure per combattere la diffusione del coronavirus hanno cambiato la percezione rispetto alla rilevanza della presenza online. il 33% della survey dedicherà prossimamente i propri investimenti sull’e-commerce, ad esempio; il 18% si occuperà anche di stanziare fondi per digitalizzare il rapporto con fornitori e partner, mentre il 17% si impegnerà a rendere digitali anche i canali di comunicazione con i clienti, sfruttando ad esempio i software gestionali CRM. Il tema della formazione di competenze digitali nelle aziende, vede però una forte spaccatura: nel 51% del campione intervistato le attività di formazione sono state dedicate esclusivamente ad alcune figure professionali. Solo il 20% invece le ha estese a tutti i dipendenti dell’azienda, il 10% non ha previsto alcuna attività e ben il 41% si è limitato a svolgere degli eventi formativi una tantum.
IL PASSAGGIO AL DIGITALE
Sulla base di questi dati, è evidente come qualcosa si stia muovendo: a spaventare le PMI sono i costi di un passaggio al digitale, non soltanto in termini economici. Il processo deve infatti comprendere rinnovati mezzi organizzativi, l’introduzione di nuove tecnologie, e soprattutto la formazione di dipendenti magari “digiuni” dal punto di vista digitale e poco propensi al cambiamento. La ricerca di nuovi paradigmi dell’organizzazione aziendale in un Paese come l’Italia dove il concetto di digital divide persiste in maniera importante, rischia infatti di incontrare diverse difficoltà. La strada verso una completa digitalizzazione del comparto produttivo italiano, sarà lunga e può presentare diversi ostacoli, sperando che il percorso tracciato dagli investimenti previsti dal PNRR aiuti in tal senso.